TENNIS – di Elisa Piva e Diego Barbiani.
NEW YORK. E’ finita nel modo peggiore possibile la prima semifinale dello US Open femminile tra Caroline Wozniacki e Shuai Peng. La cinese, indietro nel punteggio per 7-6(1) 4-3 è stata colpita dai crampi e dopo essere rientrata in campo ha provato a giocare un altro paio di punti, ma ha finito per accasciarsi al suolo in preda a dolori in ogni parte del corpo.
E’ stata portata via in sedia a rotelle tra le lacrime mentre si teneva la spalla destra e sembrava fare fatica anche a respirare. Wozniacki che torna così, dopo cinque anni, in finale allo US Open, nella maniera che neppure lei voleva augurarsi.
Quasi superfluo di fronte a tali scene parlare della cronaca di un match, fin lì, estremamente equilibrato e lottato punto a punto. Un vero peccato che una partita così battagliata sia dovuta finire in quel modo. Dispiace anche per la cinese, costretta ad uscire in lacrime e su sedia rotelle dal match più importante della sua carriera.
Al di là del lato umano della questione, è però inevitabile che l’episodio lasci qualche strascico. Farà probabilmente discutere le (non) decisioni di arbitro e supervisor di non sospendere immediatamente il match, alle prime avvisaglie di malore, ma di permettere alla cinese di essere massaggiata inizialmente sul campo, mentre era aggrappata ai teloni di fondocampo con le gambe inermi. Di norma i crampi non potrebbero essere trattati, ma è prevista ovviamente una fase di diagnosi da parte del medico prima di cominciare o meno un MTO (autorizzato dal giudice di sedia). I dolori della Peng, difficilmente non riconducibili ai crampi, sono stati fatti passare per un colpo di calore. Tanto che la giocatrice è stata poi fatta rientrare negli spogliatoi per essere ulteriormente trattata al riparo dal sole (rimanendo fuori quasi 10 minuti, con la Wozniacki che si manteneva calda servendo a vuoto mentre attendeva gli sviluppi avversari), quando le sue condizioni fisiche apparivano già molto precarie.
Rientrata in campo ha provato a giocare un paio di punti, semovente, ma ben presto si è accasciata al suolo dolorante al polpaccio sinistro, poi alla spalla, infine ha avuto anche problemi a respirare. Una scena molto dura, che ha portato la stessa Wozniacki ad un passo dalle lacrime. Di certo Caroline non avrebbe voluto ritornare in finale a New York dopo 5 anni in questo modo (l’unica finale slam disputata in carriera la giocò proprio a Flushing Meadows nel 2009, perdendo contro Kim Clijsters). Ma a volte non sei tu a scegliere il tuo destino.
LA CRONACA DELL’INCONTRO (di GIOVANNI DI LEVA)
Il match anche a causa del forte vento non è stato particolarmente spettacolare e la Wozniacki,apparsa meno sciolta del solito, è stata meno brillante che nei matchs precedenti. La Peng ha fatto il possibile per non rimanere vittima degli scambi asfissianti imposti dall’avversaria ma alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca. La cinese ha iniziato il match più disinvoltamente della danese, tenendo prevalentemente l’iniziativa cercando di guadagnare campo e evitare gli scambi lunghi, terreno favorito della danese. Vi è riuscita solo a tratti, costretta per il resto a subire il muro della danese che rimedia due volte, nel’8°e nel 12°game al break dell’avversaria che arriva esausta al tie break perso per 7-1 al termine di un set durissimo durato 66 minuti durante i quali ci sono giocati 5 punti di oltre 20 scambi.
Stesso andazzo nel 2° set con la Wozniacki che imperterrita continua il suo lavoro ai fianchi dell’avversaria; annulla 3 palle break dell’1-3 nel 4° game durato quasi 10 minuti e lì finisce il match . La Peng non ne ha più, e praticamente collassa in campo.
Comincia ad assumere i contorni di una favola la storia di Caroline Wozniacki, ex n.1 del mondo per 67 settimane nel 2010/2011 ma senza gloria, fino a 2 mesi fa apparentemente rassegnata ad un ruolo di comprimario del circuito ( non batteva da oltre un anno una top 10), frustrata dall’infelice epilogo del rapporto con il suo fidanzato, e che invece, proprio dopo la fine di quella che sembrava una meravigliosa storia d’amore, come risvegliata di colpo da un torpore inconscio, ritrova gli stimoli di quando era la teenager più ricercata del circuito. Si rimette a lavorare sodo e in poco tempo si ritrova più forte e più bella di prima con ambizioni che a questo punto non hanno limiti. La Peng che ha giocato il miglior tennis della sua carriera,un gran balzo in classifica (da n.39 a n.21)
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