TENNIS – Dal nostro inviato a Ginevra Stefano Rovelli
Se non fosse per le mamme che scarrozzano i figli in giro con dei Suv marca Porsche o Mercedes, se non fosse che le macchine che vedi in giro sono tutte da capogiro (ci stanno più Ferrari a Ginevra che in Italia, dicono), se non fosse per l’organizzazione e la pulizia maniacale, se non fosse che qui la crisi non sanno nemmeno cosa sia e che il reddito è spaventosamente alto, e dunque di conseguenza tutto spaventosamente caro, sembrerebbe di stare in Italia. Il punto è uno, senza troppo girarci in tutto: fatte le debite proporzioni, nella deliziosa Geneve, in questo week-end di Coppa Davis, ci stanno più italiani che svizzeri.
Allo stadio, al Palaexpo, si intende. Si vedono striscioni, si vedono bandiere, si sentono cori con slang tipicamente del Belpaese, anche se in forzato inglese molte volte. Bello, bellissimo, direte voi. Orgoglio nazionale, siamo dappertutto! Daje! Ecco, no. Le bandiere che hanno gli italiani in mano e le magliette che indossano sono…svizzere. I cori in slang maccheronico non sono per Fognini e compagni, ma sono tutti, ma proprio tutti, per il signor Roger Federer. Gli alberghi sono pieni di italiani che sono venuti fin qui non per vedere gli azzurri, ma per vedere il fuoriclasse elvetico portare la sua squadra in finale. Triste? Questo sta a voi stabilirlo. Ad ognuno il suo.
La Svizzera racchiude in sé molti stereotipi, che come abbiamo avuto modo di notare molti sono veri, e quindi anche uno svizzero, quasi per default, diventa egli stesso quasi uno di esso. Federer è il campione della gente, è amato da tutti, è davvero il giocatore senza bandiera. D’altronde, non lo fischiano da nessuna parte del mondo, riceve solo applausi, anche in quei luoghi dovrebbe ne avrebbero di motivi, per farlo ammattire di insulti. Certo è che vedere quasi tutti gli italiani fregarsene della propria nazionalità e tifare non tanto la squadra avversaria (la Svizzera in questo caso) ma lui, proprio Federer, incuriosisce un po’, divenendo di per sé una nota di colore mica da ridere. Anzi, mica da piangere.
Una cosa del genere, forse anche in proporzione maggiore, era successa a Genova nel 2009, quando Federer e compagni vennero a trovare l’Italia negli spareggi per rimanere nel World Group. Per forza di cose, le proporzioni non erano così “oscene” a favore della Svizzera (qui complessivamente siamo 95 a 5), ma la stragrande maggioranza dei tifosi italici (in Italia) tifano Svizzera. O meglio Federer. Così forte da battere quasi sempre quasi tutti, ma il nazionalismo lo batte. Eccome.
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