TENNIS – DI RICCARDO NUZIALE – Inizia l’autunno e nel tennis femminile non v’è alcuna certezza: Na Li si è ritirata, l’Azarenka ha già chiuso il suo 2014, la Kvitova non vuole diventare regina, la Radwanska non vuole crescere, la Sharapova vince ormai solo sulla terra. E Serena torna a perdere per tre volte in un anno contro una giocatrice, solo che nel 2007 si chiamava Justine Henin, ora Alizé Cornet. Eppure questo momento d’instabilità totale è forse il migliore dei mondi possibili…
Autunno, e non solo appassimento. Assomiglia sempre più a un ponte, questo 2014 femminile, a una fase di passaggio, non concedendoci alcuna certezza. Non eravamo in cerca di conferme: il mero fatto che questa stagione abbia portato non solo alla firma – come peraltro in campo maschile – di quattro campionesse Slam diverse, ma addirittura di otto finaliste major (Li, Cibulkova, Sharapova, Halep, Kvitova, Bouchard, Serena, Wozniacki), tre delle quali esordienti, la dice lunga sullo stato di libertà anarchica protagonista del panorama femminile odierno. La conferma neyworkese della Williams ha ridimensionato tutto ciò solo in parte, innanzitutto perché i passi falsi della n.1 del mondo quest’anno sono stati tanto abbondanti quanto clamorosi, in secondo luogo perché il major americano ha regalato fasi finali con nomi inaspettati (per quanto tutti di qualità, non ingiustificati).
Ciò che lascia destabilizzati e incerti per i prossimi mesi è lo stato di rendimento e forma dei grandi nomi: Na Li, ufficialmente già ex giocatrice; Victoria Azarenka, i cui malanni fisici l’hanno portata a esibirsi in questi mesi in prove dolorose, mostrandosi impotente nonostante la solita cattiveria agonistica, tanto da chiudere anzitempo il 2014; Maria Sharapova, il cui ormai consolidato status di star terraiola la dice lunga sulle difficoltà che riscontra sulle altre superfici (non vince uno Slam che non sia il Roland Garros da ormai 7 anni, non fa finale da quasi 3; le finali 2013 di Indian Wells e Miami sono le uniche giocate nelle ultime due stagioni fuori dalla terra e per trovare una vittoria sul cemento che non sia il citato Indian Wells 2013, bisogna tornare a Cincinnati 2011); Agnieszka Radwanska, enigma incomprensibile e testardo a non voler tentare nuove vie di sostegno, tecnico e umano (dopo Montreal, l’unico titolo dell’anno, ha vinto 5 partite su 9); Petra Kvitova, ancora riluttante a candidarsi per la corona di regina, tornata balbettante e imprevedibile dopo il Wimbl-Eden; Halep e Bouchard, in modalità diverse ancora intente ad assorbire l’esplosione data dal loro nuovo mondo dorato; Ivanovic e Wozniacki, tornate ad assaggiare quel mondo dorato, ma i cui risultati vanno ulteriormente testati per considerarle definitivamente riabilitate e finalmente mature. Infine Serena Williams, che ieri è tornata dopo sette anni a perdere per tre volte in una stagione contro un’avversaria. La differenza sta tutta nel nome: nel 2007 era Justine Henin, ora è Alizé Cornet (sebbene sarebbe molto generoso considerare quest’ultima “vittoria” della francese oltre i meri limiti statistici).
A sostegno di questa instabilità e incertezza, abbiamo curiosato la classifica delle ultime quattro stagioni a questo punto dell’anno:
2011
1 Wozniacki 9335
2 Sharapova 6226
3 Azarenka 6055
4 Zvonareva 5920
5 Li 5870
6 Kvitova 5530
7 Stosur 5380
8 Schiavone 4775
9 Clijsters 4501
10 Bartoli 4225
2012
1 Azarenka 10265
2 Sharapova 8435
3 Radwanska 8295
4 Williams 7900
5 Kvitova 6690
6 Kerber 5085
7 Errani 4755
8 Li 4526
9 Stosur 4200
10 Bartoli 3800
2013
1 Williams 12260
2 Azarenka 9505
3 Sharapova 7866
4 Radwanska 6390
5 Li 5565
6 Errani 4325
7 Bartoli 3746
8 Wozniacki 3565
9 Kerber 3420
10 Jankovic 3245
11 Kvitova 3170
2014
1 Williams 9430
2 Halep 6160
3 Kvitova 5926
4 Sharapova 5575
5 Li 5270
6 Radwanska 5200
7 Wozniacki 4500
8 Kerber 4480
9 Bouchard 4433
10 Ivanovic 4180
11 Jankovic 3655
Ricordando che le classifiche da considerare sono sempre quella di fine anno e mai quelle parziali, pur a stato molto avanzato come queste. diversi sono i punti interessanti.
Il 2014 ricorda molto il 2011, entrambi regni di equilibrio e incertezza: dalla 1a alla 10a circa 5000 punti di distacco (l’anno scorso 9000, nel 2012 oltre 6000), dalla 1a alla 3a oltre 3000 e, quel che più conta, nella miseria di 2000 punti circa sono raggruppate tutte le giocatrici della top 10 se si esclude la capolista, quando dodici mesi fa la forbice era allargata a oltre 6000 punti, nel 2012 4600 circa.
A questo punto della stagione, le classifiche 2013 e 2014 sono unite da una presenza “intrusa”, vale a dire una giocatrice non ancora cancellata dal ranking ma già ufficialmente ritiratasi (da qui la decisione di inserire la n.11), Marion Bartoli e Na Li. Questo a dar ancor meno punti di riferimento, se si aggiunge che entrambe in stagione hanno vinto uno Slam.
Infine, solo tre (quattro se si considera la Li) delle top ten 2011 sono ancora lì, e l’intero podio è diverso; in campo maschile metà della top ten di allora è rimasta intatta, ma quel che impressiona è che il podio non sia cambiato di una virgola.
Insomma l’autunno WTA è tutt’altro che grigio e smunto: al contrario, si prospetta vibrante e coloratissimo. Capitanato da Belinda Bencic, già professorina, il gruppo di giovanissime è già pronto a dar battaglia alle grandi, chissà ancora per quanto mordicchiate da dilemmi esistenziali.
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