TENNIS – WIMBLEDON – DI DIEGO BARBIANI – Nello sport, non solo per quanto riguarda la sfera tennistica, c’è un vincitore e uno sconfitto. È lapalissiano, talmente ovvio da risultare banale. E sempre per spirito sportivo lo sconfitto normalmente accetta il verdetto. Magari a caldo si sfoga, si lascia scappare qualche parola fuori posto, se la prende con sé stesso o con un fattore estraneo.
Stavolta, invece, Toni Nadal ha dato la sensazione di non essere riuscito ad assorbire la sconfitta. Curioso, anche perché non in armonia con lo “zio Toni” di qualche anno fa (prima del 2010, diciamo…) assai più generoso nei confronti degli avversari di Rafa. Si vede che l’ultimo, sorprendente kappaò contro Nick Kyrgios agli ottavi di Wimbledon ha bruciato più di altri. Ha dichiarato lo zio di Rafa: «Dal punto di vista dello spettatore è frustrante. Kyrgios ha un gioco basato solamente sul servizio. Io voglio vedere la tattica negli scambi, mi piace guardare Djokovic, Federer Murray o Dimitrov perché nelle loro partite c’è tutto».
Quello dell’aspetto tattico è un punto ricorrente nelle dichiarazioni sue e del n.1 al mondo, che già a metà Gennaio, quando seppe che i campi dell’Australian Open potevano essere più veloci disse: «Credevo che lui (il direttore del torneo, ndr) fosse mio amico…». Al clan Nadal piace lo scambio lungo, un tennis per gladiatori dove la folla diventa partecipe di una battaglia e si entusiasma tanto da non far sentire la pallina che viene colpita dalle racchette. Kyrgios non è così, ma non per questo bisogna fargliene una colpa. Se il tennis a Wimbledon, quindici-vent’anni fa, fosse vissuto su scambi di dieci colpi si sarebbe pensato a un evento raro. E forse Federer avrebbe vinto il torneo per dodici anni di seguito… Questo per dire come tutto l’ambiente abbia subito cambiamenti (c’è chi li chiama, evoluzioni), e oggi lo stesso Nadal è tra quei tennisti che più ha giovato di questo fattore.
Negli ultimi anni però prima Lukas Rosol, poi Steve Darcis, ora Nick Kyrgios (senza dimenticare Dustin Brown ad Halle) sono riusciti a fermarlo nelle prime fasi dello Slam londinese. Almeno due sono “killer” insospettabili alla vigilia, ma che vincente dopo vincente, ace dopo ace, hanno scalato la montagna. Quest anno, prima della sfida a Rosol, Toni aveva anche dichiarato che «le scuse non fanno parte del modo di comportarsi, quando Rafa perde una partita stiamo zitti e andiamo a casa», cosa che è sembrata stonare non poco con una parte delle dichiarazioni rilasciate a seguito delle ultime sconfitte di Rafa, quella contro il ceco nel 2012 o l’altra, addirittura più amara, contro Soderling a Parigi in cui si diceva sostanzialmente che «abbiamo perso, ma perché Rafael non sta bene, soffre di dolori al ginocchio». Pure in Australia, dopo la finale persa contro Wawrinka, il problema alla schiena dello spagnolo portò in primo piano i dolori di Nadal sbiadendo il merito di un trionfo che lo svizzero aveva dimostrato di meritare ampiamente già prima dell’ultimo atto.
Sembra strano un Toni Nadal che non sappia accettare la sconfitta. L’educazione sportiva di Rafa è uno dei punti cardine della personalità del giocatore, e gli è stata spesso riconosciuta da tutti. Vero è che da qualche tempo si palesa una maggiore combattività e un maggiore nervosismo da parte del clan spagnolo nei confronti degli ostacoli, o presunti tali, che si frappongono sulla strada del numero uno. Non vanno bene certi arbitri e lo si dice apertamente, non va bene la conta dei secondi fra un servizio e l’altro, non va che il Master si giochi sempre sulla superficie veloce indoor, per non dire del calendario tennistico, delle settimane di riposo e del numero di tornei da giocare, sui quali si è giunti a una rottura “politica” tra Nadal e Federer. Ora, queste dichiarazioni, su una sconfitta che, mai come in questa circostanza, è apparsa senza appello, anche perché prima del torneo era stato lo stesso Nadal a dipingersi in buona salute e privo di problemi fisici, arrivando ad assicurare che «questi Championships saranno differenti dagli ultimi giocati». Poi è giunto Kyrgios, questo giovane australiano dal talento sconfinato che con una prestazione gigantesca lo ha battuto. Siamo sicuri che non si è persa una nuova occasione per mostrare tranquillità e superiorità anche nei momenti meno propizi? Quel famoso scritto di Kipling, “che tu possa incontrare la vittoria e la sconfitta, e trattare queste due bugiarde con lo stesso viso”, è sempre lì, a Wimbledon, ben visibile a tutti. E chissà quante volte lo ha letto zio Toni…
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