Di FEDERICO MARIANI – AUSTRALIAN OPEN – In un sempre più sorprendente Australian Open, Agnieszka Radwanska batte Victoria Azarenka in tre set e centra le sue prime semifinali in uno Slam che non sia Wimbledon. Esce, dunque, Vika che dopo la dipartita di Serena era diventata la favorita numero per il titolo e lo fa in modo quantomeno discutibile perdendo con un avversaria con la quale aveva vinto tredici volte su sedici. La Radwanska, quindi, affronterà la Cibulkova in semifinale in un tabellone che diventa aperto come non mai con Li-Bouchard dall’altra parte.
La faccia a fine partita di Azarenka è quella di chi sa dell’occasione appena gettata alle ortiche; in un tennis femminile dominato in lungo e in largo da Serena Williams, chi le è a ridosso dovrebbe approfittare di ogni suo piccolo passaggio a vuoto, specie se avvengono in tornei dello Slam. Così non è stato per Vika.
LA PARTITA. Il primo parziale praticamente non si gioca: Azarenka fatica ad entrare nel match ed a trovare il ritmo giusto. Risultato: piovono errori gratuiti da ogni dove, Radwanska ringrazia e chiude dopo soli sette giochi il set.
Nel secondo ci si aspetta la reazione di Vika ed, invece, nel primo gioco del set arrivano ancora unforced e ancora palle break, tre per la precisione, stavolta però la bielorussa le annulla e si porta finalmente avanti nel punteggio. Nel game seguente è lei ad avere tre chance per staccare la polacca, ma quest’ultima è brava a salvarsi e tenere il suo servizio. Non è la stessa Azarenka del primo set, trova ritmo e pare più centrata, la sensazione ora è che la numero due del mondo possa ribaltare l’inerzia da un momento all’altro, ma a sorpresa è ancora lei a cedere per prima il servizio sul 2-2. La reazione stavolta è rabbiosa di Vika e, tra una seduta e l’altra al campio di campo, arrivano otto punti di fila e torna avanti 4-3. Sul 6-5 sempre in suo favore Azarenka si ricorda finalmente di essere una delle migliori ribattitrici sul circuito e, più che altro, che dall’altra parte della rete c’è una seconda di servizio che viaggia costantemente sotto i 120 kmh (spesso non si va nemmeno in tripla cifra addirittura). La bielorussa piazza quattro risposte alla sua altezza e chiude 7-5 il secondo parziale.
I colpi di scena in questo torneo sono in ogni dove e la seconda semifinale femminile non è da meno: mentre tutti sanno che ormai il peggio è passato per la defendig champion e si inizia ad intravedere la luce in fondo al tunner, ecco che questa inizia la frazione decisiva perdendo un servizio dopo aver avuto quattro palle dell’1-0. Qui, però, più che demerito di Azarenka, c’è molto di Radwanska che sale in cattedra e mette in campo tutto il suo repertorio di manualità e pura genialità. Dopo il concitato game d’apertura, è nuovamente black out in casa Azarenka: la ragazza di Minsk non ne fa più una giusta e sprofonda 0-5 in un amen. Aga non si fa pregare e chiude agevolmente con un umiliante 6-0 il terzo set e vola, strameritatamente, in semifinale.
La polacca non batteva la sua più acerrima rivale dal torneo di Tokyo nel 2011, dopodiché erano arrivate ben sette sconfitte e, nel frattempo, si era compromesso il loro rapporto di amicizia/stima per una più o meno vera sceneggiata (con conseguente vittoria) da parte di Azarenka. La vittoria della ragazza di Cracovia è una di quelle vittorie che fa bene: una ragazza non dotata di alcun mezzo fisico straripante riesce a far partita pari e, in questo caso, addirittura vincere contro una come Azarenka, decisamente più potente fisicamente di lei ed una cilindrata superiore. Le armi di cui dispone la “maga Aga” sono quelle del tocco di palla e dell’intelligenza tattica, campi nei quali si può affermare senza dubbio alcuno che nessuna sul circuito le è superiore.
Tornando, infine, alla bielorussa quella odierna è una sconfitta che non doveva accadere specialmente nella sua dinamica. Una giocatrice del suo livello non può scendere in campo con mezz’ora di ritardo e, soprattutto, non può sparire completamente dal campo dopo un game complesso finito per perdere.
Azarenka si unisce al club dei “favoriti perdenti” che vede già al suo interno Serena Williams e Nole Djokovic. C’è una sorta di maledizione, pare, su questo torneo che vede perdente chi diventa favorito per quanto riguarda la vittoria finale. Il torneo diventa sempre più integrante così, ma chissà che ne pensa Nadal…
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