New York – Dirle grazie, è il minimo. Per quello che è stato e per quello, lo diciamo con un pizzico di amarezza, che poteva essere. Rivisitando i primi nove giochi della sua prima semifinale Slam, il sogno, siamo sinceri, lo abbiamo continuato a cullare, nascondendo dentro di noi quel sano ottimismo che traspariva dalla sua voglia di fare match pari, ancora una volta, dalle parti del Queen’s, contro una grande del momento. Ecco perchè dirle grazie, è il minimo.
Perchè rimettersi in gioco, un anno dopo un infortunio che avrebbe potuto cancellare di colpo tutto quello che di buono era stato fatto, non era semplice. Flavia Pennetta, però, è stata capace di questo ed altro. Di mettere in fila giocatrici di livello, di vincere due derby contro Errani e Vinci, di far capire, prima a se stessa, e poi forse agli altri, che a 31 anni, questo mondo, il suo mondo, può ancora regalarle tante gioie e farla sentire importante. Ed oggi, sull’Arthur Ashe, all’ora del lunch in Terra “Stelle e Strisce”, la brindisina si è sentita importante. Ha rincorso ed appaiato “Vika” Azarenka, la numero due del mondo e del tabellone. L’ha messa lì e costretta a giocarsela, palla dopo palla, questa partita di semifinale. Senza concederle nulla. Lasciando e riprendendo, andando addirittura ad una palla da un vantaggio importante, il 5-4, che ha poi finito, al quinto setpoint, per lanciare verso la vittoria la bielorussa. Tutto vero e molto bello. Vedere la Pennetta, ancora grande, ancora luminosa, ancora competitiva e vincente nel suo tennis lineare e genuino. Sino alla palla del 5-4 che, chissà, avrebbe potuto cambiare corso ad una partita che, di lì a poco, avrebbe invece preso la strada della più forte, della numero due del mondo, di chi, però, ha toccato con mano la seconda vita tennistica, e che vita verrebbe da dire, della brindisina. Bella fuori e dentro il rettangolo di gioco. Sorridente e serena, nonostante la sconfitta, ma a testa alta e di nuovo competitiva a grandissimi livelli. Flavia Pennetta è uscita sconfitta, ma lei aveva vinto prim’ancora di scendere in campo. Dimostrando che ai suoi livelli, nonostante il naso lungo di Pinocchio mostrato a Wimbledon, può ancora giocare, eccome se può farlo. Lo ha dimostrato anche oggi, non mollando mai la presa, restando il più possibile incollata alla sua avversaria, annullandole con forza e disperazione quattro set point nel primo set, provando a rincorrela sotto 1-4 nel secondo, trovando modo e tempo per crederci ancora, prima di lasciarsi andare ad un saluto affettuoso. Quello ad una New York che ce l’ha restituita più forte di prima. Ecco perchè il 6/4 6/2 finale di questa sera, fa meno male di altri. Ecco perchè, alla nostra Flavia Pennetta, dobbiamo soltanto dire grazie.
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