di FRANCESCA CICCHITTI –
Barack Obama ha lasciato Roma da poche ore, ma nella testa di molti italiani riecheggia ancora la frase con la quale il presidente degli Stati Uniti ha definito il Colosseo: «… È straordinario, è più grande di alcuni stadi di baseball dei nostri giorni!!!», ha detto sorridendo, dopo aver avuto il privilegio di fare un giro di mezz’ora all’interno dell’Anfiteatro Flavio completamente vuoto, solo per lui e per l’architetto che lo ha accompagnato nella visita.
Una battuta, quella di Obama, tipicamente americana, che ha fatto sorridere alcuni e che allo stesso tempo ha fatto trapelare la sua passione per questo sport. Il Presidente, infatti, è un grande tifoso di baseball e in particolare della squadra dei “Chicago White Sox”.
In prevalenza i presidenti americani non si sono distinti per le loro virtù sportive, ma alcuni di loro invece sono degni di nota. Lincoln pare fosse una ottimo nuotatore, amava andare a cavallo, ed era bravo nel salto in alto e nel salto in lungo. Teddy Roosevelt aveva la passione per la caccia: da un safari in Africa, si dice fece ritorno con teste abbattute e corna di 4800 animali. Truman, che era ambidestro, aveva l’abitudine di aprire il campionato di baseball tirando la prima palla un anno con la destra e un anno con la sinistra, cosa che mandava i fotografi in visibilio. John Kennedy praticava vela e golf. Nixon giocava a bowling nei sotterranei della Casa Bianca, Gerald Ford era un altro patito di golf, mentre Jimmy Carter si dava a caccia, pesca e alla corsa. Ma il presidente sportivo per eccellenza, quello che ha praticato più sport in assoluto è George Herbert Walker Bush, meglio noto come George Bush senior. È stato un appassionato di calcio, il “soccer” quello che si gioca in Europa e non quello americano, il “football”. Più di tutti però, il suo sport preferito, il grande amore è stato il tennis, che ha continuato a praticare soprattutto quando era presidente degli Stati Uniti, nello splendido campo della Casa Bianca.
A insegnargli a gio
Una volta eletto Presidente nel 1989, il suo amore per il tennis non diminuì, anzi, un amico di Bush rivelò che per il presidente, nei primi mesi del suo insediamento alla Casa Bianca, il momento più bello non è stato un viaggio di rappresentanza o una cerimonia ufficiale ma bensì quando organizzò una partita di doppio tra i suoi figli Marvin e Jeb contro le campionesse Chris Evert e Pam Shriver. Sugli spalti a godersi lo spettacolo, il direttore della Cia William Webster, il ministro del Commercio Mosbacher, il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca Michael Boskin, e alcuni senatori tutti accaniti tennisti. Dopo due ore e mezzo di battaglia, vinsero i due Bush, 6-3, 1-6, 6-4.
Nel tempo diventò un’usanza quella di invitare giocatori professionisti con i quali organizzare partite di doppio, e qualora non era possibile, i Bush, giocavano fra di loro, nella famiglia infatti tutti sono stati grandi tennisti. Suo nonno Samuel Prescott Bush fondò il primo tennis club di Columbus, in Ohio, mentre il migliore amico di sua nonna materna era Dwight Davis, un politico e giocatore di tennis che come tutti sanno diede vita alla Coppa Davis.
Agli inizi della sua
Famose anche le partite di doppio contro l’ambasciatore svedese negli USA, Wilhelm Watchmeister, che, in coppia con Vitas Gerulaitis, puntualmente veniva battuto da George Bush e Bjorn Borg. Pam Shriver, una delle tenniste più invitate alla Casa Bianca nell’era Bush, disse che «un presidente così forte a tennis non si era mai visto, il dritto è solido, il servizio discreto, solo il rovescio un po’ debole…».
La passione che Bush senior aveva per il tennis andava davvero oltre tutto, i suoi figli Jeb e Marvin Bush, anch’essi giocatori di tennis nelle squadre del college, sostenevano che le più importanti lezioni di vita che appresero dal padre, gli arrivarono dal campo da tennis, lo sport, il tennis per George Bush era una metafora di vita.
Insomma, con l’ elezione di George Herbert Walker Bush, si misero tutti a giocare a tennis dal portavoce della Casa Bianca Fitzwater ai giornalisti e in tutta la popolazione americana, dilagò la mania per il tennis.
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