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Dimitrov, il leader del futuro

di STEFANO SEMERARO

TENNIS – «Il leader della nuova generazione è Grigor Dimitrov». Parola di Rafa Nadal, che quanto a grinta e capacità di trascinare entusiasmi, ne converrete, non è secondo a nessuno. Fino a qualche mese fa scommettere sul baby-Federer bulgaro sembrava ancora un azzardo, ma ora qualcosa sta cambiando. Proprio nel giorno che ha visto trionfare la sua fidanzata Maria Sharapova a Stoccarda il bel Gregorio ha infatti vinto il suo terzo titolo in carriera al Tiriac Open di Bucarest.

Fanno tre centri in otto mesi, con un bilancio di 29 vittorie e 8 sconfitte: insomma, si inizia a ragionare. Con i 250 punti incassati in Romania fra l’altro Dimitrov passerà davanti in classifica a Fabio Fognini, planando per la prima volta dentro la top-15, anche se meglio di lui ha fatto Kay Nishikori, il giapponese che ha trionfato a Barcellona, fino a ieri regno indiscusso di Nadal e degli spagnoli, e che tornerà a piazzarsi a ridosso della top-ten. Se volete, è la carica dei ’90, intesa come classe di nascita. Nishikori in realtà, anche se solo per due giorni, fa parte ancora dei nati nel decennio precedente (29 dicembre 1989), ma generazionalmente il gruppo è quello di Dimitrov (maggio ’91), di Milos Raonic (dicembre ’90 e 5 tornei pro già in saccoccia), di Bernard Tomic (ottobre ’92 e 1 titolo) e di Federico Delbonis (ottobre ’90, 1 titolo), per ora gli unici nati negli anni ’90 capaci di vincere un torneo Atp. Raonic e Dimitrov sono sicuramente le punte di diamante di una new-wave molto globalizzata e fino ad ora abbastanza “bambocciona” – se paragonata ai fenomeni di precocità di qualche anno addietro.

Le vittorie di Stoccolma (indoor) nello scorso autunno, di Acapulco (cemento outdoor) e ora di Bucarest (terra) sono però un segnale che Dimitrov, talento indiscusso, non solo sta maturando anche mentalmente e caratterialmente, ma lo sta facendo su superfici diverse (anche considerando che nel suo palmares Grigor ha una finale sull’erba di Eastbourne nel 2011, persa contro il nostro Seppi). Ancora a bocca asciutta in fatto di titoli, ma comunque sulla rampa di lancio ci sono altri giovani come il polacco Janowicz (novembre ’90 e una semifinale a Wimbledon), il belga David Goffin (’90), l’americano Jack Sock e il serbo Filip Krajinovic (entrambi classe ’92), l’austriaco Dominic Thiem (93’), i teen-ager australiani Nick Kyrgios (addirittura un ’95) e Thanasi Kokkinakis (’96). Nadal, Djokovic & Co sono ancora saldamente al comando, ma chissà che questa primavera del 2014, inaugurata dalle imprese dei giovani rampanti e dai malanni dei “vecchi” campioni, non la ricorderemo come l’inizio di una nuova storia.

Stefano Semeraro

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