dal nostro inviato a Cagliari, GIANLUCA ATLANTE –
Della serie: considerazioni a margine di una finale di Fed Cup, match Vinci-Panova a parte, assai scontata. Sarebbe opportuno, e partiamo da qui, che determinati rancori vengano, una volte per tutte, messi da parte. Per carità, non siamo quelli che credono nel “volemose bene”, però non capiamo, o almeno non riusciamo a farlo sino in fondo, come mai si sia deciso, nella giornata di ieri, di premiare il cittì azzurro, Corrado Barazzutti e l’ex davisman e campione Junior di Wimbledon, Diego Nargiso, come tra gli italiani con maggiori presenze in Coppa Davis.
Non per il loro passato tennistico, per carità, né tantomeno, soprattutto Barazzutti, per quello che ha dato e sta dando allo sport della racchetta, ma per il contesto così poco adatto… Non sarebbe stato più opportuno farlo a Torino, dove si giocò il match di Coppa Davis con la Croazia? Che cosa c’era che non andava in quella occasione? Si aveva timore che il pubblico inneggiasse ai non premiati Panatta e Bertolucci, o che i due spuntassero d’improvviso a reclamare un premio che certo meritano più di altri? Detto questo, crediamo che, al di là di Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, che con il passare degli anni sono sempre meno ben accetti (loro come Raffaella Reggi, Sandra Cecchini, Laura Garrone e Laura Golarsa), sarebbe stato carino da parte della Federazione, per esempio, indicare all’Itf il nome di Beppe Merlo, ventidue convocazioni in Coppa Davis, che ha 86 anni e che, comunque, rappresenta un pezzo di storia di questo nostro amato sport. Per non parlare di Massimo Di Domenico, che unitamente al compianto Francesco Costantino, diede il via a quello che poi sarebbe stato il fenomeno del tennis femminile in Italia, vera ancora di salvezza di uno sport che è partito da loro e che senza di loro, probabilmente e lo diciamo con cognizione di causa e con numeri alla mano, difficilmente discutibili, oggi potrebbe godere di queste gioie. Morale della favola, la stessa di sempre… La storia non può essere cancellata. La storia è fatta di personaggi più o meno simpatici, più o meno scomodi, ma è quella, è la Storia. Si farebbe, forse, più bella figura a chiudere un occhio e a rendere omaggio a chi ha costruito le fondamenta del palazzo. Massimo Di Domenico, Raffaella Reggi e Sandra Cecchini, sono quel tennis in “gonnella” del quale, antipatie a parte, andare fieri. Adriano Panatta, Paolo Bertolucci e gli altri, una storia che nessuno potrà mai cancellare. Meditare su questo sarebbe, forse, opportuno. Noi lo abbiamo fatto.
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