TENNIS – Di Enzo Cherici
E così, cari amici, un altro anno se n’è andato. Bello, brutto? E chi può dirlo? Ognuno ha i suoi gusti e i suoi capricci. Il tifoso di Federer ha vissuto un anno certamente entusiasmante e per certi versi inaspettato. Un fan di Murray invece, ecco…insomma…avete capito. Il tifoso di Djokovic sarà super soddisfatto per il fantastico Wimbledon e il numero uno finale, ma ancora una volta il Roland Garros è volato via.
Quello che si può dire è che è stato un 2014 molto intenso, con quattro vincitori diversi di Slam e addirittura due nuovi (Wawrinka e Cilic). Abbiamo avuto più e meno, successi e flop. E allora non perdiamo altro tempo e andiamoli a scoprire insieme, in rigoroso ordine di classifica. Ma non arrabbiatevi se non la pensate come me. In fondo è solo un gioco…
Djokovic: 9
Se il termine di paragone per lui è il 2011, capite bene che il 10 è impossibile da assegnare. Ma attenzione: è stata una stagione largamente positiva. Con un titolo Slam (Wimbledon), quattro Masters 1000 (Indian Wells, Miami, Roma e Parigi Bercy) e la ciliegina finale delle Atp Finals (terzo titolo consecutivo a Londra). Aggiungete il titolo di Pechino e ammetterete anche voi che la sua annata è ultra positiva. Se a tutto questo ben di Dio aggiungete che si è ripreso il numero uno del ranking da Nadal (lo scorso anno aveva chiuso secondo), la stagione da positiva rischia di trasformarsi in trionfale.
Però, però… Dal momento che spesso mostra un margine imbarazzante su quasi tutti gli altri, e che a 27 anni si trova – fisicamente e mentalmente – forse nel momento migliore della sua carriera, alcuni passaggi a vuoto risultano inspiegabili. Ad esempio è stata bruttina l’estate americana sul cemento, culminata con la semi persa a New York con Nishikori. E poi continua a sfuggirgli il titolo che più di ogni altro vuole: il Roland Garros. Quest’anno le premesse c’erano tutte. Nadal non sembrava in formissima, lo aveva anche battuto in finale a Roma. Eppure a Parigi è finita come sempre: doppio fallo finale e titolo consegnato al rivale. Il 2015 sarà l’anno buono? Ai posteri, anzi ,a Rafa l’ardua sentenza.
Federer: 8,5
D’accordo, non ha vinto titoli Slam e non ha vinto le Atp Finals. Però ci ricordiamo in che condizioni era lo scorso anno? E, soprattutto, ci ricordiamo che questo signore ha 33 anni suonati e ancora è capace di incantare il mondo con le sue perle inimitabili?
Finite le lodi di carattere generale, se analizziamo il rendimento nell’anno del fuoriclasse svizzero scopriamo intanto che ha vinto 73 partite sulle 85 disputate, risultando incredibilmente lo stakanovista tra tutti i top players. Inoltre, elemento non secondario, ha vinto ben 5 titoli, tra cui 2 Masters 1000 (Dubai, Halle, Cincinnati, Shangai e Basilea) e giocato altre 6 finali. Anzi, una in realtà non l’ha giocata perché alle Atp Finals ha dovuto dichiarare forfait causa schiena scricchiolante. Niente male per un vecchietto no?
Infine, ciliegina non solo dell’anno ma della carriera, è arrivata la prima Coppa Davis nella finale di Lille contro la Francia, nella quale ha anche dato il punto finale alla sua Svizzera. Cosa dobbiamo aspettarci per il 2015? Intanto che la salute lo assista, al resto penseranno la sua classe e il fido Edberg che, non dimentichiamolo, ha un ruolo affatto secondario in questa rinascita federeriana. Che dio c’è lo conservi a lungo!
