TENNIS – Di Diego Barbiani
PARIGI. Rafael Nadal conquista la sua nona finale al Roland Garros dopo la facile vittoria ai danni di Andy Murray per 6-3 6-2 6-1. Si riproporrà dunque, per la quarantaduesima volta, la sfida tra lui e Novak Djokovic.
Una partita dominata, mai in discussione. Un successo che rimarca la netta supremazia dello spagnolo verso la quasi totalità degli altri, rigettati al grado di comprimari quando trovano il n.1 del mondo (in carica) davanti a loro. Anche lo scozzese, che pure tre settimane fa a Roma aveva dato sfoggio di un ottimo tennis contro lo spagnolo, si è dovuto inchinare senza la minima speranza di reazione. Da quell’incontro sono cambiate tantissime cose e Nadal, aiutato sensibilmente da un tabellone apertosi fino al quarto di finale, ha ritrovato forza e sicurezza ed un dritto che corre come negli anni passati.
Dopo dieci minuti di partita era già tutto delineato. 3-0 Nadal, che aveva affondato il proprio dritto nella mente dell’avversario almeno tre o quattro volte. Murray ha provato a non entrare nello scambio: accorciare i punti prendendosi rischi o, comunque, tenere il pallino del gioco. Un’impresa. Nel primo scambio in assoluto del match ha accelerato almeno quattro volte prima di sfondare il muro avversario, ma ha perso i successivi quattro punti pagando quello sforzo. Era impossibile, per quanto ci provasse. Rischiando molto, inoltre, arrivavano anche tanti errori e la partita era già ampiamente segnata.
Da qualche giorno a Parigi si era sparsa la voce che Nadal convivesse con dolori alla schiena. Niente di più falso, almeno questa è la sensazione vedendolo correre, rincorrere e giocare con assoluta scioltezza ogni punto. Con un margine sull’avversario che si ampliava game dopo game, in alcuni frangenti ha dato l’impressione di controllare la situazione mantenendo una percentuale di prime sufficiente a non correre alcun problema.
La finale di domenica concluderà un torneo nel complesso molto deludente e privo di particolari sussulti: Nadal ha avuto strada libera fino ai quarti di finale, Federer si è spento su uno smash colpito male nel secondo set contro Gulbis, Murray ha rischiato in troppe circostanze per candidarsi a vera sorpresa e Djokovic oggi ha mostrato un crollo fisico che potrebbe condizionare il suo comportamento in finale.
Al contrario di quanto accaduto in Australia, il fatto che nessuno (Gulbis a parte, a cui va il merito di averci almeno provato) abbia potuto insidiare l’oligarchia regnante è lo specchio della pochezza dei comprimari, che come accade nei grandi appuntamenti degli ultimi anni vivono delle briciole che cadono dal tavolo dei migliori.
Saranno dunque ancora loro, Nadal e Djokovic, a contendersi il titolo nella finale dello Slam parigino. Sarà la seconda volta negli ultimi tre anni che la loro sfida varrà il trofeo e che solo per causa un sorteggio beffardo lo scorso anno non si è potuta avereha potuto evitare, proponendo la sfida in semifinale in quella che ancora oggi viene ricordata come la partita in cui il serbo fu talmente vicino alla vittoria da commettere un’invasione di campo. Al termine si potrà registrare, in ogni caso, un record nuovo: dovesse vincere Nadal sarebbe il nono trionfo in un singolo torneo dello Slam, migliorando il suo stesso record ottenuto dodici mesi fa; dovesse vincere il serbo invece ci sarà il completamento del “Career Gran Slam”.
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