Boris… ma perché?

di DAVIDE BENCINI

Dalle stelle alle stalle e dalle stalle alle… stallissime. Boris Becker: il tramonto di un mito che sembra cadere sempre più in basso.

Diciamoci la verità: ormai ci manca solo che vada a prendere il posto di Mastrota a vendere pentole in televisione, poi il buon Boris le avrà provate tutte. Sono anni ormai che la gente in Germania si chiede cosa stia attraversando l’ultimo vero baluardo del tennis maschile tedesco, viste le voci che continuamente nell’ultimo decennio lo hanno circondato e che lo hanno visto passare spesso, se prima era venuto giù dalle stelle in cui colpiva le palline da tennis, dalle stalle alle stallissime.

Intendiamoci, Boris non è certo il primo mito sportivo che da queste parti vola verso il premio ventennale del “mamma mia come sono caduto in basso!”: basti pensare ai circa 45,3 matrimoni di un Matthäus che appena apre bocca in tv viene preso in giro anche dal vicino di casa perché non sa mettere due parole in fila.

Eppure pensare alla vita al centro dei riflettori di Bum Bum non può non far storcere la bocca, visto che il più delle volte si è avuto a che fare con gossip, scandali, tribunali, crisi, senza dimenticare le sue uscite in telecronaca, non proprio il massimo della vita, in fondo. Infatti se da un lato la sua figura di ragazzino sorprendente sui campi di Wimbledon resterà intatta, perenne simbolo dell’enfant prodige che realizza il suo sogno, ideale di ogni bimbetto che impugna una racchetta per la prima volta, dall’altro le collaborazioni con le tv inglesi e americane infarcite di un accento “trementamente cermaniko” e un’ironia a volte degna a malapena delle barzellette di Pierino, e tutti i 3000 hobby portati avanti e sbandierati al mondo hanno finito per trasformarlo quasi in una figura epica: ma tutt’altro che omerica. Tutt’al più sanchopanzesca…

L’ultima uscita è stata la partecipazione a una trasmissione della tv tedesca RTL intitolata “Becker gegen Pocher”, dove il tennista e il presentatore metteranno in atto un “uomo contro uomo” sfidandosi a giochi improponibili vestiti con costumi e attrezzi a metà fra l’Ape Maya e l’Ispettore Gadget. Acconto a tutto ciò poi la cosa ancora più triste sono le voci che circolano poi di un Boris in perenne crisi di soldi, praticamente costretto ad accettare ingaggi di tal genere per far quadrare un estratto conto gravato di alimenti da un lato e una vita sregolata dall’altra, con flirt e problemi vari che spesso nel suo passato sono venuti fuori.

Sia chiaro che ognuno è liberissimo di curare la propria immagine come meglio crede, ci mancherebbe altro. Ma quando sei Boris Becker, vero e proprio tesoro nazionale (specie oggi che in Germania senti domandare in metropolitana capitando in tema “la Graf chi???”), finisci inevitabilmente per fare tenerezza se per sbarcare il lunario sei costretto a fare il giullare al “mai dire Banzai” tedesco. Inutile dire che poi quando impugni un microfono per descrivere la volee difensiva a due mani di rovescio di Djokovic, nemmeno tuo figlio ti prende sul serio…

Il cammino è partito da lontano, passando da matrimoni sfasciati al poker, sua grande passione e suo grande vizio, senza dimenticare l’altra grande botta di sponsor ottenuta con la sfida a mo’ di bulletto di periferia contro Kasparov (ovviamente finita con solenne asfaltata), tanto per far vedere al mondo la sua passione per gli scacchi. E tanto per non farsi mancare nulla lo scandalo del fisco e la crisi che ne seguì, che non fece che metterlo ancor più in difficoltà economiche, per finire poi con le tristi partecipazioni a reality danzerini di dubbio risultato.

A leggerla tutta, la storia di Boris sembra quella dell’eroe decaduto che tenta in tutti i modi di decadere sempre di più, invece che risparmiarsi le scene e cercare un modo “normale” per arrivare a fine mese, quasi incastrato perennemente sotto quei riflettori che quando giocava a tennis vedeva solo a partire da Settembre in poi, illuminando talvolta di luce propria con il suo serve & volley.

Molti hanno paragonato la sua vita fatta di scandali e difficoltà economiche a quella di Borg, altro campione del passato caduto quasi in rovina. Ma Borg invece di partecipare a tutte le trasmissioni e reality possibili vestito come Eta Beta a Carnevale sotto acido e fare il figo a poker magari con una coppia di 2, ha preferito vendersi i trofei e per lo meno può entrare a Wimbledon osannato ancora oggi come fosse Dio sceso tra noi mortali, invece che venire spernacchiato da colui che lo ha battuto la notte prima a Zinga Poker con una doppia coppia coi jack.

La domanda sacrosanta sarà sempre la solita, in casi come il suo, come quello di Ronaldo, o del povero indimenticato Best, tanto per citarne altri: perché mai alcuni idoli devono cadere così in basso?

La Bild qualche giorno fa sentenziava senza pietà “Perché Boris si fa tutto questo?”. Non è l’unica…

 

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