TENNIS – WIMBLEDON – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Sarà la trentacinquesima sfida tra Federer e Djokovic, la seconda in una finale Slam (la prima agli US Open 2007) ma sarà anche l’ennesima sfida tra Edberg e Becker, coach di Roger e Novak, che a Wimbledon in finale si sono sfidati tre volte.
Ci sono rivalità che non si dimenticano: Edberg e Becker dal 1988 al 1990 è stata una sfida continua a Wimbledon, vinta da Edberg due volte su tre. Lo svedese, nato sull’erba e per l’erba, sinonimo di eleganza e sportività, contro Bum Bum Becker, giocatore adesso considerato antenato dei successivi bombardieri anni ’90. Una sfida di contrasti, confronti di stile, ma due che a rete, seppur in maniera diversa, giocavano gran parte del loro tempo.
Storia diversa quella di Federer e Djokovic, che si affronteranno per la trentacinquesima volta in carriera ma soltanto la seconda in una finale dello Slam. L’altra, ben sette anni fa, la vinse nettamente Roger a Flushing Meadows contro un giovanissimo serbo. Con Nadal in mezzo, i due si sono spesso sfidati in bellissime semifinali, come quella di due anni fa vinta in quattro set da un grande Federer, più a suo agio su questa superficie: Federer che poi avrebbe vinto i Championships battendo in finale Andy Murray.
Federer e Djokovic hanno qualche somiglianza e tante differenze: Federer è un attaccante da fondo, Djokovic un contrattaccante; lo svizzero ha più tocco e variazioni, il serbo difende meglio. Roger ha il rovescio ad una mano, Djokovic è un efficacissimo bimane. Entrambi, però, sanno come si vince e si esaltano a vicenda. Se nel confronto contro Nadal Federer ne esce penalizzato dal dritto mancino contro il suo rovescio e Djokovic non può che accendere scambi infiniti contro lo spagnolo, i due sono invece costantemente alla ricerca del vincente nelle loro partite. In modi diversi, s’intende.
Sull’erba però non esistono troppi modi: Roger, che Wimbledon lo ha vinto sette volte e gioca qui la sua nona finale, si muove molto meglio di Nole su questa superficie, anche a quasi 33 anni. Djokovic lo abbiamo visto scivolare spesso, come fa su ogni altra superficie, con la differenza che qui finisce spesso a terra. Questo il vero punto debole di Novak sull’erba, che Federer potrebbe sfruttare a suo favore: la mancanza di appoggi e quindi il minor margine del serbo. Dal canto suo però il vecchio Federer deve servire in maniera perfetta, per evitare di concedere campo a Djokovic che è più abile ad aprirsi gli spazi e a muovere l’avversario. In definitiva, il servizio dello svizzero sarà il vero spartiacque di questo match: se Federer riuscirà a tenere alta la percentuale di prime per oltre due ore/ due ore e mezza, avrà grosse chance di superare il serbo, vista l’ampia gamma di colpi che ha a disposizione a Wimbledon, dove risultano più efficaci che da altre parti.
Inoltre, Nole non vince una finale Slam da Melbourne 2013 e fuori dall’Australia, da quasi tre anni: lo ha sottolineato lo stesso Djokovic al termine del match contro Dimitrov, rimproverandosi di ciò, ma di fronte avrà un avversario che non gioca una finale proprio da due anni, da quel trionfo a Church Road.
La differenza che i due allenatori nonché leggende hanno apportato al gioco dei due pende però dalla parte dello svizzero: se Becker, aggiunto a Vajda, ha forse confuso qualche piano tattico di Novak, portandolo a rischiare troppo a rete in momenti del match troppo tesi, Edberg ha invece pacatamente suggerito soluzioni più offensive lì dove Federer può fare la differenza. La presenza di Becker risulta poi ben più ingombrante ed eccentrica rispetto a quella di Edberg sulla panchina, ma questo era piuttosto prevedibile. Anche Djokovic e Federer sono due personaggi completamente diversi, sebbene entrambi amino essere al centro dell’attenzione. Prime donne con stili diversi.
Quale stile predominerà domani non ci è dato di saperlo ma gli incroci emotivi e tecnici, in campo e non solo, promettono spettacolo. E spettacolo sia, nel teatro più bello del mondo.
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