TENNIS – US OPEN – DI FEDERICO PARODI – Roger Federer fa il suo esordio agli Us Open con una vittoria in tre set contro Marinko Matosevic, 6-3 6-4 7-6(4) sotto gli occhi di Michael Jordan, divertito per i colpi dello svizzero, ma anche per i gesti stravaganti dell’australiano.
Le tante partite giocate in questo 2014 sembrano non averne intaccato la condizione fisica di Roger Federer, che rimane invidiabile, così come la sicurezza nei propri colpi. Per avere più certezze sulla sua candidatura a principale favorito del torneo serviranno avversari di ben altra caratura. L’australiano ha messo in campo le sue armi ma anche i suoi limiti, giocando nel complesso un buon match. Federer non ha voluto strafare, illuminando comunque la serata newyorkese con una manciata di punti da fuoriclasse, alla sua maniera, ma complicandosi un po’ la vita nel terzo set, chiuso al tie-break dopo essere stato avanti 4-3 e servizio.
Per alcuni addetti ai lavori lo svizzero, alla luce di quanto fatto nelle ultime settimane, sarebbe il favorito numero uno. Con la finale a Toronto e il titolo a Cincinnati, Federer è indubbiamente uscito dai tornei di preparazione estivi molto meglio dei suoi avversari diretti, anche se, è bene ricordarlo, non sempre questo è garanzia di successo a Flushing Meadows. Basti pensare al 2008, anno dell’ultimo trionfo dell’elvetico sull’Artur Ashe Stadium: ad eccezione della sorprendente medaglia d’oro in doppio alle Olimpiadi di Pechino, quello Slam fu preceduto da risultati in singolare a dir poco sconfortanti.
Il presente dice che Roger Federer, a 33 anni appena compiuti, è ancora nel circuito a livelli altissimi e continua a divertirsi come un bambino (vedere per credere l’esultanza durante la cerimonia di premiazione a Cincinnati, per quello che è stato il suo il sesto titolo nell’Ohio). Con Edberg ha trovato un ottimo feeling, con la nuova racchetta il rapporto migliora giorno dopo giorno. Insomma, chi lo voleva in pensione dopo la disorientata annata 2013 si è ricreduto o ha incominciato a farlo negli ultimi tempi. Purtroppo, però, la carta d’identità non mente e 3 set su 5 è tutta un’altra storia. Roger ha l’esperienza giusta per gestire le tante pause che necessita di prendersi durante i match, ma l’incognita è sempre dietro l’angolo.
In favore dello svizzero è arrivato un aiuto non trascurabile dal sorteggio. Buono, sulla carta anche migliore di quello di Wimbledon, dove Nick Kyrgios, estromettendo Nadal, gli aprì un’autostrada verso la finale. Lo spagnolo è out, la mina vagante Murray, il campione di Melbourne Wawrinka, il ritrovato Tsonga e Milos Raonic sono tutti a fare compagnia a Djokovic. La parte bassa del tabellone è alla portata dello svizzero, ma non sarà così semplice per lui giocare la settima finale newyorkese. Tutte le analisi preventive sui tabelloni sono poi fatte per essere smentite a torneo inoltrato, quando capiremo se il possibile incrocio nei quarti con Dimitrov sarà così tanto più agevole di un Murray in versione sbiadita.
In ogni caso, Federer favorito finalista ci può stare, Federer favorito per il titolo è azzardato. A prescindere dai recenti risultati, Djokovic è il numero uno del mondo ed è il giocatore da battere su questi campi. Il basilese ha iniziato oggi il 15° Us Open della carriera a cuor leggero. Non deve dimostrare più niente a nessuno. Se riuscirà a costruirsi un’altra chance Slam come a Wimbledon, ci proverà, dando tutto. Se non dovesse riuscirci pazienza, il pubblico si “accontenterà” di ammirare la sua sconfinata classe fin quando le forze, fisiche e mentali, glielo permetteranno. Intanto un passo alla volta. Prossima fermata? Samuel Groth.
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