TENNIS – DI SALVATORE DE SIMONE – Dopo l’exploit di Wimbledon, con la straordinaria vittoria su Rafael Nadal, il giovane australiano ha tutti gli occhi puntati addosso. Sarà in grado di risollevare una nazione in crisi, quella australiana, e dare aria nuova alle stagne gerarchie del tennis maschile? Il connazionale Tomic non c’è riuscito, ma Kyrgios è diverso…
Gli appassionati australiani del tennis sono in queste settimane in fibrillazione: finalmente sembra sia comparso sulla scena un giovane che potrebbe aggiungersi alla lunga lista di grandi campioni provenienti dalla terra dei canguri. Nick Kyrgios ha sorpreso tutti a Wimbledon battendo in quattro set Rafael Nadal con grande autorità, suscitando enormi speranze a chi aspetta da tempo un ricambio generazionale nel mondo delle racchette. Nello Slam londinese abbiamo anche assistito alle grandi prestazioni di Raonic e Dimitrov, capaci di arrivare in semifinale e di giocare un ottimo tennis; ma la vittoria di Kyrgios nel suddetto match contro il fuoriclasse maiorchino è stata qualcosa di diverso, sia per la ancora più giovane età dell’australiano rispetto al bulgaro e al canadese, sia per la partita in sé, dato che probabilmente nessuno si aspettava un Nadal impotente di fronte alla furia di un diciannovenne.
In realtà gli australiani da un po’ di tempo avevano puntato su Kyrgios: durante l’ultimo Australian Open c’era stata molta attenzione su di lui (e sull’altra promessa, Thanasi Kokkinakis) e il giovane Nick aveva fatto intravedere le grandi potenzialità che potrebbero portarlo in cima e farlo diventare il primo aussie a vincere tornei importanti dai tempi di Lleyton Hewitt (il quale, en passant, tre giorni fa ha vinto a 33 anni suonati il torneo di Newport, dimostrando di essere ancora un signor tennista). Attenzione dovuta anche alla cocente delusione provocata dal caso Tomic, il quale è caduto in una crisi che al momento non sembra avere vie d’uscita; i comportamenti controversi e un padre ingombrante, a cui è stato impedito dall’Atp di assistere il figlio nei tornei per via della denuncia di aggressione fatta dallo sparring partner di Bernard, sono stati forse la causa della caduta del giovane tennista che tante speranze aveva acceso negli australiani. Inoltre è di pochi giorni fa la notizia dell’abbandono della IMG, agenzia che lavorava con lui sin da quando il ragazzo aveva 12 anni. Però su Tomic è necessaria una piccola parentesi: ha ancora il tempo di diventare un giocatore importante, dato che in fondo ha ventidue anni e un notevole bagaglio tecnico. Ma deve superare in fretta questo brutto periodo se vuole essere un protagonista, anche perché altri giovani sembrano vicini alla definitiva maturazione.
La parabola non ancora conclusa di Tomic dimostra quanto sia difficile emergere nel tennis attuale e può indurre a domandarsi se Kyrgios è in grado di migliorare fino a diventare un grande giocatore oppure se farà la fine di altri tennisti che, per diversi motivi, non sono riusciti a soddisfare le aspettative. Non si può sapere cosa succederà nei prossimi tempi però da alcuni aspetti è possibile azzardare l’ipotesi che Kyrgios abbia buone possibilità di far ancora parlare di sé in futuro e può dare un’idea proprio il paragone con il connazionale Tomic. Quest’ultimo non ha mai davvero impensierito Nadal, Federer o Djokovic quando se li è trovati di fronte in campo; soltanto a Wimbledon 2011 ha vinto un set contro il serbo, più per distrazione di Nole che per meriti propri. C’è poi una valutazione tecnica da fare; Tomic è un giocatore più completo rispetto a Kyrgios, ma l’unico suo colpo definitivo, il rovescio (soprattutto lungolinea), non ha la precisione e la potenza devastante del servizio e del diritto di Nick, il quale tra l’altro si muove benissimo in campo e anche nel suo colpo meno sicuro (il rovescio) è capace di tirare fuori cross strettissimi che mettono in grande difficoltà gli avversari.
Ma al di là della tecnica, quello che sembra differenziare Kyrgios da Tomic (ma anche dagli altri giovani) è un fattore ancora più decisivo: la testa. La tenuta mentale e la volontà di perseguire gli obiettivi sono aspetti fondamentali per poter ottenere grandi risultati e vittorie come a Wimbledon contro Nadal. Kyrgios nell’ottavo di finale londinese non ha impressionato soltanto per la bravura ma anche (e forse di più) per la sua determinazione e la capacità di tenere i nervi saldi nei momenti delicati del match; basti pensare a come ha continuato a giocare nel terzo e quarto set, come se non avesse perso il secondo; o a come ha annullato le palle break. Perfino nelle esultanze ha lasciato intravedere una volontà diversa rispetto a quella di altri giovani tennisti: «Kyrgios non ha avuto paura e questa è stata la chiave della vittoria», ha giustamente detto un altro connazionale, Pat Cash.
Questo coraggio e il talento naturale possono far compiere al giovane Nick grandi cose, ma c’è ancora tanto da fare. Il ragazzo sembra avere le idee chiare in proposito; subito dopo Wimbledon ha rescisso il contratto che lo legava a Simon Rea (ma era stato deciso già prima del torneo) e ha assunto un nuovo staff con due allenatori, Todd Larkham e John Eagle. Nelle interviste ha dichiarato di voler migliorare nei colpi dove è ancora piuttosto deficitario, soprattutto nella risposta alla prima di servizio, e di provare ad arrivare a tutti i costi all’obiettivo prefissato: il numero uno del mondo. Il traguardo più ambizioso, che Kyrgios potrà raggiungere solo se, oltre agli avversari e ai miglioramenti tecnici, avrà la forza mentale che permette non solo di vincere grandi partite ma anche di maneggiare le molte distrazioni fuori dal campo: «Nick può avere un grande futuro, ma non carichiamolo di troppe aspettative», ha dichiarato l’immenso Rod Laver, che ben conosce le insidie dovute alle attese di una nazione con una grande tradizione di giocatori importanti che non passa il periodo più luminoso della propria storia tennistica. Vedremo in futuro se Kyrgios saprà superare queste insidie o se sarà un’altra promessa mancata. Ma ha le carte in regola per essere un grande protagonista e tutto dipenderà dal modo in cui saprà giocarsele.
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