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Quiet Please! Il peggio del tennis 2013

 

Di ROSSANA CAPOBIANCO – Ormai la stagione è finita e si tirano le somme: bilanci, classifiche, ricordi, racconti. C’è tempo per il meglio di una stagione lunga e faticosa che si appresta a lasciare spazio presto ad un’altra che gli appassionati aspettano con la bava alla bocca: ma cosa ci ha lasciato di peggio il tennis in questo 2013? Scopriamolo subito!

 

Le classifiche non sono poi così belle: non ammettono sfumature, punti di vista, limitano le interpretazioni. Classificano, appunto. Spesso sono necessarie, d’accordo, ma neanche troppo quando devi raccontare di qualcosa. E oggi si racconta del peggio. Il peggio visto su un campo da tennis nel 2013 e intorno ad esso: il peggio che i due circuiti abbiano regalato ad appassionati ed addetti ai lavori consapevolmente o meno, attraverso protagonisti, organizzatori e brutte pagine che vorremmo non rivivere. Lo facciamo senza classificare:

I CASI DI DOPING


Cominciamo dal vero peggio, da quello serio, così non ci pensiamo più: sia Troicki che Cilic sono stati due casi, nella sostanza, ridicoli. Il primo si è rifiutato di fare un test del sangue chiedendo di poterlo fare il giorno dopo a causa di una condizione fisica non ottimale, ricevendo il “sì” del medico presente. Squalifica esagerata, poi ridotta di sei mesi. Bella figura di Troicki, che in ogni caso, a meno di stare morendo di stenti, non dovrebbe mai chiedere di posticipare un test antidoping essendo un professionista, del medico che dimostra di non conoscere le regole e dell’ITF, responsabile del programma antidoping nel tennis, che infligge una pena probabilmente spropositata. Il caso Cilic è pure peggio: reo, secondo quanto riportato, di avere consumato una barretta di glucosio acquistata dalla mamma in una farmacia, viene beccato con dei valori appena al di là della norma, non viene reso noto; nel frattempo, da quello che si ricostruisce dopo, a Wimbledon si ritira durante una partita: tutti credevano ad un piccolo infortunio, tutti a dare la colpa, come è stato per altri, al nuovo giardiniere di Wimbledon. Un mesetto dopo, il suo ex allenatore Bob brett parla ai media croati spiegando tutto, ed è così che l’intero mondo del tennis viene a sapere la verità: Cilic in pratica non è un vero dopato, ma ATP ed ITF non hanno potuto comunicare nulla riguardo al caso perché un processo era in corso (dal comunicato rilasciato in seguito); Cilic però ha continuato a frequentare il circuito e tutti hanno avvertito poca chiarezza a riguardo. Naturalmente si ripensa al caso Agassi e la metanfetamina, e la fiducia inizia a venire meno.

 

LO SMASHONZO DI DJOKOVIC


Dai su, alzi la mano chi non ci ha pensato: è stata la scena più fail di tutto il 2013. Numero uno del mondo, vicino a cogliere l’impresa delle imprese, a un punto dalla conferma del break nell’ultimo e decisivo set dopo una battaglia clamorosa contro il Re della terra e vincitore di settordici Roland Garros e che fa? Va per smashare, insicuro come suo solito in questo fondamentale (ma non era nemmeno un vero smash, piuttosto una volée alta) e dopo averlo messo a segno, prima che la palla tocchi per la seconda volta terra, si spalma sopra la rete, per la gioia di Nadal e del suo ditino pronto a segnalare all’arbitro questa irregolarità, come se non si fosse accorto il mondo intero. Chiunque abbia visto qualche partita di tennis sa che quel momento è decisivo e che Rafa non si farà scappare l’occasione per ribaltare il risultato e vincere quella semifinale che vorrebbe dire assicurarsi l’ottavo titolo a Parigi. Diventa subito preda di prese in giro come questa. Djokovic farà una stagione delle sue, chiudendo con una striscia di vittorie aperte da campione qual è: ma quello smash grida ancora vendetta… 


IL MERCOLEDì NERO DI WIMBLEDON


Tutti abbiamo avuto l’impressione di trovarci di fronte ad una vecchia gloriosa puntata di Mai Dire Gol: come Steven Bradbury che vince le Olimpiadi grazie al caso e alla fortuna. Ogni 15 minuti aggiornamenti e notizie da tutti i campi di ritiri, cadute sull’erba scivolosa, infortuni, sconfitte imprevedibili: otto in tutto in una giornata. Tra questi Federer, Sharapova, Azarenka (due giorni prima anche Nadal). Giornate come il primo mercoledì di Wimbledon 2013 nel tennis moderno non accadono praticamente mai: e se è vero che in qualche modo è stato divertente, dobbiamo convenire che c’è stato del ridicolo.

 

L’ATTACCAMENTO AL MATCH DI FABIO FOGNINI


Occhio, italianisti e patriottisti, permalosi e pronti a puntare il dito che manco Nadal: Fabio Fognini ha disputato una stagione bellissima, di crescita, ha raggiunto il suo best ranking ed è stato in assoluto il migliore azzurro. Detto questo e cogliendo l’occasione di fargli i complimenti per questo 2013, dobbiamo anche segnalare due episodi che si collocano esattamente a metà tra sconcerto e divertimento: il match contro Stepanek a Cincinnati, con l’ultimo incredibile game di Fabio che concede il match all’avversario senza giocare, con doppi falli, fallo di piede, discussioni con l’arbitro, warning e quello a San Pietroburgo contro Przysiezny nel quale si ritira dopo una discussione con l’arbitro di sedia a due punti dalla fine del match. Crazy Fabio, non ci lasciare mai.

WOZNIACKI E FEDERER, CHE MISE! 

Intanto entrambi hanno vissuto una delle peggiori stagioni della loro carriera: se può esserci un dubbio riguardo a Caroline, sicuramente non per Roger. Causa mal di schiena, sfiducia, mancanza di preparazione e scelte sbagliate ha dato il peggio di sé dall’anno 2000. Ma non hanno scherzato neanche due delle loro “divise”. Per Federer il pigiama zebrato che non era nemmeno previsto e che ha voluto mettere per tre tornei di fila comprese le Finals. Per la Wozniacki qualcosa di anche peggio: un vestito celeste e nero con buchi ai fianchi e la sagoma di mutande davanti. Si spera che entrambi gli stilisti si siano divertiti, quantomeno. 

IL MASTER DI LONDRA


A parte Wawrinka, chi ha giocato bene a tennis nelle tanto attese ATP Finals di Londra? Sì, ha vinto Djokovic e anche meritatamente: ma ogni partita ha visto un numero di errori di gran lunga superiore a quello dei vincenti. La partita Federer-Gasquet forse è l’emblema di tutto ciò: un facepalm continuo, in un match che quanto a talento, aveva davvero poco da invidiare ad un possibile altro incontro. E poi lo stesso Ferrer, Nadal, anche Berdych. Qualità scadente, colpa di un campo simile alla colla e a delle palline sgonfie che hanno infastidito alcuni giocatori. E di una programmazione che vede Basilea/Valencia, Bercy e le Finals in tre settimane consecutive. Complimenti ai geni che l’hanno pure pensata.

 

Rossana Capobianco

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Rossana Capobianco

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