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Wimbledon: Dimitrov non è più uno Junior, Saville cede

TENNIS – WIMBLEDON – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Dimitrov batte facilmente il giovane talento australiano Saville, meno famoso dei suoi connazionali Kyrgios e Kokkinakis ma ex campione juniores come lui a Wimbledon. Il bulgaro vince 63 62 64 e si candida a fare bene a questi Championships, dove non era prima mai arrivato al terzo turno.

Tre anni. Tre anni sono nulla il più delle volte, nel tennis invece sono un’enormità. Sono la distanza tra Grigor Dimitrov e Luke Saville, entrambi ex campioni junior a Wimbledon, entrambi promesse, entrambi adatti al gioco su erba. Grigor ormai è però un giocatore a tutti gli effetti, a ridosso dei primi dieci giocatori del mondo, vincitore di quattro tornei ATP, un fisico che prima lamentava crampi dopo un set e ora invece tiene ed è particolarmente elastico: merito di Roger Rasheed, almeno questo.

Il resto è tutto nel suo braccio: servizio, dritto, rovescio, tocco. La completezza del gioco del bulgaro è ben più evidente sull’erba, dove slice e colpi piatti (ma non solo) contano più che sulle altre superfici. Dimitrov ha un po’ “sporcato” il proprio gioco rispetto a qualche anno fa, gioca anche in maniera più difensiva spesso e volentieri; non sull’erba, dove si sente a proprio agio e si fida dei propri colpi.

Dall’altra parte della rete c’è un ragazzo biondissimo, quasi albino, a cui manca la pesantezza dei colpi ma sa servire, tirare col dritto e giocare a rete. Tutto qui, però. Almeno per ora. L’australiano di Berri, nel sud dell’Australia a poco più di 200 km da Adelaide, nel 2011 aveva impressionato, nel 2012 si era confermato in Australia: il salto dai tornei giovanili a quelli da professionisti però è troppo alto e Saville, sebbene sia sulla buona strada, non l’ha ancora compiuto. Dovrà rinforzarsi, dovrà limare quelle lacune che si vedono soprattutto dalla parte del rovescio e nella risposta, tatticamente è ancora acerbo.

Dimitrov invece sa quello che fa: sente i punti importanti, è cinico, copre bene il campo, non ha paura. Almeno contro chi sa essere meno forte di lui: questo ormai è registrato nella testa e nel tennis del bulgaro, che sciorina risposte bloccate e passanti di rovescio incrociati con estrema sicurezza. 

La partita è il perfetto specchio di queste due realtà, dello status di due giocatori con tre anni di distanza: uno però con più talento. Dimitrov cerca il salto definitivo qui a Wimbledon, che negli Slam fin qui ha fatto poco e vuole ribaltare questo trend negativo. 

Al prossimo turno affronterà Dolgopolov, per un match che si annuncia spettacolare nei colpi ma che il buon Grigor dovrebbe portare a casa. E poi si guarderebbe -finalmente- alla seconda settimana, quella dei grandi.

 

Rossana Capobianco

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