Nadal: 7,5
Ha salvato la stagione col solito titolo del Roland Garros (il nono, mostruoso). Per il resto vale un po’ la premessa fatta per Djokovic: se il paragone deve essere fatto con i suoi anni migliori (2008, 2010 e 2013) è chiaro che non si può dare un voto troppo alto. Eppure l’anno sembrava partire nel modo migliore. In Australia batte come al solito Federer e la finale con Wawrinka sembra una formalità visti i precedenti (12-0). Invece uno Stan veramente animalesco e la schiena bloccata a partire dal terzo gioco del secondo set mandano all’aria i suoi piani. Segue riabilitazione e molta fatica a riprendere il ritmo anche su terra. Arrivano sconfitte inusuali con Ferrer e addirittura Almagro (!). A Madrid è miracolato i finale dal ritiro di Nishikori mentre era in balia dell’avversario (parziale risarcimento del destino per l’infortunio di Melbourne?), a Roma cede in finale a Djokovic. A Parigi, come sempre, pian piano si ritrova e vince per la nona volta in dieci anni, confermandosi per distacco il più grande terraiolo di sempre, con tanti saluti a Borg.
A Wimbledon paga la stanchezza e la giornata di grazia del giovane bombardiere Kyrgios ed esce agli ottavi. La sua stagione, di fatto, finisce lì. Poi solo infortuni e appendiciti. Prova a rientrare nel finale, ma non ce la fa ad essere competitivo e preferisce saggiamente dedicarsi alle cure. Ma sappiano i suoi avversari che si sta già allenando per l’anno prossimo. Se ne vedranno delle belle…
Wawrinka: 9
Si, stesso voto di Djokovic. Si, anche se non ha vinto 7 titoli come il serbo. Si, anche se non ha terminato al numero uno del ranking. Intanto diciamo subito che è stato l’unico giocatore a vincere nell’anno in corso uno Slam, un Masters 1000 e la Davis. E tutto questo nell’anno in cui vinceva per la prima volta in carriera questi titoli: mai nessuno c’era riuscito prima di lui!
Aveva iniziato l’anno da numero 8. In Australia nessuno, ma proprio nessuno lo dava vincente alla vigilia del torneo. Invece lui sfodera un livello di gioco fantastico e batte uno dopo l’altro Djokovic, Berdych e Nadal. Della finale tutti si ricordano il mal di schiena di Rafa, ma pochi si ricordano (o fingono di non ricordare) che anche quando il campione spagnolo stava bene Stan era avanti d’un set e d’un break, grazie a un tennis semplicemente stellare.
Dopo l’Australia si monta forse un po’ la testa e arriva un primo passaggio a vuoto, ma a Monte Carlo torna il rovescio biturbo (semi cit.) e batte Federer in finale.
Cicca Parigi, gioca un buon Wimbledon, ma ormai il suo grande obiettivo di fine anno è la Davis. In finale Federer si presenta con la bua alla schiena e lui trascina letteralmente la squadra, tramortendo Tsonga nel match d’esordio e giocando da migliore in campo il doppio decisivo. Come ha sempre riconosciuto anche lo stesso Federer, il grande protagonista del trionfo svizzero è lui.
Nishikori: 7+
Anno molto positivo per Kei, che potrebbe sancire la definitiva consacrazione/esplosione di questo fantastico mini-giocatore. Quattro titoli vinti e prima finale di Slam in carriera, sono risultati di tutto rilievo. Avrebbe potuto fare ancora meglio se non fosse stato tradito, come spesso gli accade, dal suo fragile fisico. A Madrid avrebbe quasi sicuramente vinto il titolo, poi consegnato a Nadal. Mentre nulla avrebbe potuto contro il super ingiocabile Cilic ammirato a New York. Se starà bene nel 2015 potrà ancora dire la sua e magari anche iniziare a portare a casa titoli importanti. Il problema è che non sta quasi mai bene…
Murray: 6-
Il paradosso sta nel fatto che il suo miglior risultato l’ha ottenuto sul odiata terra di Parigi: semifinale. Per il resto, tre torneucci minori vinti e tante sonore sconfitte contro i top players. Il vero Murray è ancora lontano, con Amelie Mauresmo avrà ancora tanto tanto lavoro da fare. Sarebbe stata un’insufficienza netta per lui, non avesse avuto l’alibi dell’intervento alla schiena di fine 2013 che probabilmente l’ha anche condizionato per buona parte del 2014. Ma gli alibi ora sono finiti, per il prossimo anno vogliamo tornare a vedere il vero Murray. Quello che con Lendl vinceva Slam e Olimpiadi, non quello che si fa umiliare 6-0, 6-1 a Londra da Federer!
Berdych: 5-
Se negli anni scorsi riusciva a salvare la stagione aggiudicandosi la Coppa Davis, quest’anno neanche quello. Due titoli vinti (Stoccolma e Rotterdam) ma da uno con quella facilità nel colpire la palla ci si continua ad aspettare di più. Ormai ha 29 anni, il tempo sta passando veloce. E forse inesorabilmente. La speranza poteva essere Lendl, c’ha provato, è andata male. Nella racchetta ha l’exploit “alla Cilic” peccato la sua testa la pensi diversamente.
