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Raccontando Wimbledon: il relax del villaggio e la sacra "queue" del torneo

TENNIS – Dal nostro inviato a Wimbledon Diego Barbiani

Uno dei tanti aspetti che caratterizzano Wimbledon nel mondo è Wimbledon Village. Questo si trova tutt’attorno al complesso dell’All England Club ed è un paesino affascinante, lontano dal caotico centro di Londra, dai rumori di macchine, dal via vai di gente.

C’è una strada principale che collega le due colline attorno ai campi da tennis, poi solo stradine circondate ai lati da abitazioni tipiche inglesi, di quelle che il termine “vicino di casa” rappresenta letteralmente quanto si dice: case costruite a coppia, con la porta del vicino che è attaccata all’altra e la casa che si sviluppa l’una a destra e l’altra a sinistra.

Ci si muove bene a piedi, ci si può fermare in uno dei bar a prendere un cappuccino ed a sedersi tranquillamente fuori per godersi la tranquillità del posto. Molti tennisti approfittano della situazione per fare passeggiate sul marciapiede in totale relax. C’era John Isner che camminava con la fidanzata senza che fosse fermato dai passanti. E lui a Wimbledon ha riscritto la storia del tennis con quella vittoria epica contro Nicholas Mahut per 70-68 al quinto set nel 2011. Vedere l’americano fa realmente impressione, ci si sente come un fagiolo sotto la Torre Eiffel. Dall’altro lato della strada Mouratoglou fa stretching con un paio di cuffie enormi, la sua fidanzata dovrebbe stare in una casa di una vita poco distante da lì. Gasquet invece va a fare colazione in uno dei tanti bar/caffetterie che costeggiano la strada principale.

Wimbledon, la cittadina, vive soprattutto in queste settimane, un po’ come quei paesini che hanno il privilegio del mare e d’estate si popolano di turisti. Ed i turisti qui sono tantissimi: solo ieri Wimbledon ha fatto registrare oltre 42.500 spettatori, chissà quanti provenienti dalla “queue” (la fila). Chi è mai stato in Inghilterra sa cosa vuol dire avere rispetto per la fila. Chi è il quarto rimane al suo posto ed attende il suo turno con pazienza. Alla fermata dell’autobus si aspetta che scenda chi deve scendere e poi si sale in fila, in metropolitana uguale, alla queue di Wimbledon uguale. E’ un concetto semplice, ma che nel tempo ha differenziato l’Inghilterra da tanti altri paesi. Qui poi la fila ha un significato speciale: è un’esperienza coinvolgente, sono migliaia le persone che si mettono in coda nel parco dall’altro lato della strada con tende, viveri e bevande. Alcuni arrivano alla sera prima, la nostra Rossana Capobianco per tanti anni è arrivata alla domenica prima dell’inizio del torneo per riuscire a trovare il biglietto per il centrale. Solo i primi 500 della fila hanno questo privilegio, con un tagliando che li porta a pochi passi dal campo nel primo anello, pagato allo stesso prezzo de secondo.

Ieri Goran Ivanisevic era nella queue. Da quando la Lavazza è diventata sponsor del torneo ha organizzato degli stand lungo il percorso della queue ed attività che coinvolgono a turno alcuni campioni del passato. Ieri era il turno del croato che si divertiva a scherzare con tantissime persone e portava loro il caffé. Volete prenderne uno con Ivanisevic? Ora sapete come fare.

Diego Barbiani

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