TENNIS – Di Diego Barbiani
PRAGA. Un match folle, appassionante ed intenso come pochi altri in stagione e forse pochi altri nel corso della Fed Cup degli ultimi anni.
Petra Kvitova esaudisce il suo desiderio: portare il punto decisivo alla Repubblica Ceca per la conquista del trofeo, ma per tre ore è stata chiamata a battagliare come un’indemoniata contro Angelique Kerber che ha giocato per sé e per le sue compagne in panchina, sue prime tifose fin dal primo punto. Nonostante il punteggio fosse di 2-0 per le padrone di casa, relativamente più tranquille per via del vantaggio, l’atmosfera che si è creata era quella di una sfida da dentro o fuori anche per loro. Fosse riuscita nell’impresa, Kerber, chissà come sarebbe proseguita la serie. E’ un interrogativo che non avrà mai risposta, si perderà tra i fiumi di birra che scorreranno tra i tifosi in festa accorsi in massa alla O2 Arena per festeggiare ancora una volta assieme alle proprie connazionali un trionfo storico, il terzo negli ultimi quattro anni e l’ottavo comprendendo anche il periodo in cui erano ancora uniti alla Cecoslovacchia. 7-6(5) 4-6 6-4 il punteggio finale di quello che è stato più vicino ad un romanzo, piuttosto che un incontro di tennis. Un racconto di innumerevoli capitoli, sapientemente studiati dalla penna di uno scrittore di gialli che deve aver annusato profumo di gloria nei precedenti tra le due giocatrici, dove la n.4 del mondo era sì avanti 3-2 ma a parte il precedente del 2012 di Stoccarda (doppio 6-4), era sempre avvenuta una battaglia enorme.
Kvitova che non reagiva come ieri, non riusciva a mantenere la stessa precisione nei colpi e Kerber che provava ad approfittarne, poi era la tedesca a sentire troppo il momento di chiudere e veniva travolta dal rientro imponente della sua avversaria. Un primo set fiume, in cui la n.10 del mondo è sempre stata avanti nel punteggio ed ha servito tre volte per chiuderlo. Ha anche avuto sei set point. Tutti sfumati uno dopo l’altro per colpa dell’arrembaggio disperato dell’altra. Voleva quel set con tutta sè stessa perché nonostante il gioco discontinuo sapeva che avrebbe potuto significare quanto un macigno e sbagliava ma era sempre pronta a riattaccare. Alla fine, dopo essersi salvatasi con un regalo di Kerber sul 4-4 nel tiebreak si è inventata una smorzata capolavoro ed ha lasciato andare uno dei suoi urli striduli e potenti, comunque non il più alto della giornata.
Un’ora ed un quarto per completare il primo parziale tra mille problemi, una manciata di minuti per salire sul 3-0 e servizio giocando il tennis più spettacolare dell’intera due giorni. Sembrava essersi liberata dei fantasmi che la attanagliano, lei talmente emotiva da vivere costantemente in bilico sul cornicione. Era la faccia più bella della sua medaglia che in un amen, come è arrivata, è sparita. Da lì in avanti una Kerber provata dall’esito sfortunato del primo parziale ha ritrovato colpo su colpo il suo carattere da indomita combattente e con la stessa rapidità con cui era uscita dal match vi è rientrata prima di operare il sorprendente sorpasso.
Erano ormai due ore di gioco, la ceca stava cominciando a vivere una difficile situazione fisica e le gambe non rispondevano più. Per tutto il match ha corso a destra ed a sinistra, piegandosi anche più del dovuto per ribattere le traiettorie basse e tese della sua avversaria, sacrificandosi spesso in fase difensiva. Il preparatore atletico che la segue da inizio anno ha fatto un gran lavoro, ma ad inizio novembre c’è anche, per lei, la comprensibile stanchezza di un anno importante e ricco di incontri. Piano piano mancavano gli appoggi e cominciava a perdere aderenza con il terreno, specialmente con la gamba destra. Una rinvigorita Kerber, invece, era diventata padrona del campo.
Vinto il secondo parziale ha subito colpito nelle ferite di una sempre più pallida Kvitova che ormai aveva perso ogni punto di riferimento in campo. A rivitalizzarla è stato un game, il settimo, dove più volte con la risposta ha trovato estrema profondità ed ha potuto chiudere con il colpo successivo, sfruttando anche le insicurezze croniche della tedesca che per caratteristiche ha una battuta più lenta e più giocabile. Così, il game chiave dell’ultimo capitolo è stato sul 4-4 del terzo set, con Kerber che non ha più messo una prima palla di servizio dal 15-30 e si è fatta nuovamente brekkare. Sul 5-4 un nuovo, infinito, turno di battuta ha visto la beniamina di casa sbagliare due match point incredibili per eccesso di sicurezza, ma all’ultimo rovescio appena sotto al nastro della tedesca è esplosa di gioia. Lei circondata dalle sue connazionali a festeggiare, l’altra in preda ad un pianto incessante consolata da squadra e tifosi. Al termine di partite così, però, il caloroso abbraccio tra le due protagoniste ed entrambi i team sono un messaggio che va preso e custodito. Con invidia.
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