Raonic: 6,5
Un 2014 senz’altro positivo, con tanti buoni piazzamenti in quarti, semifinali e finali, ma un solo titolo minore portato a casa (Washington). Sembra in grado di competere e battere tutti dal numero 4 in poi, ma è ancora lontano tecnicamente e fisicamente dalle vette. Ottima la semi di Roma, dove ha impegnato alla morte il futuro vincitore Djokovic. Bene anche a Wimbledon, con la prima semifinale Slam e a Bercy, di nuovo sconfitto (stavolta nettamente) da Djokovic. Piatti e Ljiubicic con lui stanno facendo un ottimo lavoro, puntando sui suoi colpi forti servizio e dritto, ma migliorando anche quello di debolezza relativa, il rovescio. C’è ancora tanto lavoro da fare sugli spostamenti in campo. È migliorato molto anche da quel punto di vista, ma con quel fisico tanto di più non gli si può chiedere.
Cilic: 8
Anche avesse vinto “solo” l’Us Open il voto sarebbe stato strameritato. Per l’importanza del titolo e per il livello mostruoso di gioco espresso (sembrava di rivedere il Safin del 2000 contro Sampras). Ma il giovanotto ha vinto anche altri 3 titoli, prima è dopo il trionfo di New York. Insomma, anche grazie a coach Ivanisevic, un’annata straordinaria, coronata dalla partecipazione al Masters di fine anno (dove purtroppo per lui è arrivato cotto). Confermarsi sarà difficilissimo, anche perché ora tutti lo aspettano e difficilmente troverà tante altre giornate come contro Federer nella semi di Flushing Meadow. Però il potenziale c’è e, ricordiamocelo, ha ancora 26 anni. Saremmo sorpresi però di vederlo alzare altri trofei Slam.
Ferrer: 4,5
Forse il suo fisico gli ha chiesto improvvisamente il conto. Inizia l’anno da numero 3 del ranking, riesce per un pelo a finire nei 10. Vince un solo torneino a Buenos Aires (su Fognini…) poi riesce a perdere addirittura una finale ad Amburgo da Leonardo Mayer! Il suo unico exploit è la vittoria contro Nadal a Monte Carlo, poi più niente o quasi (finale a Cincinnati). Precisazione: l’anno prossimo potrebbe essere molto duro.
Dimitrov: 6,5
Da anni è indicato come una sorta di prescelto, finalmente potrebbe essere la volta buona. I migliori sono ancora lontani, ma inizia a vedersi una certa continuità, prima totalmente assente. Continuità che gli ha permesso di passare da numero 22 a 11 e avrebbe forse potuto finire anche meglio, se non avesse un po’ mollato nel finale d’anno. Vince comunque tre titoli e gioca un’ottima semifinale (con rimpianti) a Wimbledon, sconfitto in quattro set da Djokovic dopo aver avuto 3 setpoint consecutivi a disposizione per mandare il match al quinto. Pronostico: più prima che poi quel torneo sarà suo.
Tsonga: 5,5
L’exploit in Canada non basta a salvare la sua deludente stagione. Da uno come lui ci si aspetta molto di più. In finale di Davis poi non si capisce se sta bene o sta male, scende comunque in campo e perde. Poi non gioca il doppio per problemi al polso, ma lo ritroviamo 4 giorni dopo in esibizione a Manila. Nella migliore delle ipotesi avrebbe bisogno di fare un po’ di chiarezza nella sua testa…
Bautista Agut: 7+
La nostra sorpresa dell’anno. Inizia da 58 del ranking, termina 15. In mezzo tanti buoni risultati, con vittorie su terra ed erba, a dimostrazione d’una polivalenza tecnica e tattica assente in molti più celebrati colleghi. Anno fantastico, bravissimo.
Janowicz: 3
L’esatto contrario di Bautista. Inizia da 21 del ranking, termina 43. Addirittura vince nell’anno 24 match e ne perde 26. Un disastro. Il talento c’è, indiscutibile. La voglia di lavorare e soffrire forse meno. Molto meno. Persino Gulbis sembra aver trovato un minimo di continuità, perché non potrebbe farcela lui?
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