TENNIS – DI FEDERICO PARODI
Svizzera in finale e Italia a casa. Federer portato a spalla da Wawrinka e Luthi tra gli applausi scroscianti del Palexpo di Ginevra e un intero paese che ringrazia il suo campione. Il week-end di Davis si è concluso con questa cartolina e non ce ne vogliano Bolelli e Lammer, protagonisti dell’ultimo match in quel di Ginevra.
Come da copione Francia e Svizzera si contenderanno l’insalatiera. Come da copione Roger Federer, pur lontano dalla sua forma ottimale, ha regolato nel singolare del venerdì Simone Bolelli e in quello della domenica Fabio Fognini, portando gli elvetici all’atto conclusivo del mondiale della racchetta, 22 anni dopo l’ultima apparizione. Due punti scontati quanto benedetti per i rossocrociati, che aldilà di Fedrinka non hanno una riserva all’altezza in grado di far dormire sonni tranquilli a Severin Luthi.
Non era la prima volta (e non sarà neanche l’ultima) che il genio di Basilea viene in soccorso dei suoi compagni nel momento di difficoltà. Spesso per giocare scomodi spareggi-salvezza ha chiuso un occhio sulla sua rigida programmazione. Spesso ha risposto alla convocazione con entusiasmo, anche dopo sconfitte dolorose. Un esempio nel settembre 2009: perde la finale dello Us Open con Del Potro e poche oea dopo plana a Genova per salvare la sua nazionale dalla retrocessione. Anche a Valletta Cambiaso chiude la pratica senza battere ciglio, prima di lasciarsi andare a festeggiamenti di gruppo sulle note di “we are the Swiss”.
A Ginevra c’era in palio una semifinale storica e Federer, così come negli ottavi in Serbia e nei quarti con il Kazakistan, ha risposto ancora presente. Dopo un’estate massacrante tra Toronto, Cincinnati e New York, con presunti acciacchi alla schiena e un fisico implorante riposo, il campione di 17 Slam ha dimostrato ancora una volta un attaccamento fuori dal comune per i colori del suo paese. Quando gioca per la Svizzera prova emozioni diverse: esulta a bordo campo come un tifoso qualunque per un rovescio stretto di Wawrinka o per una volèe vincente dell’amico d’infanzia Chiudinelli; in passato l’abbiamo visto cimentarsi con Stan in stravaganti danze per celebrare un insperato oro olimpico in doppio; per non parlare della sfida pazzesca con Del Potro a Londra 2012 e del bacio alla maglietta a fine match, a certificare una medaglia d’argento di cui andrà sempre orgoglioso.
Nonostante tutto, in patria hanno trovato il modo di criticarlo nel corso degli anni. Si sa che gli svizzeri vogliono la perfezione, ma se si parla di Roger Federer il discorso risulta a dir poco paradossale. La sporadica presenza dell’ex numero 1 in Davis, spareggi a parte, ha sempre fatto storcere il naso a media e tifosi locali. Tuttavia, molti dimenticano l’importanza della meticolosa preparazione dietro ai successi e ai record che hanno costellato la carriera di uno dei più grandi giocatori di sempre. Lo hanno etichettato come un individualista, come uno che pensa solo a se stesso. Anche Wawrinka aveva espresso il suo disappunto per la mancata partecipazione del compagno di squadra al World Group 2013, senza peraltro considerare i guai fisici di Roger in quel delicato periodo.
Le vittorie individuali di Federer sono entrate di diritto nella storia dello sport svizzero, contribuendo a far crescere un paese conosciuto soprattutto per orologi, banche e cioccolato più che per il tennis. Dunque, di cosa si lamentano i nostri vicini? Roger ha deciso di giocare quest’anno la Davis perché è a fine carriera e sa che è l’ultima possibilità per vincere l’insalatiera e impreziosire un palmarès da capogiro. Il 2014 ha proposto una Spagna senza Nadal e una Serbia senza Djokovic; la vittoria di Wawrinka in Australia ha fatto il resto, convincendo definitivamente Federer che era arrivato il momento, che questa volta sì, poteva e doveva modificare il suo fitto calendario.
Gli svizzeri ora sono felici e contenti. Si godono il loro giocatore a tempo pieno e sognano di vincere per la prima volta il trofeo. Ma c’è ancora la Francia da battere e a casa loro, sulla terra, non sarà semplice. Ecco che Federer farà ancora comodo e tutto un paese sarà pronto a glorificarlo per l’ennesimo favore. Criticano e poi dimenticano, gioendo per le sue vittorie come se nulla fosse. Talvolta, però, un semplice “scusa” può valere più di mille aggettivi.
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