TENNIS – Di Piero Vassallo
«Mi sento decisamente affamato, voglio tornare più forte di prima». Viktor Troicki lo disse poco più di due mesi fa, in esclusiva per Ok Tennis (QUI trovate l’intervista completa). Stava per iniziare il torneo di Gstaad, torneo che avrebbe segnato il ritorno del serbo dopo un anno di squalifica per doping, a causa di una situazione a dir poco controversa.
Tutta la fame e la voglia di riscatto di Troicki si sono materializzate però ieri sul centrale di Shenzhen, dove Viktor ha inflitto una severa lezione a David Ferrer, numero 5 del mondo e numero 1 del seeding. Troicki ha dominato l’incontro, chiuso in appena 66 minuti, grazie a una superba prestazione al servizio: 13 aces e appena tre punti persi con la prima di servizio. L’ultimo successo contro un top 10 il serbo lo aveva ottenuto nel 2009, quando superò Jo-Wilfried Tsonga a Bangkok. Sono passati cinque anni e in questo lustro Viktor ha conosciuto gioie e dolori, dentro e fuori dal campo. La soddisfazione più grande l’ha avuta nella sua Belgrado: finale di Davis del 2010, vittoria e punto decisivo contro Michael Llodra e prima insalatiera serba della storia. E’ stato il trampolino di lancio per la sua miglior stagione in carriera, con due finali giocate e un best ranking da numero 12. Tre anni dopo ecco il punto più basso: 18 mesi di squalifica, poi ridotti a 12 dal TAS di Losanna. I fatti sono ormai noti, ma per chi ancora non ne fosse a conoscenza ecco un piccolo riepilogo di come andarono le cose.
Monte Carlo 2013, Troicki si presenta al controllo antidoping e dopo essersi sottoposto all’esame delle urine chiede se sia possibile rinviare gli esami del sangue al giorno successivo a causa di una sensazione di malessere e di stanchezza. A questo punto le versioni di Troicki e della dottoressa Elena Gorodilova sono contrastanti: il serbo sostiene che la dottoressa lo abbia lasciato andare assicurandogli che la cosa non avrebbe creato alcun problema. La Gorodilova invece smentisce. I tribunali danno credito alla versione della dottoressa e per Troicki scatta la squalifica, in quanto rifiutare un controllo antidoping equivale a risultarne positivi.
Il serbo gioca l’ultima partita ufficiale a luglio del 2013, perdendo contro Tommy Robredo a Umago, dopodiché arriva la sentenza e l’obbligato stop. Un provvedimento che il serbo non ha mai digerito, continuando a sostenere fermamente la sua innocenza. «Ho pensato molto a questa faccenda, non posso mentire. Per me è un’ingiustizia perché so esattamente cosa è successo in quella stanza. So che non volevo barare. Alla fine ero completamente pulito ed è questo che mi fa male». Insomma Troicki sostiene di essere stato vittima di un’ingiustizia, opinione condivisa anche da alcuni colleghi, uno fra tutti Novak Djokovic, che ha aspramente criticato la WADA per la decisione presa nei confronti dell’amico.
Non sapremo mai come andarono realmente le cose in quella stanza a Monte Carlo, fatto sta che dopo un anno di stop forzato Troicki è tornato in campo determinato a riprendersi ciò che a suo dire gli è stato ingiustamente negato. E’ ripartito da Gstaad, da numero 847 del mondo e ha subito raggiunto i quarti di finale, a causa della bassa classifica è stato costretto a giocare le qualificazioni dei Challenger, in particolare quelli italiani: ha passato l’estate fra Cortina, Genova, Como e San Marino, prima di vincere a Banja Luka e cercare fortuna in Asia, nuovamente nei tornei ATP. A Shenzhen ha superato le qualificazioni battendo a fatica lo svedese Brunstrom e il giapponese Matsui e ha approfittato del ritiro di Klizan al primo turno prima di compiere l’impresa contro un Ferrer sottotono e opaco, messo alle strette da un Troicki brillante e in condizione straripante.
La vittoria consentirà al serbo di tornare fra i top 150, ma soprattutto gli darà una spinta ancora maggiore per l’immediato futuro, per tornare ad alto livello e riprendersi ciò che gli è stato tolto perchè in un modo o nell’altro Troicki vuole fare giustizia.
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