TENNIS – Dalla nostra inviata a Singapore Angelica Fratini
Se alle 13.30 di un giorno lavorativo lo stadio è per tre quarti pieno, più passano i minuti più gli spettatori aumentano e la paura di spalti deserti viene stata spazzata via, Singapore dimostra che non serve tradizione tennistica per apprezzare il tennis.
Primo match della giornata Radwanska-Wozniacki, un derby fra amiche. Primo game, venti scambi. Dopo quattordici minuti, tre game giocati. Mettetevi pure comodi, qui si va per le lunghe. Chi comodo proprio non ci sta sulla sedia è Piotr Wozniacki. Seduto nel box alla sinistra dell’arbitro, si agita muovendo le spalle, ruotando il busto e utilizzando anche un po’ le braccia. Soprattutto quando Carolina gioca il dritto, lo vedi ”spingere” il dritto di Carolina. Praticamente sta giocando il match della figlia da seduto. Per questo è sempre in tuta, non si gioca certo a tennis in giacca e cravatta.
Non esiste solo ”L’esercito di Genie”, l’oramai gruppo di tifosi che segue la giovane campionessa canadese. Qui a Singapore è arrivato un gruppo di tifosi polacchi che si sgolano, letteralmente, per la Radwanska. Seduti in prima fila con pantaloncino rosso e maglietta bianca. Su ogni maglietta una lettera a formare la frase “Go Aga Go!”. Sono rumorosi ma simpatici. Come hanno preso la sconfitta della loro beniamina? Direi bene, sono andati a farsi qualche birra. Esattamente la stessa cosa che avevano fatto quando Aga aveva battuto Petra Kvitova.
I ruoli del supervisor in un torneo sono molteplici. Per questo motivo ce ne sono tre: la supervisor Ceccarelli e due in seconda, facente funzione di aiutanti. E quando serve, bisogna anche sporcarsi le mani…in alcuni casi letteralmente. Come quando è stato necessario attaccare le etichette dietro le sedie di bordo campo, perché nessuno lo ha fatto prima. Peccato che se ne siano accorti durante il riscaldamento del match inaugurale del torneo, fra Serena Williams ed Ana Ivanovic. Ma nulla può fermare la supervisor in seconda Giulia Orlandi. Quasi a mo’ di passo del giaguaro, striscia da sedia a sedia, fra la fine di un punto e l’inizio del altro. Dopo circa quattro game il lavoro è completato, il pantalone e la giacca finiranno in lavanderia ma gli ospiti sapranno dove sedersi.
Sinonimo di carisma? Facile: Billie Jean King. La fondatrice della Wta entra in sala conferenza e stringere la mano a tutti i presentandosi con un amichevole «Ciao, io sono Billie Jean». Per poi rivolgere una parola a tutti appena ci si è presentati. Permettetemi di dire, con malcelato orgoglio, che alla mia risposta alla sua domanda di dove fossi («Angelica, sono italiana») la campionessa americana ha esclamato un «Italia? Oh io amo l’ Italia!» e continuando a parlare mentre cammina verso il palco «Era bellissimo giocare in Italia. Mi dicevano “We Love you Billie Jean!”» sfodera una perfetta imitazione di accento italiano. E mentre sale i gradini del palco «Quando mi chiedono quale era il posto dove preferivo giocare: ITALIA! Assolutamente!». E con doppio malcelato orgoglio possiamo dire di avere piantato il tricolore anche qui a Singapore.
Dopo aver parlato per una mezz’ora con la stampa è il turno delle TV. La precedenza va alla TV di Singapore. L’intervistatrice che ha studiato tutto sulla vita di BJK è preparata. E’ pronta. Ha tutte le domande scritte. Ci vogliono almeno 10 minuti per sistemare luci, microfoni e la perfetta posizione davanti alla telecamera. Finalmente si parte. La nostra intervistatrice parla dei grandi risultati della campionessa americana e delle sue vittorie al Wta Finals. Billie Jean King, gentile risponde che lei ha fondato la Wta ma… in effetti questo torneo non lo ha mai vinto. Cala il silenzio per alcuni secondi, la nostra intervistatrice è l’imbarazzo fatto persona, avesse in mano una pala, invece del microfono, avrebbe già incominciato a scavare. Billie Jean King capisce il dramma che si sta svolgendo davanti ai suoi occhi e gentilmente propone «Forse possiamo rifarla, che ne pensi?». La giovane intervistatrice riprende a respirare.
Di cosa si parla in conferenza stampa quando una Carolina Wozniacki estremamente sorridente arriva dopo la sua vittoria sull’amica Radwanska e ora è a un passo dalla semifinale? Si parla di tennis? Ovviamente…no. Si parla di calcio.
Un divertente botta e risposta fra un giornalista inglese e la danese grande tifosa del Liverpool.
Giornalista: Hai delle emozioni contrastanti in questo momento? Perché hai ottenuto una magnifica vittoria oggi, ma Liverpool è stato battuto dal Real-Madrid 3 a 0.
Wozniacki: Sei un tifoso del Real Madrid?
Giornalista: No, Arsenal.
Wozniacki: Ah, questo allora è il motivo per cui ne parli.
Giornalista: Sembro soddisfatto? Mi spiace.
Wozniacki: Non riesci a toglierti quel sorriso dalla faccia.
Giornalista: Siamo stati estremamente fortunati.
Wozniack: Buon per voi.
Giornalista : Hai vinto una splendido match, quindi siamo entrambi sorridenti.
Wozniacki: Non posso fare nulla per la partita del Liverpool di ieri, almeno ho potuto fare qualche cosa per la mia partita oggi.
C’è un motivo se Petra Kvitova e Li Na sono grandi amiche, probabilmente hanno il miglior senso del umorismo della Wta. Ecco come commenta la ceca il suo cambio di racchetta: «E’ sempre una Wilson. Insomma non è questa grande cosa avere una racchetta diversa. Roger gioca con la stessa. Voglio essere al stesso suo livello. Per questo ho cambiato. Ma giocherò ancora il rovescio a due mani per un po’».
Sempre a proposito della racchetta: «E’ simile. Sì il disegno è molto differente, ma la racchetta non è molto diversa. Mi ci sono allenata un paio di giorni dopo essere tornata dall’Asia. Mi piace molto, ecco perché ci sto giocando». Aspetta Petra, fammi capire, ti ci alleni due giorni e poi ci giochi a Singapore? Chissà perché mi viene più facile pensare che sia la stessa racchetta con una grafica diversa e un prezzo più alto di vendita. Ma sono certamente io che penso male.
Anche oggi, nella angolo di Serena Williams, mamma Orance indossava gli occhialoni da sole. E tutti a chiedersi dormirà di già? No, oggi non dorme oppure ha imparato a dormire muovendo la testa da una parte all’altra. Ma forse ha deciso di rimanere sveglia per controllare la figlia e sembra abbia avuto successo. La vittoria per 6-1 6-1 contro la Bouchard dimostra che non importa quanti anni hai, quando mamma ti osserva, tu devi filare dritto.
Con questa sconfitta si conclude il torneo della Bouchard. Nel suo ultimo match porta a casa solo due game ma sono di importanza capitale…per la Halep. Infatti alla rumena è stato sufficiente che la canadese vincesse un game per qualificarsi alle semifinali già da giovedì.
La Bouchard torna a casa ma nella sua quattro-giorni di presenza a Singapore ha vinto 7 game, ne ha persi 36, ha aumentato il conto in banca di 100 mila dollari e ha ricevuto una dichiarazione d’amore. Diciamo che ci sono settimane decisamente peggiori nella vita di una ventenne.
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