TENNIS – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Grigor Dimitrov ha vinto il quarto trofeo della sua carriera, il primo sull’amata erba -fu campione a Wimbledon junior- sotto gli occhi di Maria Sharapova. Continua però a deludere negli Slam, un solo quarto di finale, quest’anno agli Australian Open. Wimbledon è un’occasione d’oro per il bulgaro.
Le nuvole hanno finalmente invaso il cielo di Londra, per una settimana intera praticamente priva di pioggia. Un evento in Gran Bretagna che gli spettatori di un torneo di tennis festeggiano sfoggiando i poco usati calzoncini e canotta, anche se la temperatura difficilmente raggiunge i venti gradi centigradi. Roba che in Italia ringraziamo il cielo dopo i 40 dei giorni scorsi e tiriamo fuori di nuovo la giacca di pelle, che magari prendiamo il raffreddore.
Coperta da un cappotto nero e non troppo bene nascosta dagli occhiali scuri sugli spalti, Maria Sharapova sorseggia la sua centrifuga salutare con verdura e frutta e si gode una partita di tennis; fino a poco tempo fa nemmeno sapeva chi fosse Jeremy Chardy, per dire: le fu gentilmente ricordato dalla di lui fidanzata, Alizé Lim, su twitter:
@MariaSharapova and yet looks like you should… pic.twitter.com/CoeTmlK3eG
— Alizé Lim (@AlizeLim) May 31, 2013
Oggi invece pare interessata. Il motivo è il suo fidanzato, Grigor Dimitrov, che lotta e salva un match point ma riesce a vincere contro un ottimo Feliciano Lopez. Grigor vince il quarto torneo della carriera, il terzo quest’anno. Nel frattempo, Maria si è documentata sul tennis maschile. Tra il 2013 e il 2014 Dimitrov ha sicuramente fatto un passo importante verso la consacrazione di giocatore vero. I chili di muscoli in più, così come la capacità di stare in campo fino alla fine, lo dimostrano. In questo sicuramente l’apporto di Roger Rasheed è stato decisivo; meno per quello che riguarda probabilmente un discorso puramente tecnico-tattico, dove forse si son visti passi indietro rispetto alle caratteristiche del talento bulgaro.
Tuttavia, Dimitrov fatica ancora e tanto nei tornei dello Slam; tre set su cinque è un altro sport, concordiamo, ma un primo turno come a Parigi, quando già hai vinto ottimi tornei, non è accettabile. Dimitrov lo si scoprì proprio al Queen’s. Fu Chris Kermode, organizzatore del torneo e adesso presidente ATP, a donargli una Wild Card cinque anni fa, quando era numero 360 del mondo. E di fatto Dimitrov, gentleman sicuro, gli ha donato la racchetta dopo la vittoria, ringraziandolo immensamente e conquistando i cuori delle raccattapalle che si è permesso di chiamare “cuties” senza che la Sharapova mostrasse segni di gelosia.
L’erba, dicevamo. Dimitrov sa giocarci bene: si muove bene su questa superficie, il servizio è adatto, può andare avanti se riesce a trovare il coraggio e ha meno problemi nella risposta; lo slice, poi, è un’altra arma importante che il bulgaro conosce bene.
Gli elementi per fare un primo vero torneo dello Slam come si deve ci sono: nessuno si figuri cambi della guardia o momenti storici. I Federer, i Sampras, i Becker sono stati e rimangono altra cosa. Fenomeni. Dimitrov però, come Janowicz lo scorso anno, potrebbe spingersi fino alle fasi finali e dare finalmente la svolta decisiva alla sua carriera: entrare intanto tra i primi 10 giocatori del mondo e cominciare da lì a sfidare i più forti con qualcosa di più di una flebile speranza.
Il mondo del tennis lo attende: quello che deve accadere accade sempre a Wimbledon. Tocca a te, Grigor.
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