TENNIS – Di Diego Barbiani
PARIGI. Simona Halep conquista la sua prima finale Slam in carriera dopo la vittoria per 6-2 7-6(4) su Andrea Petkovic. Sabato prossimo scenderà in campo contro Maria Sharapova, autrice oggi di una vittoria ben più complicata ai danni di Eugenie Bouchard.
Vivere tra le nuvole, è quello che la rumena sta provando da circa un anno fa. E sul campo la sua precisione, la sua convinzione è rimarcata scambio dopo scambio. Sa quello che vuole, sa come lo può ottenere. Un misto micidiale che dalla vittoria a Norimberga di un anno fa l’ha condotta fino a traguardi impensabili.
Con un gioco semplice è riuscita a scalare la classifica con una velocità impressionante e da lunedì salirà sul podio al n.3, scavalcando Agnieszka Radwanska. Intanto però avrà un match che potrebbe consegnarla alla storia sportiva del suo paese, la Romania, ed unirsi ad Ilie Nastase e Virginia Ruzici nel gruppo dei vincitori di Slam.
Il primo set è stato rapidissimo, giocato sul velluto da Halep mentre Petkovic non riusciva a sciogliere i muscoli per la tensione. Le riusciva poco o nulla del gioco spumeggiante mostrato contro Sara Errani ieri. Quando le gambe non girano è il compito si complica ulteriormente e se si sta affrontando una giocatrice in totale trance agonistica come la rumena il 6-2 maturato in venti minuti è presto spiegato.
La tedesca aveva difficoltà negli spostamenti laterali. Non riusciva a prendere il ritmo, allungare lo scambio e colpire tante palle perché dopo due colpi già era in ritardo e se rigiocava il colpo ne usciva uno più corto, facilmente attaccabile.
Nel momento in cui Halep ha concesso qualcosa, Petkovic ha reagito procurandosi il primo break in suo favore. Avrebbe dovuto allungare sul 4-1, ne ha anche avuto l’opportunità. Da 40-15 però ha commesso errori su errori. In un lampo è stata ripresa e da lì la rumena ha ripreso il ritmo asfisiante del primo parziale.
E’ aumentata la tensione, gli scambi si facevano sempre più duri e difficili. Eppure Halep sembrava aver sempre il controllo delle operazioni. Al servizio non cedeva un punto, alla risposta spesso trovava gli angoli per prima e portava a casa il punto. Si è arrivati al tie-break e dopo tanti mini-break nei primi punti si è rivelato decisivo un errore sciagurato della tedesca sulla prima palla corta, comunque uscita male, della rumena.
Alla fine la gioia è immensa. Lei che un anno fa usciva all’esordio contro Carla Suarez Navarro dopodomani giocherà per il nono titolo in carriera. Dodici mesi fa, ancora, doveva ottenere il primo. Lei vuole, lei può. E’ semplice, ma tremendamente efficace.
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