TENNIS – US OPEN – DI GIANLUCA ATLANTE – Sul 4-4 Flavia Pennetta ha decisamente cambiato marcia, travolgendo la wild card americana Nicole Gibbs: 64 60. Ora un ottavo che sa di occasione, contro Casey Dellacqua.
Flavia non concede sconti. Va dritta per la propria strada, incurante di una cambiale pesante come un macigno ma che, nessuno lo ha escluso a priori, può tranquillamente essere pagata alla cassa di Flushing Meadows.
E siccome in questo caldo ed umido appuntamento a stelle e strisce nessuno ti regala nulla, tantomeno una giocatrice come la Gibbs, numero 135 della classifica Wta e 18 di quella di casa, pronta a vendicarsi un anno dopo (60 62 lo score della sfida di primo turno dell’edizione dell’Open degli Stai Uniti 2013), della sconfitta rimediata proprio dalla nostra tennista, la Pennetta ha aperto la giornata odierna sull’Arthur Ashe, come meglio non poteva fare. Aspettando il momento propizio per ingranare la marcia giusta e guadagnare, oseremo dire senza grossi patemi d’animo, gli ottavi di finale di questa quarta ed ultima prova dello Slam. La brindisina, insomma, da numero 11 del tabellone, ha fatto sinora il proprio dovere, rispettando il copione della vigilia (non è mai facile sul ribollente cemento del Queens, basta dare un’occhiata alla parte bassa del main draw femminile) e arrivando a giocarsi, per l’ennesima volta da queste parti, un ottavo di finale.
Il match odierno ha cambiato fisionomia sul 4-4 del primo set. Da quel momento in poi, nonostante la volontà di resistere della graziosa Nicole, la Pennetta, pur non brillando di luce propria come nei giorni migliori (ha palleggiato molto, in alcuni casi anche sin troppo corto), ha disposto a suo piacimento del match, mettendo insieme un gioco dopo l’altro. Trovando modo e tempo anche per portarli a casa con le unghie e con i denti. Morale della favola, a lieto fine per la nostra numero uno, la partita di oggi, senza nulla togliere alla statunitense, è stato un buon allenamento in vista di un non impossibile ottavo di finale contro Casey Dellacqua: non è roba di tutti i giorni in uno Slam.
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