Di Andrea Scodeggio
MELBOURNE. Era il match che poteva nascondere maggiori insidie e non ha deluso le attese. Oltre ai vari Djokovic, Ferrer, Wawrinka e Berdych, impegnati in incontri sulla carta agevoli, salvo sorprese, c’era questo incontro che vedeva affrontarsi due diversi stili di gioco ed anche di pensiero. Da una parte il talento puro e cristallino di Gasquet e dall’altra la perseveranza oltre i propri limiti di Davydenko. Il russo, infatti, è stato numero 3 del mondo nel 2006, dietro solo agli imprendibili Federer e Nadal, quando nessuno credeva nelle sue capacità.
Differenti percorsi ed anche differenti caratteri e gestione della popolarità: Gasquet, seppur introverso, molto più riconoscibile, sempre con le luci dei riflettori puntati addosso, l’etichetta del predestinato cucita fin dai primi scambi. Davydenko, invece, non l’ha mai conosciuta, sia perché è da sempre riservato, ma anche perché la gente a stento sapeva chi fosse e perfino gli sponsor più acclamati non volevano investire su di lui. Differenze evidenti, ma in comune due vicende poco chiare nella loro carriera. Due macchie scure che hanno rischiato di infangarli: il francese fu squalificato per doping nel 2009 con l’infamante accusa di abuso di cocaina, mentre il russo fu implicato in una questione di scommesse poco chiara su cui è pesato un sospetto ritiro durante un torneo nel 2008. Entrambi ne uscirono puliti, ma non fu un momento semplice.
Oggi i due si sono incontrati per il secondo turno degli Australian Open ed il talento ha prevalso sulla perserveranza, nonostante uno stoico Davydenko che ha avuto le sue possibilità per portarsi in vantaggio di un set, ma ha finito per capitolare alla lunga distanza.
Fin dal primo set, si comprende come il russo non abbia voglia di fare da sparring partner, dopo un’iniziale scambio di break nei primi game di battuta (nonostante un 40-0 di Gasquet che si è fatto recuperare). Il russo è intraprendente e non ha nessun timore nel spingere con il colpo migliore del suo repertorio: il rovescio a due mani. La sfida è anche un braccio di ferro fra rovesci, essendo entrambi stilisticamente belli ed efficaci seppur eseguiti in maniera differente, e nel primo parziale è il russo ad affondare meglio, scappando 5-2 e servizio per chiudere il parziale a suo favore. A quel punto però, il talento riemerge ed il francese estrae dalla sua racchetta quattro rovesci ad una mano pregevoli, su entrambi servizi del russo per chiudere il set, che gli permettono di recuperare i break e salire 5-5. Si arriva quindi al tiebreak e dopo una girandola di minibreak iniziali, Gasquet mette la distanza giusta con un vincente insolito per questa partita: un dritto lungo linea. Il francese sale 4-2 e non viene più preso, vincendo il tiebreak per 7 punti a 3 e con esso il primo set.
Nel secondo la partita prosegue su un sostanziale equilibrio fino a quando non entra nel vivo, ovvero nel settimo game, dove Gasquet si procura, con un bellissimo rovescio, la prima palla break del parziale che subito sfrutterà a suo favore, grazie ad un errore del russo, salendo 4-3 e servizio. Il francese riesce a tenere il proprio turno di battuta, grazie anche ad uno stupendo allungo sotto rete, dopo un perfetto lungo linea in corsa e girato di schiena di Davydenko , salire 5-3 e chiudere il secondo parziale per 6-4, con una perfetta volè di dritto all’incrocio delle righe.
La resa appare inevitabile, specie quando il russo va sotto di un break nel game d’apertura, eppure non è mai domo e recupera lo svantaggio con una risposta di dritto violenta, su un potenziale ace di Gasquet. Resiste anche nel game più lungo dell’incontro, il quinto, annullando ben cinque palle break, ma oramai si lotta solo ed esclusivamente sul servizio del russo e da lì a poco è costretto nuovamente a cederlo. Gasquet va avanti 4-3, lasciando per la prima volta il suo avversario a zero sul proprio servizio, e la partita si chiude sostanzialmente qui. C’è spazio per una serie di ultimi rovesci spettacolari da parte di entrambi, prima che Gasquet si decida di chiudere per 6-4 in 2h22′. La perseveranza non sempre paga.
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