TENNIS – QUIET PLEASE!- Di ROSSANA CAPOBIANCO – Djokovic torna alla vittoria proprio quando accanto a lui manca l’ingombrante presenza di Becker, che durante la finale ha mostrato al mondo l’isteria dei propri tweet. Al contrario Vajda ha ridato calma e sicurezza al serbo. Che Nole abbia fatto una scelta infelice?
Novak Djokovic è tornato a vincere. Non che la vittoria gli mancasse poi da tanto, ha chiuso il 2013 trionfando alle World Tour Finals e si è giocato fino alla fine con Nadal la prima posizione mondiale.
Intendiamoci, Novak non era in crisi. Solo che da lui ci si aspetta sempre tanto: no, non quel 2011 che è impossibile da ripetere e che rimane la sua stagione capolavoro e di capolavori, anche per i grandi artisti, si sa, ce n’è uno solo (o quasi).
Ci si aspettava insomma che non perdesse da Wawrinka in quarti di finale nel suo Slam, in Australia, proprio sul terreno che ama di più, la lotta: ma succede, specie se davanti hai un giocatore brillante in grande spolvero che gioca il torneo della vita. Non ci si aspettava perdesse quella semifinale a Dubai contro Federer, dopo un primo set perfetto, subendo personalità e colpi dell’altro svizzero, che sfruttava un cemento veloce e una resa di tipo mentale da parte del serbo.
Ci si aspettava che affrontasse i primi turni ad Indian Wells con molta più tranquillità, non perdendo set anche con avversari francamente “troppo onesti”.
Eppure, alla fine, ha vinto. Ha vinto facendo un punto in più di Roger Federer, vincendo però nettamente il tie-break decisivo. Primo titolo stagionale in un campo che ama e che si adatta perfettamente al suo tennis. Ha vinto nella settimana (o meglio, dodici giorni) in cui accanto ha avuto il coach di una vita, Marian Vajda. Boris Becker non c’era e durante la finale si è dedicato ad una serie di tweet imbarazzanti che hanno provocato derisione e collera di appassionati e tifosi. Diviso tra la difesa strenua del suo assistito con i giornalisti che regalavano opinioni in cinguettii e non proprio rispettosissime analisi tecniche, quello che è venuto fuori è quello che da sempre in realtà si percepisce di Becker: istintivo, confuso, più tifoso che coach.
Ci si chiede ancora una volta e con molti più argomentazioni alla portata, adesso: ma perché Djokovic ha deciso di assumere Becker?
E’ vero, è ancora presto. Qualcuno potrà obiettare che magari i consigli e le motivazioni offerte dal tedesco abbiano casualmente dato i propri frutti quando lui era assente.
Ma Djokovic fin qui non aveva giocato esattamente male; non al suo massimo forse, ma neanche contro Federer per tutto il match, dopotutto. Quello che a Indian Wells non è mancato e che invece era venuto meno nei due tornei precedenti era la capacità di reazione e la sicurezza durante i momenti importanti. Con la sicurezza che probabilmente Vajda è capace di dargli, la fiducia che scaturisce da ricordi positivi e routine vincente, ha ritrovato il se stesso vincente.
Che Nole abbia fatto una scelta affascinante ma non esattamente efficace? Becker è stato un grande campione ed è vero, spesso dai grandi campioni si può solo imparare. La sua attitudine da quando però non è più un tennista non appare proprio equilibrata e in più, due coach influenti potrebbero confonderlo non poco.
Boris Becker, come affermato da Djokovic, è il suo principale allenatore adesso. Vajda viaggerà con lui solo qualche settimana durante l’anno e mai insieme al tedesco. Il serbo si è detto convinto e felice del rapporto con Boris, ma a noi qualche dubbio viene. Il futuro immediato ci dirà, subito a Miami, dove Becker raggiungerà il suo pupillo.
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