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Haas si opera ma annuncia: «Non è finita». Quando la passione vince sulla sfortuna

TENNIS – Di Diego Barbiani

Prendete un dizionario d’inglese ed andate alla lettera “F”. Alla voce “fighters” (combattente, ndr) e tra i tanti significati troverete scritto “Tommy Haas”. Il tedesco ha annunciato che dovrà operarsi ancora una volta alla spalla, ma nonostante i trentasei anni suonati non vuole saperne di chiudere qui con il tennis.

«Non avevo altra scelta – ha detto alla Bild – non potevo neanche dormire dal lato infortunato. Si è rotto il tendine del sovraspinato, nella cuffia dei rotatori, e va ricucito. L’intervento durerà un’ora, la sera stessa sarò a casa, ma le successive 3-4 settimane saranno le più dure» aggiungendo però che «voglio rientrare, perché voglio essere io a dire basta col tennis, e sogno di farlo in un torneo importante come fu per Agassi o Roddick».

Il tedesco classe 1978 è uno dei più navigati nel circuito assieme a Radek Stepanek e a Marc Giquel (quest ultimo addirittura più vecchio di un anno rispetto ai due) e dopo gli ultimi due anni con grandissime soddisfazioni nel 2014 è tornato ad essere bersaglio della malasorte. Le sue vicissitudini ricordano molto quelle di Lleyton Hewitt, anche lui grande combattente che negli ultimi anni ha dovuto subire numerose operazioni e lo scorso anno ha continuato a giocare nonostante una placca di metallo installata nel piede.

Ad intervalli regolari Tommy ha sempre dovuto affrontare situazioni personali molto difficili. Sarà questo il quarto intervento chirurgico alla spalla, ma sono tante le parti del corpo colpite da problemi fisici in una carriera che poteva regalargli molte più soddisfazioni.

Nel 2002 poco dopo aver raggiunto l’apice con la posizione di n.2 del mondo, suo padre entrò in coma a seguito di un brutto incidente e Tommy preferì abbandonare momentaneamente il tennis per pensare alla sua famiglia. Saltò tutto il 2003 per il primo grave infortunio alla spalla. Da lì in avanti non avrà più modo di tornare a quei livelli, a parte quando nel 2007 dopo la semifinale a Melbourne fece capolino per un breve periodo tra i primi dieci.

Sposato con Sarah Foster, attrice statunitense, è diventato padre il 15 Novembre 2010 quando venne al mondo Valentina. Tommy era fermo da inizio stagione, l’ultima sua apparizione fu all’Australian Open. Quella volta non era solo la spalla a bloccarlo, ma anche un infortunio all’anca destra. Ci fu bisogno di un duplice intervento e, se non fosse stato per la figlia, probabilmente avrebbe già appeso la racchetta al chiodo.

Dopo i trent’anni si avverte il bisogno di nuovi stimoli per ricominciare, soprattutto in uno sport che non aspetta niente e nessuno e con le ultime modifiche ha fatto passi da gigante.

La nascita di Valentina è servita soprattutto a questo: «Mi rimetterò in sesto – disse – non penso al ritiro. Vorrei tanto che mia figlia Valentina potesse vedere il proprio papà giocare». Grazie a lei inoltre è cambiato sensibilmente il suo atteggiamento in campo. Per lunghi tratti della carriera era spesso impulsivo, nervoso e facilmente irascibile. Le racchette volavano con più facilità, poi è diventato padre e tutto è parso di un sapore diverso, più bello.

Tornò nel Maggio del 2011 e nei due anni successivi seppe togliersi diverse soddisfazioni come la vittoria ad Halle in finale contro Roger Federer o il quarto di finale al Roland Garros lo scorso anno. Pensare adesso ad un nuovo ritorno è impresa ardua, ma come detto lui non vuole mollare: «Mi è già successo altre volte di dover far fronte a problemi del genere, non so se ce la farò di nuovo ma voglio vincere anche questa sfida». In questi anni in tantidella sua generazione hanno lasciato il tennis: da Andy Roddick a Juan Carlos Ferrero ad Ivan Ljubicic e (al termine di questa stagione) Michael Llodra.

Ripartire a 37 anni sarà molto difficile, nonostante si abbia davvero a cuore lo sport, le persone che lo circondano e si è dotati di un tennis sempre audace e bello da vedere. Tommy però vuole ostentare sicurezza e prima dell’intervento ha già il modello a cui aggrapparsi durante il periodo di riabilitazione: «Connors a 39 anni ha raggiunto la semifinale a New York». Sarà questa dunque la molla che lo terrà carico durante i momenti più complicati e lo porterà per mano fino al momento in cui, davvero, capirà che non c’è più altra via da percorrere nella speranza che la parola “fine” sia ancora piuttosto lontana.

 

Diego Barbiani

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