TENNIS – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Miami ha riportato tutto all’ordine: nessuna grande sorpresa, a parte Nishikori, il tennis maschile -ma anche femminile- pare tornato alla sua normalità. I due “cannibali” di nuovo in marcia come sempre: la stagione sulla terra rossa consoliderà il dupolio?
I primi tre mesi di questa stagione 2014 ci avevano confuso: Wawrinka che vince uno Slam, Djokovic indietro nella race, nessuno dei big che davvero trova continuità, Federer a parte che, dopo il 2013, costituiva comunque una sorpresa. Ci eravamo forse “illusi” che al vertice potesse esserci più lotta, pensiero spinto da un desiderio maggiore di varietà, di sorprese, che poi sono la linfa dell’esistenza, prima che dello sport.
Non che Nadal e Djokovic o i “Fab Four” in generale non lo siano, ci mancherebbe; l’insolito però colpisce sempre e apre più discussioni, ravviva le impressioni, crea storie più succulente e variegate. Già ad Indian Wells Djokovic era tornato alla vittoria, ma in un torneo che ha vinto 7-6 al terzo contro Roger Federer (la “sorpresa”) e che ha visto Dolgopolov, che mai aveva vinto un set contro Nadal, fermare il maiorchino proprio sulla lotta, che aveva visto il convalescente Murray rischiare con Vesely e poi capitolare prima delle sfide vere, nel femminile Flavia Pennetta vincere un premier così importante in finale sulla Radwanska; in Australia addirittura vince Na Li in finale sulla Cibulkova, Serena battuta dalla Ivanovic e dal mal di schiena. I fuochi d’artificio, insomma, iniziavano a piacerci.
Ma era una ricreazione: Nadal e soprattutto Djokovic, appena dopo Serena Williams, ci hanno ricordato chi comanda davvero. Troppo più atleti e troppo più forti mentalmente, troppo più dispotici in questo momento per permettersi più di un’ora di svago. Forse le esibizioni tra Dicembre e Gennaio sono costati troppo ai due in termini di preparazione, così come l’anno prima era stato per Federer (complicato poi dal problema alla schiena).
A Miami si sono rivisti i due, in finale, sebbene abbiano usufruito di due ritiri in semifinale, ma probabilmente sarebbero comunque arrivati dove dovevano. Quello che ha impressionato di più è il serbo, che ha ripreso, anche grazie alla presenza di Vajda a infondergli fiducia, il filo interrotto nel 2011 quanto a solidità ed efficacia. Nadal, che pure ha disputato un buon torneo servendo molto bene, ha dovuto arrendersi senza potere nulla e questa per Nole è una buona notizia in vista della terra battuta e delle sicurezze che lo spagnolo potrebbe perdere per eventuali future sfide sul rosso. Ma proprio la stagione sulla terra potrebbe decretare un distacco perfino maggiore tra loro due e tutti gli altri, visibilmente più discontinui; se Murray non dovesse riprendersi per Wimbledon e Federer continuare la sua buona lena causa stanchezza ed età, l duopolio potrebbe perfino esagerare.
I Wawrinka, i Berdych, Raonic, ecc… sono giocatori che più di qualche exploit non possono dare. I cannibali sono altri. E si chiamano Novak e Rafa.
Dall’altra parte, Serena fa ciao ciao con la manina, affamata anche lei, dopo una ricreazione a digiuno.
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