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Fognini: "Per il supervisor l'erba di Wimbledon è sacra? E noi a fine torneo ce la fumiamo!"

TENNIS – WIMBLEDON – DAL NOSTRO INVIATO GIANLUCA ATLANTE – Fabio Fognini non gioca praticamente per due set, dando vita a uno dei suoi soliti show d’insofferenza, ma poi entra in partita e batte in rimonta lo statunitense Alex Kuznetsov: 2-6 1-6 6-4 6-1 9-7.

Non ci si annoia. Nel bene o nel male, con lui non ci si annoia mai. Anche se, e lo diciamo a fin di bene, faremo volentieri a meno di determinati atteggiamenti. Del solito Fognini, insomma, che prima di rimontare due set allo statunitense Kuznetsov, sul campo 18 di Wimbledon, ne ha combinate davvero di tutti i colori. Passando, in men che non si dica, dal fare assaggiare l’erba alla sua racchetta, all’insultare l’arbitro, a prendersela con il mondo intero. Il resto, è quello che già conosciamo da tempo. Il talento di un giocatore che, spesso e volentieri, fa a cazzotti con atteggiamenti inutili e, oseremo dire, controproducenti ai fini del risultato finale. E la spiegazione a tutto questo, arriva dai primi due set, dove il ligure vive i suoi quarantotto minuti di assoluta follia, regalando di fatto due set al suo avversario. Il 6/3 6/1 Kuznetsov sembra il comun denominatore di una sconfitta annunciata. Ed invece, il tennista di Arma di Taggia si ricorda che tutto quello che lo circonda è Wimbledon, i Championships, che lui è la testa di serie numero 16 e che lo spettacolo, soprattutto quello non tennistico, che sta regalando al pubblico, non è proprio il massimo. Le racchette volano, le parole anche. Poi di colpo, la rabbia viene trasformata in un qualcosa di finalmente vero e tennistico. Fognini la smette, per un attimo, di prendersela con il mondo intero ed inizia a giocare a tennis. Vince il terzo set con il punteggio di 6/4 e il quarto per 6/1. Sembra rinato, insomma. Sembra, perchè la follia è sempre dietro l’angolo, al punto che sul 2-2 e 0-30 sul suo servizio, riesce a mandare su tutte le furie anche il Supervisor, Wayne McKewen, con il quale discute dopo l’ennesima racchetta in terra ed il successo penalty point. Perde il gioco, va sotto 3-2, ma i lumi della ragione finiscono per vincere la battaglia interna. Controbreak e via di corsa sino al sedicesimo gioco, dove dopo tre ore e nove minuti, arriva la resa dello statunitense: 3/6 1/6 6/4 6/1 9/7 per Fognini. Capace di fare e disfare a suo piacimento. 

LE DICHIARAZIONI DI FOGNINI
All’ora di cena, lo spettacolo continua. Nella sala-interviste numero tre. Lo spettacolo di Fabio Fognini, arrivato ancora carico dopo tre ore e nove minuti nelle quali ha fatto e disfatto a suo piacimento, litigando con il mondo intero. Ma perché, ci chiediamo per l’ennesima volta. “Perchè non riuscivo a giocare e in qualche modo dovevo sfogarmi. Certo, ammetto di aver sbagliato per l’ennesima volta, ma che ci posso fare, io sono fatto così. Poi, credetemi, è bello vincere partite come queste. Certo, sarebbe stato meglio non partire due set sotto, ma sarebbe stato peggio perdere. Purtroppo, ripeto, non riuscivo proprio a giocare”. E il penalty point sul 2-2 e 0-30 del quinto set? “Qualcosa che non si spiegarmi. Per carità, ho tirato la racchetta per terra, ma ormai mi hanno preso di mira, mi hanno messo l’etichetta addosso. Faccio una cosa, piccola o grande che sia, e me la fanno pagare”. E con il Supervisor, Wayne McKewen, cosa vi siete detti? “Ripeto, lui mi ha detto che l’erba di Wimbledon è di cristallo. A questo punto, alla fine del torneo, ce la fumiamo, così siamo più tranquilli tutti quanti. Mi piace giocare sull’erba, ma certe regole sono eccessive. Le rispetto, per carità, ma certe cose succedono soltanto qui”. Parla a ruota libera il tennista ligure, pronto a giustificare la sua assenza dai tornei dopo il Roland Garros. “I primi mesi dell’anno – ha spiegato Fognini – sono stati molto intensi e sicuramente positivi. Avevo bisogno di staccare la spina, di rilassarmi. Sono andato un po’ al mare e, poi, sono venuto qui. Sono a Londra da lunedì scorso, credo di aver fatto la scelta giusta. Oggi, intanto, ho vinto una partita che sembrava persa ed a me, lo sapete, le cose facili non piacciono. Quindi – ha concluso Fognini – potrebbe essere stato un bene”.

Gianluca Atlante

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