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Kokkinakis: «Sono un po' invidioso di Kyrgios, non vedo l'ora arrivi il mio momento»

TENNIS – Di Diego Barbiani

Thanasi Kokkinakis sta lavorando lontano dai grandi palcoscenici. Dopo il secondo turno in Australia ad inizio anno è sparito dal circuito maggiore dell’Atp per completare la sua crescita attraverso i Challenger, con qualche rara apparizione nelle qualificazioni di Atp 250. Ha deciso di fermarsi un mese (a Giugno) per completare gli studi, tornando a casa ad Adelaide quando i suoi colleghi intraprendevano la stagione sull’erba.

Non ha potuto esserci a Wimbledon dove il suo amico Nick Kyrgios ha eliminato Rafael Nadal negli ottavi di finale. Ora è entrato in tabellone all’Atp 1000 di Toronto grazie al ritiro di Marinko Matosevic nell’ultimo turno di qualificazioni dopo che il primo set si era concluso 7-6(7) in favore di quest ultimo.

Kokkinakis ha un anno in meno di Kyrgios (il primo è nato nel 1996, il secondo nel 1995), ma per Nick costui ha anche più talento in prospettiva. Era il giorno più importante della sua (precoce) carriera, aveva appena battuto Nadal, ma in conferenza stampa disse dell’amico: «E’ un grande talento, forse anche più di me. Avrà una grande carriera». Ad essere rigidi, Kokkinakis oggi è alla posizione n.199 del ranking mondiale (sarebbe dentro i primi 190 se il computer gli contasse già i punti ottenuti con la qualificazione a Toronto), festeggiando l’ingresso per la prima volta nei top.200. Dodici mesi fa Kyrgios era al n.230, quasi quaranta posizioni più indietro. Numeri da prendere con le molle, basta un buon risultato in un Challenger dotato di 80 punti Atp per racimolare i punti necessari a fare un sensibile salto di posizioni, però ad oggi Thanasi è piazzato un gradino più in alto. E se Kyrgios confermerà tutte le attese riposte in lui…

Intanto la risposta alla domanda che tutti voi starete chiedendo è “sì”. Kokkinakis è invidioso dei risultati del suo connazionale. «Sì, lo sono. Almeno un po’. Anche perché io non mi sento lontano dal suo livello di tennis». Intanto però può essere contento di essere il terzo teenager più giovane tra i top-200 dopo Zverev e Coric.

Continuando a parlare del capolavoro di Kyrgios a Wimbledon, Kokkinakis ha detto: «Il suo è stato un percorso straordinario, ma io penso di poter fare qualcosa di simile nel giro di non troppo tempo. Ho ovviamente bisogno che il fisico mi aiuti e non venga colpito da infortuni, inoltre devo mantere il livello di tennis che ho raggiunto nelle ultime settimane» infatti Luglio è stato per lui un mese molto importante: al rientro alle competizioni dopo lo stop auto-impostosi ha vinto un Futures in Canada (a Saskatoon), raggiunto i quarti di finale a Binghamton e Vancouver e la semifinale a Lexington, raccogliendo tante vittorie significative contro giocatori esperti a questi livelli.

Si dice molto convinto di un suo possibile exploit nel giro di breve, intanto però sta scalando velocemente il ranking. Un po’ come fece lo stesso Kyrgios lo scorso anno, con oltre 400 posizioni guadagnate da inizio stagione.

«Ho lavorato tantissimo sugli spostamenti – ha detto dopo la vittoria in due set su Jimmy Wang, n.2 del seeding, a Vancouver – ma anche sul rovescio e sono contento dei risultati che stanno arrivando. Sto giocando molto bene, anche perché il mio fisico sta reggendo ad uno sforzo comunque importante».

Come detto, un mese fa Kokkinakis stava ultimando gli esami al college in Australia. Una scelta importante, anche Gianluigi Quinzi quest anno si è dedicato alla maturità rinunciando alle qualificazioni a Wimbledon dove avrebbe potuto prendere parte grazie alla wild card che gli organizzatori gli avevano tenuto per la vittoria nel torneo junior del 2013. La decisione dell’australiano è comunque maturata anche grazie al fatto che al momento l’erba è una superficie con cui non è riuscito a trovare il giusto feeling. «Ho deciso io di terminare gli studi, perché ero in giro da tanto tempo e piuttosto che cercare una qualificazione a Wimbledon dove non ero neppure al 100% fosse meglio per me tornare a casa». Le sue materie più complicate erano Inglese e Matematica, le ha passate lo scorso anno ma non ricorda bene quale fosse il voto: «Forse B, o C+… Davvero, non è che mi importasse molto con quanto sarei uscito, mi bastava anche il voto minimo».

Kokkinakis è una persona intelligente, ha già capito alcune cose importanti che ruotano attorno al tour: «Pensateci: più fai bene qualcosa e più ti diverti a farla. Non importa dove sei e se ti piace la zona, perché se dovessi perdere in continuazione tutte le settimane, tutto ciò attorno a me farebbe schifo. Quindi potrei anche stare in un posto orribile, giocare un torneo che non è il eccezionale… Però lo vinco e di conseguenza sono felice, mi sento bene, tutto attorno a me assume un nuovo aspetto».

Intanto gli ultimi risultati lo hanno spinto in alto, permettendogli agli US Open di prendere parte alle qualificazioni senza dover chiedere una wild-card alla propria federazione, che comunque la sfrutterebbe per portare nel main draw Bernard Tomic che al momento dell’entry list era fuori di qualche posizione prima di rientrare nella top-70 con il successo a Bogotà. «Sarebbe giusto darla a Bernard – ha detto Thanasi – perché con la vittoria a Bogotà ha dimostrato di valere molto più della sua posizione di allora. Io e James Duckworth avremo bisogno di un colpo di fortuna per avere la wild-card». Kokkinakis comunque vuole a tutti i costi la qualificazione al main-draw, deve cancellare un brutto ricordo che risale a metà Maggio durante le qualificazioni del Roland Garros. Perse al turno finale contro Ante Pavic 7-5 al terzo, mancando un match point. «Ci pensai su per un paio di settimane, ero piuttosto frustrato. Ora però sono proiettato a fare il massimo a New York».

“Il massimo” dice Thanasi, ma cosa intende? La surreale prestazione di Kyrgios a Wimbledon ha dimostrato che può accadere di tutto anche ad un teenager alle prime esperienze nel circuito maggiore. Non vuole emularlo anche se Nick è un po’ il suo punto di riferimento, la sua più grande motivazione. L’ha detto, è un po’ invidioso di quanto fatto a Church Road. Niente di male, solo lo stimolo a migliorarsi sempre più ed a raggiungerlo quanto prima per confrontarsi sul campo. «Gli feci i complimenti, ma onestamente lo invidiavo. E’ un anno più grande di me, magari ha un po’ più di esperienza, ma chiunque tra noi giovanissimi avrebbe voluto trovarsi al suo posto. Non vedo l’ora che arrivi anche la mia occasione». In Australia si stanno già leccando i baffi.

Diego Barbiani

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