TENNIS – DI ENZO CHERICI – Alla vigilia della finale di Coppa Davis, continua a tenere banco la questione Federer: ci sarà o non ci sarà?
Avremmo voluto parlarvi di Francia-Svizzera, si finirà fatalmente per parlare solo di Federer. O quasi, perché una finale di Coppa Davis dovrà comunque giocarsi ed è un bene che sia così. È la magia e il fascino di questo trofeo, se volete. In un normale torneo un giocatore infortunato non potrebbe essere sostituito, in Davis si.
Ma di certo non si può far finta che nello scorso week end non sia successo nulla. Perché la presenza di Federer in finale avrebbe reso l’evento ancora più magico. Il giocatore più vincente della storia del tennis, per la prima volta presente all’atto conclusivo del trofeo a squadre più antico e prestigioso del nostro gioco.
Così, se fino a qualche giorno fa la Svizzera poteva essere considerata leggermente favorita, ora i pronostici pendono decisamente dalla parte dei francesi.
Inutile girarci intorno quindi, la domanda che ora tutti si pongono è: ce la farà Federer? E se si, in che condizioni si presenterà? 60%? 70%? Giocherà tutti i match? Salterà il doppio?
Una cosa sembra certa, non dovesse farcela a scendere in campo – in qualunque condizione – per venerdì, la Francia avrebbe già mezza Davis in cassaforte.
Ed è strano scrivere queste cose per chi, come me, fino a una settimana fa pensava che i francesi avessero sbagliato tutto. Invece, col senno di poi dell’infortunio di Federer, le cose per loro sembrano essersi sistemate da sole.
Già, perché m’era in primo luogo sembrata bizzarra, per non dire proprio errata, la scelta delle superficie. Scelta fatta, giova ricordarlo, quando non si poteva ancora sapere dell’infortunio del fuoriclasse svizzero. Il condizionale è d’obbligo, ma una superficie molto veloce avrebbe indubbiamente favorito Federer, che avrebbe potuto senz’altro portare a casa i suoi due punti, ma avrebbe allo stesso tempo nettamente depotenziato Wawrinka. Che difficilmente avrebbe avuto la meglio contro Tsonga e avrebbe faticato molto con gli altri singolaristi transalpini. La scelta della terra mirava invece a disinnescare Federer, ma avrebbe allo stesso tempo aumentato le possibilità di Wawrinka contro qualsiasi giocatore francese. In definitiva, Federer avrebbe sofferto un po’ di più, ma avrebbe potuto comunque portare a casa i suoi due punti, mentre Wawrinka avrebbe avuto maggiori possibilità di regalare alla sua squadra il punto mancante.
Insomma, una scelta che avevo trovato errata, ma che s’è rivelata paradossalmente corretta alla luce dell’infortunio di Federer. Il quale, in non perfette condizioni, sicuramente soffrirà ancor di più sulla superficie a lui meno gradita. E dando quasi per scontato il punto del doppio alla Francia, difficilmente in queste condizioni gli svizzeri potrebbero venirne a capo.
Un aiuto insperato alla squadra rossocrociata potrebbe arrivare dal possibile secondo errore del capitano francese: la mancata convocazione, nei titolari, di Gilles Simon. Se non proprio una bestia nera di Federer, sicuramente un giocatore che lo svizzero non ama affrontare, men che meno da infortunato e su terra. Ecco, giocare contro un Gasquet non al meglio o contro un Monfils sempre imprevedibile, nel bene e nel male, potrebbe essere una delle residue speranze svizzere.
Ci restano ancora un paio di cose di cui parlare. Una è la presunta lite tra Federer e Wawrinka negli spogliatoi della O2 Arena. Lite, o discussione, che sembra effettivamente esserci stata, ma che sembra anche essere stata chiarita dalle parti in causa. Come sempre in questi casi, il risultato sarà determinante a capire se tra i due che sembravano amici inossidabili, qualcosa si sia rotto. Ai posteri l’ardua sentenza.
Infine, un sospetto. Ma questo Federer, normalmente molto riservato, che a pochi giorni da un appuntamento così importante per lui e per il suo paese, parla così apertamente del suo infortunio (manca solo che mostri le lastre della schiena), non vi sembra strano, anomalo?
Lo stesso team svizzero, che lava in piazza anziché in famiglia i panni sporchi della “lite” tra i suoi due giocatori più rappresentativi, non vi insospettisce neanche un po’?
E se fosse tutta una enorme, colossale, pretattica?
Come dite? Il tennis non è il calcio? Vero. Però la posta in gioco è altissima. E in casi come questi torna alla mente la famosa frase di quel sette volte presidente del Consiglio: “A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca”.
Ecco, se Federer dovesse presentarsi in campo venerdì e servire un paio di ace subito al primo gioco, avrebbe realizzato il suo ultimo record: far vincere la Coppa Davis ad Andreotti!
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