TENNIS – SINGAPORE – di SAMUELE DELPOZZI – Nel girone delle incerottate – tutte e quattro le protagoniste reduci da forfait per problemi fisici nelle rispettive ultime apparizioni – parte bene Serena Williams, che si impone 64 64 in un’ora e 17 su una Ivanovic a tratti molto brillante, ma ancora una volta troppo sprecona nei momenti chiave.
Proprio sulla condizione della numero 1 mondiale si addensavano le maggiori nubi, viste le presenze col contagocce dopo il trionfo all’US Open ed i ritiri “back to back” nei ricchi appuntamenti cinesi di Wuhan e Pechino. Un ginocchio dolorante, stando alle voci di corridoio, che avrebbe messo in dubbio fino all’ultimo la sua presenza a Singapore. La partenza di Serena è in effetti altalenante, due ace ed altrettanti doppi falli nel gioco d’apertura, e subito un paio di break point neutralizzati a suon di missili di servizio. Tuttavia, come spesso le accade, basta qualche game di rodaggio per iniziare a trovare le misure del campo: sul 21 approfitta di un doppio errore della serba, quindi confeziona il break alla prima occasione utile grazie ad una risposta devastante di diritto.
Dal canto suo la Ivanovic opta per un atteggiamento estremamente aggressivo – lo stesso che le aveva consentito di battere la rivale in Australia – fatto di anticipi in risposta, seconde di servizio al limite e piedi sempre ben dentro al campo. Nonostante gli svariati doppi falli che iniziano ad impilarsi sul tabellino, il coraggio e l’iniziativa della belgradese vengono premiati, anche da un pizzico di fortuna: sul 24 mette a segno il controbreak grazie ad un paio di nastri benevoli (ma pure una demivolée stoppata di rovescio da applausi), quindi completa l’aggancio a suon di servizi e dirittoni sfreccianti.
L’inerzia della partita sembra cambiata, ed il nono gioco si rivela decisivo, probabilmente per l’intero match. La Williams è in affanno, costantemente costretta sulla difensiva, e la bella Ana può assestare un colpo da k.o.: in risposta sul 3040 si apre il campo ed ha sulla racchetta una volée di diritto piuttosto semplice, che però mette sciaguratamente lunga. È la classica sliding door che altera irreparabilmente gli equilibri dell’incontro, ed in un amen Serena si ritrova avanti di un set grazie ad un parziale di 7 punti a 1. Piuttosto emblematici i due doppi falli – l’ultimo proprio sul set point – con cui la Ivanovic si consegna all’americana.
La seconda frazione ha molto meno da raccontare, essendo una sorta di copia carbone della precedente, solo meno palpitante. L’unico sussulto è il break a freddo ottenuto dalla serba, immediatamente restituito da altri due doppi errori e tanto di fiocchetto sul pacco regalo. Scampato anche questo pericolo minore, la numero 1 si scioglie definitivamente al servizio, e la grandinata di ace che si abbatte su Ana – saranno una dozzina in totale – ne è logica conseguenza. A chiudere definitivamente il discorso il break sul 54, anche questo fotocopiato dal set precedente: strepitoso il rovescio lungolinea, in contropiede, che issa la Williams sullo 030, quindi altri due diritti dissennati della Ivanovic fanno calare il sipario sul primo match del Masters 2014. Un pugno di mosche in mano per la numero 7 mondiale, che può recriminare di non aver portato a casa neppure un set pur avendone l’occasione – statistica che potrebbe danneggiarla non poco, in caso di arrivo in volata con altre giocatrici.
Tirando le somme, un incontro complessivamente godibile e ricco di soluzioni brillanti, in cui la differenza l’hanno fatta – ancora una volta – il differente rendimento al servizio (12 ace e 4 doppi falli per Serena, contro lo sconfortante 07 della serba) ed il molto maggiore cinismo della statunitense nei punti importanti. Lo scarto tra una fuoriclasse ed una “normale” campionessa, essenzialmente.
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