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Atp Dubai – Federer batte Berdych e torna re: titolo numero 78, scavalcato McEnroe

Dal nostro inviato a Dubai, Diego Barbiani

TENNIS. Roger Federer ha battuto 3-6 6-4 6-3 Tomas Berdych, aggiudicandosi così il primo titolo stagionale, il settantottesimo della sua carriera ed il sesto a Dubai. E’ stata una finale molto difficile per lo svizzero, che lo ha visto nei guai come ieri contro Novak Djokovic. O peggio, perché nel secondo set il ceco aveva anche trovato il break di vantaggio. Ma la grinta del campione è uscita fuori e piano piano ha recuperato terreno prima di chiudere vittorioso al set decisivo.

 

Una vittoria che viene dal carattere, un successo ottenuto con la grinta di chi sa che a tavola con i migliori lui può ancora fare la voce grossa. Come ieri Federer ha ceduto il primo set 6-3, come ieri è stato in grande difficoltà nel quinto game del secondo quando dopo le prime due palle break annullate con il servizio alla terza è stato costretto a desistere.

Era un Federer con evidenti problemi sia al servizio ma, soprattutto, con il dritto. Già nel primo set non si teneva più il conto di quanti gratuiti avesse ottenuto con quel fondamentale. Tantissimi colpi steccati, un muso lungo ed il capo che era sempre più cupo. A cavallo tra il 2-1 in suo favore ed il 5-2 Berdych nel primo set ha servito appena una prima su undici colpi giocati. Non era tranquillo, stava entrando nel vortice più brutto per un tennista, quello dove ci si pone tantissime domande sul perché si stia giocando così dopo che ieri si era trovata l’alchimia giusta.

Il turno di battuta perso a metà del secondo set sembrava porre l’ultima parola sul match che fino a quel momento era saldamente nelle mani del ceco. Ma Berdych non ha saputo affondare il colpo. Aveva Federer in un angolo, ma non gli ha dato il colpo di grazia. Il match si è così improvvisamente riaperto e con una volèe messa appena al di là del nastro lo svizzero tornava avanti.

A questo punto il match era più equilibrato di quanto si potesse immaginare. Il n.8 del mondo, continuando a scuotere la testa, stava piano piano ritrovando sicurezza al servizio. Mentre prima incominciava sempre male, ora trovava qualche punto gratuito in più e soprattutto le nubi nella sua mente stavano sparendo. Sul 5-4 in suo favore, Berdych manda all’aria tutto quanto di buono aveva prodotto con un game sciagurato, partito con un doppio fallo e conclusosi a zero.

Come ieri, Federer era risorto. Il terzo set partiva nel segno dell’equilibrio: quest ultimo, nonostante qualche difficoltà alla battuta, si portava avanti ma il ceco, recuperando da 0-40 con grande coraggio (misto a frustazione) lo riagguantava nel punteggio. A forza di farsi aggressivo, però, Federer ha preso il comando. Una maggiore precisione con il dritto e molte più discese a rete hanno continuato a mettere sotto pressione Berdych che alla fine si è sciolto.

Sul 4-1 Federer ha avuto una mezza chance di trovare il doppio break. La reazione del rivale è stata importante e subito dopo ha trovato le energie per tentare un ultimo, disperato, attacco al servizio dello svizzero. Sul 4-2 tutto il pubblico che sosteneva l’ex n.1 del mondo si è sgolato, vedendo il proprio beniamino in grande difficoltà alla battuta. Sotto 15-40, però ha ripreso in mano il game ottenendo solo punti con il servizio. Mancava un solo game. Il ceco era demoralizzato, nervoso per alcuni suoi gravi errori e per il pubblico che ogni tanto lo infastidiva durante lo scambio.

Federer ha subito trovato due match point, ma sono stati annullati alla perfezione. Poi, sul 5-3, un turno di servizio comodo (uno dei pochi di tutta la giornata) ha permesso ad un quantomai sollevato svizzero di tornare ad alzare le braccia al cielo. E’ solo l’inizio del 2014, ma già ha ottenuto vittorie importanti contro Djokovic, Murray, Tsonga ed ora Berdych. Rispetto allo scorso anno le differenze sono già evidenti. Una bella soddisfazione verso chi ha avuto il coraggio di metterlo in dubbio. Non può essere il Federer dei tempi d’oro, ormai è assodato. Ma a 32 anni suonati ha dimostrato che lo spirito del campione ancora non lo ha lasciato. Anzi, splende più luminoso che mai nella notte stellata du Dubai.

Diego Barbiani

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