TENNIS – INTERNAZIONALI D’ITALIA – Dall’inviata a Roma ROSSANA CAPOBIANCO – Wawrinka cede ancora, cede ad un ottimo Tommy Haas. Ma soprattutto cede all’incapacità di trovare la cattiveria e la fame adeguata per essere costante in ogni torneo. Caratteristica che sembra contraddistinguere questo 2014 in generale. Che ne è stato dei cannibali?
Le ultime file dell’altissimo e ripidissimo centrale del Foro italico non saranno riuscite a scorgere quello che la telecamera inquadrava: il volto di Wawrinka, sempre incerto e indolente per tutto il match. Avranno però visto, come dalla tribuna stampa, la conoscenza che lo svizzero ha di sé: ad ogni cosa giusta che faceva in campo, si diceva di pensare e pensare ancora. Stare lì.
Oggi fondamentalmente il problema è stato questo. E’ stato riuscire ad avere la cattiveria e la concentrazione necessarie per riuscire a vincere una partita che avrebbe dovuto vincere. Non ce ne voglia Tommy Haas, che ha giocato un match intelligente e positivo, contraddistinto dalla bellezza del parallelismo tra due rovesci sublimi. Se vogliamo tradurla in termini tecnici, quello lungolinea di Stan oggi non ha funzionato per niente. E’ tutta una conseguenza, però, di un blocco mentale, del buio che l’assenza di motivazione e fame permette alle gambe e al braccio di somatizzare. E’ per questo che nel tennis i cannibali sono rari. Rarissimi.
In questo 2014 non ce ne sono: non ancora, quantomeno. Nessuno, per motivi diversi, è riuscito a trovare una fame e una ferocia per andarsi a prendere tutto. Wawrinka ci è riuscito a Montecarlo dopo mesi lontani da Melbourne, ci è riuscito a contatto con una nuova superficie e spinto da sfide che ha amato e voluto vincere per se stesso.
Oggi non è stato il caso: non è bastato vincere un primo set difficile aggredendo alla fine del parziale perché la minaccia del calo di tensione e di elettricità era sempre dietro l’angolo, pericolosissima. Così pericolosa da permettere ad Haas di giocare allo stesso ritmo dello svizzero, basso, troppo basso per essere abbastanza contro uno che di certo non ha paura di vincere e sa farlo bene. Anche il problema che Stan dice di aver avuto alla schiena ha condizionato la partita:
«Ieri sera ho sentito un piccolo problema alla schiena. Stamattina andava molto meglio ed è per questo che ho provato; non ero al meglio ma ero in grado di giocare. Certo Tommy ha giocato comunque meglio di me. Ora tornerò a casa qualche giorno, mi riposerò e mi preparerò per Parigi».
Tommy Haas, 35 anni e passa, è di nuovo ai quarti di finale di un mille, dopo la dorata annata scorsa: i complimenti vanno tutti a lui.
«Ho superato i problemi di inizio anno, quando ho avuto diversi infortuni. Già ad Indian Wells stavo meglio, poi sono tornati, ma con il mio nuovo team stiamo cercando di risolverli ed ora va davvero meglio. Finché potrò mi godrò la vita nel tour perché mi piace, mi diverto, amo il tennis».
A Wawrinka l’obbligo di pensare bene a questo che potrebbe essere un passo decisivo di una carriera che ha raggiunto il top ma non sa come mantenerlo. La brillantezza c’è, la costanza latita. Molto.
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