Da Parigi, VALENTINA CLEMENTE – “Difficile non è sempre negativo, mi piace quando le cose non sono facili. Tuttavia è vero, ho dovuto risalire varie volte la china quest’anno, perché era come se venissi risucchiato via. Mi sento davvero bene adesso, forse per la prima volta da Dubai e questa è una cosa importante. Sono felice di poter giocare in questo modo proprio adesso”.
Non manca di lucidità Roger Federer, anzi le sue dichiarazioni post match sono una sorta di fiume in piena, quasi una liberazione per il traguardo raggiunto, nell’anno più difficile della sua prestigiosa carriera: “Sono contento di aver messo a segno uno degli obiettivi della mia stagione, specie dopo i mesi difficili che ho vissuto. Ci sono tante cose che avrei voluto fare in questa stagione e che non ho potuto. Ora attendo questo evento con grande impazienza”.
Che Roger al Master ci tenesse non era di certo un mistero, ma viste le ‘malelingue’ che lo davano oramai per finito dopo gli Us Open, l’ex numero 1 ha ribadito che nonostante i problemi fisici a cui è andato incontro lui non ha dubitato neanche un momento delle sue possibilità, anche perché l’unica chiave su cui lavorare era quella dell’allenamento.
“Dopo gli Us Open mi son detto che l’unica arma a mia disposizione era la preparazione fisica e mi sono concentrato su questo: ho dato tutto me stesso in questo contesto per andare il più lontano possibile. Ho cercato di focalizzarmi sull’allenamento per poi vederne i risultati, specie dopo Shanghai, e dopo mi son sentito meglio. Londra non è mai un obiettivo facile, ma non avevo altra possibilità se non quella di lottare. Dopo se avessi perso, beh l’avrei accettato; ma questo risultato mi rende ancora più fiero visto l’anno difficile che ho vissuto”.
L’aver vinto un solo titolo in questa stagione ha certamente scalfito la sua immagine d’invincibile sul circuito, forse ancor di più che nelle annate precedenti, ma Roger non sente affatto questa differenza con i suoi colleghi, anzi….
“Non credo che i miei risultati abbiano influenzato il rapporto con gli altri giocatori: quelli che erano miei amici lo sono rimasti, con gli altri continuo ad avere un rapporto cordiale. Sul campo poi mi concentro solo su me stesso, quindi non vedo differenze di sorta. Penso al contrario che i giocatori con una classifica più bassa debbano sempre dare il massimo contro i migliori, devono crederci a prescindere. Spero che questo avvenga più spesso, perché ho l’impressione che accada raramente”.
E sul suo anno difficile ha voluto chiarire ulteriormente: “So perché è stato un anno difficile: non è che abbia perso i miei colpi o che non sappia più muovermi, ma è chiaro che ho avuto problemi a livello fisico. Tuttavia non potevo fermarmi in un angolo e aspettare che passassero: ho preso un rischio e a volte ho giocato tornei che non avrei dovuto fare, mentre altre volte ho iniziato bene per poi finire male. Poco a poco ho perduto fiducia nei miei gesti, ma non ad arrivare a livelli allarmanti, tanto che oggi mi sono qualificato per Londra. Bisogna avere rispetto anche per gli altri giocatori che hanno fatto una stagione eccezionale e che non sono ancora qualificati. Per me la gente non sa che accettare semifinali o finali, ma quest’anno qualche volta non è stato possibile. Tuttavia so di aver dato il massimo e la gente per me può scrivere quello che vuole, il resto non mi tocca”.
“Una qualificazione è sempre una qualificazione – ha poi puntualizzato Federer – un prestigio e fa più piacere quando arriva in un anno complicato come questo. Tuttavia penso che quella che rimarrà sempre nel mio cuore è la prima, quella del 2002, perché è stata un’emozione nuova e legata comunque ad una stagione difficile. Quell’esperienza mi ha dato tantissima forza per il proseguimento della mia carriera ed ancora oggi mi regala la voglia di tentare il tutto per tutto anno dopo anno. Io ancora quasi non riesco a crederci a tutto quello che ho fatto: ho sempre giocato da gennaio a novembre, saltando al massimo due mesi, penso sia qualcosa di cui essere orgogliosi”.
@SailV
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