NEW YORK. E’ stata una vittoria sofferta, diversa rispetto allo scorso anno ma che poteva ancora una volta sfuggirle dalle mani al termine di un secondo set gettato alle ortiche. Ed invece Serena Williams si conferma campionessa a New York, evento mai riuscitole fino a questo momento, conquistando il suo quinto US Open e vendicando inoltre la sconfitta subita poco meno di un mese fa a Cincinnati.
La finale del 2012 ha vissuto i suoi momenti palpitanti nelle fasi cruciali del terzo set. Quest oggi invece la prima chiave di volta è stata tra il decimo e l’undicesimo gioco del primo set, in un parziale caratterizzato da un vento da regata di Coppa America, peccato che la competizione si tenga dall’altra parte degli Stati Uniti, nella baia di San Francisco. Entrambe all’inizio hanno avuto diversi problemi nel controllo dei propri colpi, ma col passare dei minuti Azarenka sembrava essersi adatta meglio della sua avversaria, che ancora non riusciva a trovare le giuste misure del campo.
Serena era scattata a mille, con un break immediato a favore ed una tattica da ‘fuori tutto e subito’. Poi il vento l’ha innervosita e le faceva continuamente perdere il timing sulla palla. Sono arrivati gli errori, tanti nei primi game dell’incontro, ed Azarenka era in grado di mantenersi in vantaggio ed arrivare nell’invidiabile situazione di rispondere sul 5-4. Quel turno di battuta ha dato la scossa a Serena, che è stata costretta a lottare per oltre dieci minuti prima di mantenere la battuta. Non ci furono set point annullati, ma la fatica impiegata è stata gettata fuori con un urlaccio al termine del game e da lì in avanti è partita la sua vera partita. Nel turno di servizio seguente è stata aggressiva anche sulla seconda di servizio della bielorussa e dal 40-15 ha strappato per la seconda volta il servizio all’avversaria. Il primo set point è stato quello buono e dopo poco meno di un’ora era avanti 7-5.
Il secondo set è stato un concentrato di capovolgimenti e momenti sorprendenti. Sull’onda lunga del primo set vinto in volata, Serena è scappata avanti 4-1 e servizio. Azarenka, nervosissima, sembrava aver smarrito i colpi e la fiducia. L’ultimo break concesso era arrivato dopo un game con tre doppi falli mentre sul 3-1 ha sprecato una situazione di 15-40. Facendo appello alla sua tenacia ha piano piano risalito la china. Un primo break è stato recuperato subito, mentre il secondo è arrivato sul 5-4 con Serena che ha servito una prima volta per il match. La tensione però era palpabile ed il forte vento complicava ulteriormente le cose, così Azarenka è incappata in un pessimo turno di battuta ed ha nuovamente concesso alla sua avversaria di servire per il titolo. In questa circostanza però è stata la bielorussa a farsi coraggio, prendendo in mano le sorti del game e riequilibrando nuovamente il punteggio. Nel tie-break Serena ha nuovamente iniziato meglio, ma dal 3-1 in suo favore è arrivato un parziale di 5-1 che la spingeva sempre più nel baratro. Annullati due set point, ne è arrivato subito un terzo sul quale non ha potuto far nulla e così, dopo oltre due ore di gioco la finale era incredibilmente riaperta.
Dopo tutto quello che ha sprecato, ci si poteva attendere un crollo psicologico da parte della beniamina del pubblico. Invece nonostante qualche affanno nei primi game è stata lei a piazzare l’allungo. Sul 2-1 Azarenka è inciampata in un brutto game di battuta, con qualche errore per la fretta che ha pagato caro. Il vantaggio di un break ha calmato la sua avversaria, che sul 4-1 ha ottenuto il doppio break. Nessun patema questa volta ed al primo match point il rovescio della sua avversaria è troppo lungo.
7-5 6-7(6) 6-1 il punteggio finale , con un match point fotocopia a quello dello scorso anno, che consacra nuovamente Serena Williams come regina di New York. Per lei si tratta del diciassettesimo titolo dello Slam, mentre per il secondo anno di fila la n.2 del mondo esce sconfitta al termine di una grande partita. Una sconfitta dura, come ammesso poi nell’intervista della cerimonia di premiazione, ma da cui potrà imparare tanto per riuscire ad affermarsi anche sul cemento statunitense. Onore a Serena, dunque, che ha ribadito una volta di più la sua supremazia. Seppur con qualche affanno.
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