TENNIS – US OPEN – DI ROSSANA CAPOBIANCO – Novak Djokovic continua senza intoppi la sua marcia nell’ultimo Slam stagionale dopo aver battuto Mathieu 61 63 60 e si candida come principale favorito di questo torneo newyorkese: cosa potrebbe fargli fallire il successo in uno Slam in cui ha sempre fatto molto bene ma che ha vinto solo una volta, nel suo anno migliore, il 2011?
Vanno bene il matrimonio, i festeggiamenti, i viaggi a Montecarlo dopo il KO a Cincinnati.
Van bene i bagordi, la testa altrove. Quando però c’è odore di Slam Novak Djokovic fa sul serio. E si vede subito.
Non che abbia fin qui dovuto affrontare avversari veri, però la facilità e la fluidità di gioco sono evidenti, la velocità nello spostarsi quella migliore, elastica, prettamente djokoviciana, passatemi il termine.
Il povero Mathieu, che ha un gioco senza grossi picchi e più leggero di Nole, era certo l’avversario ideale per mettere in palla il serbo; a poter complicare le cose quel vento che Nole ama poco, ma che oggi siamo sicuri non ha mai sentito.
Tra due mesi diventerà padre, Novak, e a differenza di Federer non porta dietro la consorte. Vuole tenerla a sicuro, a casa, non vuole ci siano complicazioni. “Le priorità cambiano con i figli”, parole sagge, adulte, sicuramente vere. Parole che però possono allarmare i suoi fan, che vorrebbero un Djokovic sempre affamato in campo. Certamente un torneo dello Slam stuzzica di più, anche con pannolini e bebè in testa, di altri tornei minori.
Anche Sam Querrey per Nole non dovrebbe rappresentare un ostacolo vero, sebbene maggiore se l’americano dovesse servire bene. Poi Isner o Kohlschreiber per aumentare il livello, prima di Tsonga, eventualmente. Un tabellone in ascesa per entrare in forma.
Cosa potrebbe fargli fallire il successo in uno Slam in cui ha sempre fatto molto bene ma che ha vinto solo una volta, nel suo anno migliore, il 2011? La poca fiducia prima di New York? Improbabile.
Qualche intoppo o problema personale? Possibile.
Un grande Roger Federer? Chissà.
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