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Challenge Round. Robredo, due dita di… nobiltà

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Il doppio dito medio indirizzato da Tommy Robredo a Andy Murray al termine della finale di Valencia ha fatto molto parlare di sé. Ma si trattava di un gesto ben diverso da quello di Fabio Fognini a Shanghai…

C’è dito medio e… dito medio. Ferma restando la scarsa eleganza del gesto, a Shanghai era emerso il lato peggiore, con Fabio Fognini che, appena battuto dal n. 553 Atp Chuhan Wang, lo aveva indirizzato verso il pubblico cinese mentre usciva dal campo. Per il ligure, ormai avvezzo a comportamenti di questo tipo, era poi giunta una multa – peraltro esigua rispetto alle attese, duemila dollari – da parte dell’Atp. Domenica sera Tommy Robredo, in un certo senso, ha “raddoppiato”, mostrando entrambe le dita di mezzo a Andy Murray, che lo aveva appena sconfitto nella finale dell’Atp 500 di Valencia dopo avergli annullato cinque matchpoint, esattamente come qualche settimana prima nell’ultimo atto di Shenzhen.

Quella dello spagnolo, però, era una manifestazione assai diversa dal caso precedente, e tanto il pubblico quanto lo stesso Murray lo hanno capito alla perfezione. Si trattava della maniera scherzosa, seppure non molto fine, di mandare a quel paese colui che per la seconda volta nel giro di un mese gli aveva negato il successo in un torneo, e sempre al termine di autentiche e sfiancanti maratone in cui era stato più volte a un solo punto dalla vittoria. Al termine dell’incontro, durato tre ore e venti minuti, sia lo spagnolo sia il britannico erano esausti, tanto che Andy, appena dopo aver piazzato il rovescio vincente che gli consegnava il titolo, era crollato a terra a occhi chiusi, con il respiro affannato.

Robredo, anche lui con il fiatone, si è diretto a metà campo per stringere la mano all’avversario. Sfinito, appoggiato alla rete, ha atteso che Murray si rialzasse e lo raggiungesse e, appena prima di salutarlo, lo ha guardato in faccia e gli ha rivolto il “gestaccio”. Dopo due sconfitte di quel genere, non bastava un dito medio, bisognava esibirli tutti e due. Andy è stato al gioco: ha abbracciato Tommy ridendo, e in qualche modo consolandolo. I due sono rimasti lì stretti per alcuni secondi, nella consapevolezza di stare condividendo un momento particolare. Qualcosa che era solo loro, e di nessun altro. La “vittima” e il “carnefice”: in realtà semplicemente due sportivi accomunati dalla medesima tempra, capaci di darsi battaglia per ore, di portarsi al limite a vicenda, ma sempre nei limiti della correttezza. Un po’ come capita a volte tra due pugili dopo il colpo di gong che sancisce la conclusione di un durissimo combattimento.

Gli spettatori hanno apprezzato. Nel corso della premiazione Robredo ha ricevuto una vera ovazione e anche Murray, che nel corso della sfida contro il beniamino di casa era stato spesso fischiato, si è preso la sua meritata dose di applausi. Lo scozzese ha voluto rendere l’onore delle armi al rivale, dichiarando di nutrire nei suoi confronti «un grandissimo rispetto». A qualcuno potrà sembrare un paradosso scrivere di fair play e valori dello sport assumendo come base di partenza il gesto “volgare” dello spagnolo, ma chi ha assistito alla scena sa bene che si tratta di un discorso perfettamente logico e coerente. E se certi siti – che hanno pubblicato in home page la foto senza spiegarne i retroscena – non hanno voluto comprenderlo, la mancanza è stata loro: si sono lasciati sfuggire l’opportunità di raccontare una bella storia.

 

Fabrizio Fidecaro

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