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Melbourne Park: Pat Rafter, brividi a quaranta gradi

Dall’inviata a Melbourne ROSSANA CAPOBIANCO – Malgrado i quaranta gradi australiani il ritorno in campo di Pat Rafter in doppio con Lleyton Hewitt (hanno perso 4-6 5-7 da Burotac e Klaasen) mette i brividi ai tanti appassionati nostalgici.

 E’ appena calato il solleone a Melbourne, ma i gradi rimangono gli stessi. Il vento caldissimo invade il viso dei tanti appassionati che si riversano in massa sull’Hisense Arena: non c’è Federer, Nadal o Djokovic. Il secondo campo degli Australian Open vede il ritorno in campo di un grande amore australiano, di tutti quelli che hanno amato il bel tennis che fu; Pat Rafter torna in un match ufficiale: lo fa insieme a Lleyton Hewitt in doppio. Perché? Perché riprovare quelle emozioni, quelle sensazioni di un match ufficiale, per di più nello Slam di casa, è qualcosa di unico. Perché gli australiani si meritano delle gioie dopo tanto digiuno e miseria tennistica. Perché è divertente.

E difatti l’Hisense arena si diverte: sotto la guida degli instancabili fanatics esulta e canta per l’eroe ritrovato, un altro (Hewitt) gagliardo gladiatore sulla via del tramonto, prima di concentrarsi sul nuovo che avanza, Kyrgios e Kokkinakis che reclamano attenzione, che segnano un’altra generazione Down Under, quella della massiccia immigrazione greca, quella dei ragazzoni simili a Philippoussis che tentano di rilanciare una nazione così innamorata di questo sport.

Sono sempre allegri, gli australiani: anche nella nostalgia per il passato glorioso, anche nel salutare un tennista che si fatica a riconoscere: non fraintendetemi, Rafter è sempre bellissimo, ma quei quindici chili in più, quel ciuffetto bianco tra i capelli rendono l’idea di una decadenza naturale e inevitabile. C’è qualcosa che però non tramonta mai: servizio e volèe, se non identiche, sono ancora largamente competitivi. A inizio secondo set Pat mette a segno un ace a ben 200 km/h. A rete devi ancora ucciderlo e i pallonetti sono quasi sempre vincenti. 

«E’ stato divertente. Davvero. Non mi sono preparato particolarmente, infatti la mia risposta… oddio, la mia risposta è stata terribile, vero Lleyton? Ma alla fine mi sono divertito, non sono neanche stanco», scherza Rafter in conferenza stampa, dove poi parla costernato di Tomic e il suo infortunio in vista della Coppa Davis e della difficile sfida alla Francia.

Nell’anno in cui Becker, Edberg e Lendl sono di nuovo nel tour con un altro ruolo, questo clima nostalgico e desideroso di rivedere quelle leggende passate fa parte di un’insofferenza all’omologazione forzata di quello odierno.

 

Rossana Capobianco

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