di FABRIZIO FIDECARO –
Rafael Nadal, a Buenos Aires per celebrare in un’esibizione il ritiro di David Nalbandian, ha parlato della situazione della Davis, spesso snobbata dai top players, e si è espresso anche sulla situazione dell’Argentina. «Con Del Potro in campo», ha detto il numero uno del mondo, «potrebbe vincere la Coppa».
Appena giunto a Buenos Aires per un’esibizione con Novak Djokovic e David Nalbandian (che celebrerà così il suo addio al circuito professionistico), Rafael Nadal ha parlato, su richiesta dei giornalisti, della situazione attuale della Coppa Davis, spesso snobbata dai top players. «Ora non sarebbe il momento di parlarne, ma è evidente che, se i migliori non la giocano, significa che qualcosa è stato fatto male. Questa competizione può migliorare: se la maggior parte dei giocatori più forti è raramente presente, vuol dire che qualcosa non va nel format. Sta a chi la organizza comprenderne i motivi e analizzare la situazione».
L’attuale numero uno del mondo si è espresso anche sulle chance avute nel recente passato dal team argentino, che, a suo dire, se fosse sceso in campo al gran completo, avrebbe già potuto conquistare la prestigiosa insalatiera. «Penso che forse l’Argentina avrebbe già vinto la Coppa schierando sempre i suoi giocatori migliori. Avevano Juan Martin Del Potro e David Nalbandian, due tennisti dalla grande versatilità, in grado di potersi esprimere bene su tutte le superfici, è un peccato che non abbiano praticamente mai giocato assieme. Si è trattato di un’occasione sciupata».
Ora l’abbandono di Nalbandian e il rifiuto di impegnarsi con la nazionale di Del Potro (che ha già comunicato il suo no per il tie di primo turno del World Group 2014 in programma a Mar del Plata contro l’Italia) hanno ridotto drasticamente il potenziale della squadra sudamericana. «Le generazioni vanno e vengono», ha chiosato Nadal. «Anche ora, comunque, l’Argentina può farcela a vincere la Davis. Dopo il ritiro di David, però, dev’essere Del Potro ad assumere il ruolo di leader del team. Sono sicuro che i suoi compagni lo seguirebbero. Se, però, lui non gioca, le possibilità di vittoria diventano minime».
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