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Nadal ha preso Sampras, ora c'è Federer nel mirino

TENNIS – Di Salvatore De Simone

Rafael Nadal, con la vittoria su Novak Djokovic nella finale di domenica, ha conquistato il nono titolo in carriera al Roland Garros. Con l’ultimo trionfo parigino ha vinto anche il quattordicesimo slam, agguantando in questo modo Pete Sampras nel numero di major. Un risultato impressionante, se si pensa soltanto che l’ex campione statunitense è arrivato a quota 14 all’età di 32 anni mentre il maiorchino ne ha 28 appena compiuti.

Ora Nadal ha nel mirino anche lo storico rivale Roger Federer. Il fuoriclasse svizzero, con i suoi 17 slam in bacheca, detiene al momento il record assoluto negli slam; al momento, appunto. Perché ormai la supremazia nei major del campione di Basilea è seriamente in pericolo. Sembrava forse incredibile fino a qualche tempo fa, ma Nadal ha cambiato le carte in tavola e alla luce della situazione attuale non è una congettura visionaria pensare che il tennista di Manacor possa raggiungere Federer se non addirittura superarlo.

Sul rossocrociato è necessario fare una premessa: non è affatto detto che Federer si fermi a 17. Lo svizzero ha spesso dichiarato di voler continuare a giocare almeno fino alle Olimpiadi del 2016 in Brasile. Gli anni passano, gli avversari aumentano e la resistenza atletica diminuisce; in più c’è un’altra coppia di gemelli a cui badare. Ma Roger ha sempre qualche freccia al suo arco ed in tornei come a Wimbledon potrebbe ancora essere un protagonista e magari dare la zampata vincente. Però anche in quest’ultima eventualità le chance di Nadal nella rincorsa degli slam non diminuiscono.

Prendiamo per il momento in considerazione soltanto il Roland Garros: il maiorchino ha vinto nove delle ultime dieci edizioni e non c’è nessun motivo di credere che possa fermarsi qui. Mettendo da parte la sconfitta contro Soderling nel 2009 (la sorpresa più clamorosa nel tennis degli ultimi anni) e lo spavento contro Isner nel 2011, l’iberico ha avuto problemi soltanto con Djokovic; ma il serbo finora non è riuscito a sconfiggerlo sul centrale di Parigi, nemmeno quest’anno in cui Nole era ritenuto da molti il favorito. L’ultima finale ha dimostrato quanto sia dura per il tennista di Belgrado avere la meglio su Nadal a Parigi, soprattutto dal punto di vista psicologico. Perché le cose dovrebbero cambiare in futuro? Certo, bisogna dare credito a Djokovic, che è un campione e magari potrebbe battere Rafa anche nello slam francese ma lo spagnolo ha ancora una marcia in più nelle partite al meglio dei cinque set su terra battuta.

A parte il serbo, al Roland Garros la concorrenza per Nadal praticamente non esiste ed un nuovo superman terraiolo non si vede all’orizzonte. Ma Nadal non è soltanto un impareggiabile specialista della terra rossa e i risultati più che notevoli finora raggiunti negli altri tornei dello slam ne sono una dimostrazione. Già nell’imminente Wimbledon il maiorchino è uno dei grandi favoriti al titolo, considerando il carico di fiducia proveniente dalla vittoria parigina di domenica scorsa. Le ultime due apparizioni nel major più antico sono state un disastro a causa delle sconfitte subite contro Rosol e Darcis, ma l’iberico ama giocare sull’erba e nel tempio del tennis ha pur disputato cinque finali, vincendone due: non sarebbe una sorpresa se riuscisse nelle prossime edizioni a incrementare il palmares. Sul cemento (rallentato) è stato spesso protagonista e nelle ultime due competizioni slam su questo tipo di superficie ha vinto a New York e poi in Australia ha perso la finale solo per via del mal di schiena e di un Wawrinka in stato di grazia. Rafa non domina sul veloce come sull’amata terra battuta; Djokovic lo ha già battuto in passato ed è un avversario molto più temibile sui campi duri ma la sfida tra loro rimane sempre apertissima: nell’ultimo match, agli Us Open, l’ha spuntata proprio lo spagnolo. Murray e Federer nei Majors non battono Nadal da anni e anche se hanno qualche possibilità in più rispetto alle sfide su terra rossa, non partono favoriti contro l’iberico.

Poi ci sarebbero i giovani. Qui è forte la tentazione di sorvolare e stendere un pietosissimo velo. Tra le nuove leve qualcuno ha un grande potenziale e sembra in crescita, soprattutto Raonic. Ma ammesso che Milos e compagnia riescano finalmente a maturare, francamente sembra difficile immaginare Nadal nella stessa situazione in cui si è trovato ad esempio McEnroe a metà anni ottanta, quando lo statunitense ha dovuto vedersela contro i quattro “moschettieri” (Lendl, Edberg, Becker e Wilander) capaci di arrestarne il dominio.

La vera grande incognita per il numero uno del mondo potrebbe essere la saturazione fisica. Lui stesso in una recente intervista ha dichiarato di sentirsi a volte un giovane uomo, ma un tennista “vecchio”. Però della tenuta atletica che potrebbe abbandonare da un momento all’altro Nadal, a causa del gioco dispendioso di quest’ultimo, se ne parla da una decina d’anni. Lo spagnolo ha avuto sindromi di Hoffa e malanni vari che lo hanno costretto a pause più o meno lunghe. Ma è sempre ritornato forte come e più di prima. Non è più un ragazzino, però per superare o almeno raggiungere Federer nel numero di slam non deve vincerne quattordici; gliene bastano molti di meno. Pochi pensavano che avrebbe raggiunto Sampras, eppure lo ha fatto. Proprio all’ex campione americano un giornalista qualche anno fa chiese se Federer sarebbe riuscito nell’impresa di arrivare al record allora ancora detenuto da Pistol Pete; lo statunitense diede questa risposta breve e netta: «Beh, è inevitabile».

Così come nella vita, anche nel tennis non ci sono certezze. Forse non è inevitabile che Nadal riesca a raggiungere Federer nel numero di slam vinti. Ma è possibile. E’ in grado di farlo. Perché, piaccia o no il suo modo di giocare a tennis, Nadal è un fuoriclasse assoluto che ha segnato, sta segnando e probabilmente continuerà a segnare la storia di questo sport.

Salvatore De Simone

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