TENNIS – Serena Williams chiude la stagione con vittoria delle Wta Finals e al numero 1 delle classifiche, guadagnandosi anche il premio di giocatrice dell’anno Wta.
Un premio sicuramente meritato per la seconda parte di stagione, in cui ha agguantato lo slam numero 18 a New York e si è aggiudicata il Master di fine anno per il terzo anno di fila (sesto in totale). C’è però da dire che la sua leadership è stata in discussione nella prima parte del 2014 ed in bilico fino all’ultimo. Nei primi tre slam ha subìto cocenti delusioni ed uscite premature: agli Australian Open battuta da Ana Ivanovic ai quarti, al Roland Garros fermata al secondo turno da Garbine Muguruza e a Wimbledon eliminata al terzo turno da Alizé Cornet, insomma, un ruolino di marcia non esattamente da numero 1. Poi però è arrivato il cemento, e la Williams ha messo a tacere le voci di crisi inanellando 26 match vinti su 29, le vittorie di Cincinnati, Us Open e Wta Finals.
Nonostante un altro major in cascina, ed il numero 1 ancora nelle sue mani, questa per l’americana non è stata una stagione dominata come le due precedenti. Non ha dato l’impressione di essere imbattibile, non ha trasmesso quella sensazione di invulnerabilità. Addirittura nei tornei vinti ha dato vita a prestazioni opache; come dimenticare la scoppola presa da Simona Halep nei gironi a Singapore (poi si è rifatta con gli interessi in finale…).
Dopo il predominio nel biennio 2012-2013 si parlava addirittura di caccia al Grande Slam nel 2014: Serena quest’anno non ci è andata nemmeno vicina. Ma nonostante tutto, dopo mesi difficili (e quell’inspiegabile malore a Wimbledon) ha dimostrato ancora una volta di sapersi rialzare nonostante la condizione non sia perfetta. E il tarlo è sempre quello: troppo il divario con le sue avversarie, non appena alza l’asticella del suo tennis e della sua concentrazione, non ce n’è più per nessuna.
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