TENNIS – WIMBLEDON – Dall’inviato a Londra GIANLUCA ATLANTE – Perde ma a testa alta Paolo Lorenzi contro Roger Federer, al debutto sul Campo numero 1. L’azzurro gioca con coraggio e costanza, ma lo svizzero è troppo forte e aggressivo. Tredicesimo Slam in carriera per Lorenzi, mai andato oltre il primo turno.
Londra – Tredici Slam in carriera, altrettanti primi turni. Oggi, però, sarebbe stato sorprendente. Ancor più di Davide contro Golia. Ancor più, giocando con il tennis da club, di quel non classificato pronto a sfidare un vecchio zero di seconda. Paolo Lorenzi, in sostanza, ha fatto il suo.
Ma se tu non hai mai passato un turno negli Slam e dall’altra parte c’è chi ne ha vinti 17, sommando a questi altre sette finali, trovando modo e tempo per alzare altrettante volte la prestigiosa coppa che da queste parti, e non solo, vale più di qualsiasi altra cosa, un motivo ci sarà. Ed il motivo è racchiuso in un’ora e trentatre minuti di lezione privata a basso costo, crediamo. Il tempo di entrare sul campo numero uno, sbollare la gialle Slazenger e provare a far qualcosa contro Sua Maestà il Signore di Basilea.
Vestito, come da prassi, di un bianco candido dal suo sponsor, senza tinte accese, nemmeno ai lati o sotto le suole che, dall’altra parte, hanno finito per infuocare l’erba del buon Lorenzi, pronto a correre da una parte all’altra del rettangolo di gioco e a farsi gonfiare la vena, pur di racimolare la miseria di cinque giochi. L’ultimo dei quali, dopo aver annullato cinque matchpoint allo svizzero, prima di arrendersi al nono gioco, salutare cordialmente il suo avversario, ricevere il complimento di rito e filare via negli spogliatoi consapevole, lo ripetiamo, di aver fatto il massimo.
DICHIARAZIONI DI LORENZI
Nadal sulla terra, Djokovic sul cemento e Federer sull’erba. Non si è fatto mancare nulla, negli ultimi anni, Paolo Lorenzi. Il meglio e sulle superfici da loro preferiti. “Ed oggi, all’esordio, Federer mi ha fatto capire a chiare note di essere Federer”, ha simpaticamente affermato il tennista di Siena. “La mia dimensione, però, è questa ed io posso soltanto che essere contento di quello che ho fatto, di come, negli ultimi anni, sia riuscito a restare tra i primi cento e a guadagnarmi la possibilità, non solo di giocare in palcoscenici come questi, ma anche di mettere in tasca dei soldini importanti”. Ecco, appunto. Viva la faccia della sincerità e del sano equilibrio. “Il tennis è un qualcosa che mi piace, ma un giorno non vorrei essere obbligato a giocare per tirare avanti. Ci può e ci deve essere dell’altro – ha spiegato l’azzurro – ed è per questo che ho voluto studiare, pensando a quando sarà ed ad una decisione che dovrà essere non dovuta, ma voluta”.
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