di ROSSANA CAPOBIANCO
COPPA DAVIS – La Svizzera e la Francia e l’occasione di una finale per Federer, Wawrinka, Tsonga, Gasquet; Fabio Fognini l’eroe azzurro. La crisi USA, la Spagna senza le sue stelle e la Repubblica Ceca che non molla: riflessioni alla fine di un primo turno di Coppa Davis.
La certezza che acquisiamo alla fine di questa tre giorni di Davis è che tre delle semifinaliste del 2013 a settembre giocheranno i play-off: Canada, Serbia e Argentina sono infatti state sconfitte al primo turno in questa nuova stagione a causa di defezioni e assenze, d’accordo, ma chi è assente ha sempre torto.
A loro si aggiungono la Spagna, che giocherà i play off per il secondo anno consecutivo e che senza Nadal e Ferrer mostra chiare lacune di squadra (Verdasco, Lopez e Bautista Agut sono stati strapazzati in Germania da Kohlschreiber e Mayer, non esattamente campionissimi) e gli Stati Uniti, ormai sprofondati in una crisi che pare non arrestarsi, costretti a costruire un campo in terra in casa propria mettendo in difficoltà loro stessi, tra un Isner infortunato che dà forfait, un Querrey che arranca, i Bryan che allungano i giochi e Donald Young che fa rimpiangere Vince Spadea.
La Repubblica Ceca invece tiene ancora, grazie ad un sempre presente e pimpante Berdych, che stavolta ha rimediato alla scarsa forma di Stepanek, con il quale ha comunque vinto un importantissimo match di doppio contro gli olandesi e sfiderà il Giappone di Nishikori, che in casa ha avuto la meglio di un Canada senza Raonic e Pospisil: in pratica inesistente, non ce ne vogliano Dancevic e Polansky.
Le due vere favorite però sembrano essere Francia e Svizzera: i transalpini hanno una folta rappresentanza e con Tsonga e Gasquet possono puntare in alto; l’Australia in casa sulla terra è stata forse un boccone fin troppo facile da addentare, la Germania ad aprile (sempre in casa) non dovrebbe essere proibitiva e poi, evidentemente, i cechi. Molto dipende dal momento e dalla forma/presenza dei giocatori, naturalmente, ma ora o mai più per i francesi.
La stessa cosa dicono gli svizzeri, d’improvviso con due giocatori vincitori di Slam e soprattutto con un Federer che, trascinato da Wawrinka e da un’improvvisa voglia patriottica, ci ripensa e va a giocare in Serbia al ritorno da Melbourne. In Serbia non c’erano Djokovic, Tipsarevic e Troicki e Chiudinelli e Lammer hanno vinto il doppio contro uno come Zjimonic. Se la vedranno in primavera contro il Kazakhstan in casa (probabilmente a Ginevra o Basilea dicono fonti svizzere) da favoriti -specie se Roger, che in primavera dovrebbe pure diventare ancora papà dovesse giocare, e in questo caso buon per gli elvetici si giochi in casa- dovesse confermare la propria presenza.
Poi un’eventuale semifinale contro Gran Bretagna o Italia: con gli azzurri giocherebbero ancora in casa, non contro Murray e compagni.
L’Italia dopo la bella vittoria in Argentina preparerà probabilmente un campo da sabbie mobili per mettere Andy Murray nelle peggiori condizioni e, in caso, giocarsi tutto con il doppio.
La trasferta a Mar del Plata ci ha confermato che abbiamo tra le mani un ottimo giocatore come Fognini e dobbiamo tenercelo stretto: con le sue bizze, i suoi difetti, le sue stravaganze. Nessuno degli altri azzurri però si avvicina alla sua completezza, ai miglioramenti fatti dallo stesso a livello fisico e tecnico (e sì, anche mentale) nell’ultimo anno e mezzo. Fabio ha letteralmente trascinato la squadra ad una vittoria importante in un ambiente difficilissimo come quello argentino, sebbene gli avversari si chiamassero Berlocq e Juan Monaco, non Nalbandian e Del Potro. Ma anche con quelli, senza Fognini non avremmo concluso niente e a settembre sarebbero play off. La classifica parla chiaro e Fabio non perde più da giocatori che può e deve battere.
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