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Australian Open: Cibulkova, una "cipollina" che ha capovolto il mondo

Di Diego Barbiani

MELBOURNE. Dominika Cibulkova è nata il 6 Maggio del 1989 a Piešťany, a circa 75km da Bratislava. Sa fare di tutto: nal dritto al rovescio, ad un buon back per spezzare il ritmo fino alla smorzata o la volèe. Ed il fatto che sia una variabile impazzita (nel senso buono) non fa che giocare a suo favore. Le avversarie non hanno mai il totale controllo delle operazioni, perché al minimo colpo un po’ corto lei subito accelera cercando il vincente. E spesso lo trova.

Nel panorama tennistico ci sono una vasta gamma di stili: quello difensivo, il pressing da fondo campo, un gioco d’attacco ragionato, monocorde, fisico, di resistenza, un tennis più povero o più ricco di alternative, e poi c’è il suo, dove i rischi sono elevatissimi, ma il risultato è spesso da lasciare ad occhi spalancati.

Il suo gioco d’attacco è per certi versi folle, senza pause, con i colpi che fanno la barba al nastro. Corre dappertutto, con due gambe potenti ed uno spirito competitivo che eccede nel ripetere “pome!” (il suo nickname in slovacco) anche quando è l’avversaria che commette errori. E lo grida forte, talmente forte da sembrare scorretta, antipatica. Girando su youtube invece si vedono moltissimi video di lei fuori dal campo: gioca alla Play Station con un signore spagnolo per un evento promozionale  di “Xperia HotShots” durante il torneo di Madrid, si reinventa intervistatrice di giocatori e giocatrici al party di “benvenuto” al torneo di Miami, o tanto altro. Basta osservarla nei suoi modi di fare per dimenticare la prima ipotesi e capire che è mossa da un sano, ma fortissimo, spirito combattivo. Non accetta di perdere neppure a carte, altro gioco per cui va matta.

E’ alta a malapena 1 metro e 60 centimetri, con un cognome che è un curioso homen nomen: “cibulkova” in slovacco vuol dire “cipollina”. Paga dazio ad ogni turno di battuta dove gioco forza non può avere turni di servizio agevoli, in qualche modo deve far valere la sua personalità e tenere sempre alto il morale. E’ comunque una ragazza che piace, prima che per il suo fisico per quella sua tendenza a sorridere in ogni circostanza. Dodici mesi fa perse a Sydney una finale terribile contro Agnieszka Radwanska. Fu un 6-0 6-0 che non si verificava, all’ultimo atto di un torneo, dal 2007. In quella partita rimase molto vicina nel punteggio di quasi tutti i game. Non fu surclassata nel punteggio ma ferita profondamente nella sua fiducia dopo aver battuto tre top-10 (Errani, Kvitova, Kerber). Pianse a dirotto negli attimi che separarono la stretta di mano dalla cerimonia di premiazione ma quando si accinse a parlare fu già capace di mostrare un sorriso che sciolse tutto il pubblico in un lungo applauso di sostegno. Quasi come se il destino avesse voluto metterla alla prova, dodici mesi dopo è arrivata una pesante rivincita in Australia, con la vittoria in semifinale all’Australian Open per 6-1 6-2 che la lancia in finale contro Na Li. Grazie a questo successo, inoltre, è diventata la prima giocatrice slovacca di sempre ad aver raggiunto la finale in un torneo dello Slam.

E’ una giocatrice pura, nel vero senso del termine: nonostante non sia alta 1,90 e non sia dotata di un servizio sui 180km/h, può trovare il vincente da ogni lato del campo, con qualsiasi colpo ed in qualsiasi momento. Allo stesso modo può commettere errori incredibili o spegnersi per un paio di game e perdere partite già stravinte contro le grandi atlete odierne (Victoria Azarenka ancora trema se ripensa alla partita vinta per un soffio a Miami). Nulla è scontato quando c’è lei in campo, a parte il fatto che vorrà sempre avere in mano il gioco.

Se in giornata è capace di giocarsela contro tutte (o quasi) le giocatrici che ha davanti in classifica. Ed in questo Australian Open la piccola slovacca sembra aver trovato terreno fertile, con sei turni vinti alla sua maniera. Ogni avversaria affrontata (Francesca Schiavone, Stefanie Voegele, Carla Suarez Navarro, Maria Sharapova, Simona Halep e, appunto, Agneszka Radwanska) era in difficoltà, compresa Sharapova, l’unica ad aver vinto un set contro Cibulkova, che si è inchinata per 6-1 al terzo. Le ha colpite a ripetizione con una marea di vincenti e tante occasioni dove alla fine tutta la pressione imposta ha giocato a suo favore.

Adesso le è rimasta solo una partita, la più importante. I precedenti la vedono sfavorita a fronte di quattro sconfitte su quattro partite disputate, con qualche tie-break perso ed un unico match conclusosi al terzo set. Se pensate alla tattica che userà, state tranquilli: alla prima palla buona cercherà il vincente. E lo troverà.

Diego Barbiani

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