TENNIS – US OPEN – DI FEDERICO PARODI – Andy Murray si qualifica per il terzo turno dello Us Open con una vittoria molto più tranquilla rispetto all’esordio: 63 63 64 al qualificato tedesco Matthias Bachinger. Ad attenderlo c’è ora il russo Andrey Kuznetsov, che ha avuto la meglio in rimonta su Fernando Verdasco.
Murray è chiamato in questo torneo a una prova di carattere. La stagione non è ancora finita, ma fin qui il britannico ha avuto un rendimento disastroso, inversamente proporzionale al suo bagaglio tecnico. La scusante dell’operazione alla schiena può reggere fino a un certo punto, ma non abbastanza per spiegare l’evidente involuzione che ha trasformato lo scozzese nella copia sbiadita di quel giocatore che, soltanto due anni fa, vinceva proprio qui il suo primo Slam in carriera.
Il talento non è mai mancato al tennista di Dunblane. Ecco perché il lavoro di Ivan Lendl, a parte un paio di aggiustamenti tecnico-tattici, si era focalizzato sulla testa di Murray. Il sodalizio è ufficialmente terminato lo scorso marzo, dopo due Slam e un oro olimpico. Lo scozzese si è preso diverse settimane per scegliere il nuovo coach e nel frattempo è piombato in una crisi di gioco e risultati da codice rosso. Dopo il trionfo a Wimbledon 2013, non solo non ha più vinto un torneo, ma neanche giocato una finale. Insomma, quello che doveva essere il suo trampolino di lancio ha assunto sempre più i connotati di una parabola discendente.
L’ormai ex Fab 4 dà l’impressione di soffrire i match dal punto di vista mentale, sciogliendosi come la neve al sole alle prime difficoltà, come se non credesse fino in fondo nei suoi mezzi. Oggi siede al suo angolo Amelie Mauresmo, che è stata una grande giocatrice, ma che non aveva certo nella continuità e nella forza mentale le sue armi principali. È ovviamente ancora presto per giudicare il lavoro della francese, ma le perplessità sono d’obbligo.
La sconfitta con Dimitrov a Wimbedon è stata per il numero 9 del mondo una grossa delusione. L’estate americana, con Nadal ai box e Djokovic praticamente assente, una chance sprecata. Vero, ha perso con Tsonga a Toronto e con Federer a Cincinnati, poi vincitori dei rispettivi tornei, ma con il francese era ampiamente avanti nel terzo set e con l’elvetico ha buttato via il secondo da un doppio break di vantaggio. Sconfitte che hanno messo a nudo una fragilità psicologica, ancor più che una condizione fisica approssimativa.
L’esordio da brividi con Haase con tanto di crampi non è stato certo dei migliori. Oggi, invece, tutto semplice contro il qualificato Bachinger, che al primo turno aveva eliminato nettamente Radek Stepanek. Andy ha dichiarato che questo può essere il torneo della svolta. Per uscire dal tunnel ha bisogno di giocare, e possibilmente vincere, partite dure e combattute, contro avversari di livello. Il sorteggio gli ha confezionato un tabellone che sembra fatto apposta per questo. Un bell’esame di maturità, per raddrizzare la stagione e riacquistare la fiducia smarrita.
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