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ATP Umago. Fognini, pile scariche: travolto in finale da Robredo

di FABRIZIO FIDECARO

Il terzo titolo ATP in tre settimane non è arrivato. Fabio Fognini si è arreso nettamente a Tommy Robredo nel match clou di Umago, incassando un 60 63 che non lascia spazio alcuno alle recriminazioni. Forse stavamo abituandoci troppo bene: dopo la doppietta in terra tedesca Stoccarda-Amburgo, la nuova finale raggiunta nel Vegeta Croatia Open lasciava sperare in un clamoroso tris. Il 26enne ligure, invece, è giunto – comprensibilmente – in affanno all’appuntamento conclusivo, con le pile scariche, e non è mai riuscito a esprimersi al meglio. Al contrario, il suo avversario, pur reduce da tre duri set ieri sera con Andreas Seppi, appariva fresco e pronto alla lotta.

L’andamento del primo set è stato impietoso. Fognini ha lasciato il vero se stesso negli spogliatoi: quello presentatosi in campo era scarico e frettoloso, e non riusciva mai a liberare i suoi colpi. Era Robredo, fin dal principio solido e concentrato, a comandare gli scambi da fondo, variando anche il ritmo per mettere in difficoltà l’azzurro. Inevitabile il rapido 60 in diciotto minuti (proprio come ieri in Fognini-Monfils, in quel caso per il ligure), con parziale punti da record negativo per Fabio: un iniziale otto a zero, poi quattordici a uno, venti a tre sino al definitivo venticinque a sei per l’iberico. Disarmante il rapporto tra vincenti ed errori gratuiti dei due: per Robredo nove a tre, per Fognini uno a quindici!

Ma nel tennis, si sa, può bastare poco per far girare un incontro, a volte un minimo dettaglio. Non bisogna però lasciarsi scappare il treno giusto. Occorreva un cambio di rotta immediato in avvio di secondo set e l’azzurro ci ha provato. Si è presentato più reattivo, capace di prendere l’iniziativa per aggredire l’avversario e cercare di chiudere in avanzamento. È arrivato subito un break, ma Fognini lo ha restituito nel gioco seguente, dopo aver gettato la racchetta a terra per la frustrazione in seguito a un errore. Di nuovo ha strappato la battuta allo spagnolo nel terzo game, lanciandosi in un urlo liberatorio dopo aver chiuso la volée di diritto che lo riportava avanti nel punteggio.

Fognini ha poi avuto tre chance per involarsi sul 3-1, ma è stato raggiunto e scavalcato sul 2-3. Qui, finalmente, ha tenuto il servizio per la prima e unica volta nel match, agganciando il rivale sul 3 pari, ma palesemente non ne aveva più e gli ultimi tre giochi sono scivolati via lisci e veloci per il 31enne spagnolo, che ha chiuso al primo matchpoint dopo sessantadue minuti complessivi, ottenendo la quarta affermazione in cinque head to head ufficiali. Robredo ha conquistato così il secondo titolo stagionale (dopo Casablanca), 12esimo in carriera (11esimo sul rosso). Davvero un risultato degno di nota per l’ex numero 5 del mondo, che poco più di un anno fa, in seguito a una serie di infortuni, sembrava sull’orlo del ritiro e invece è stato capace, con la forza di volontà, di ricominciare dal basso e risalire imperiosamente la classifica.

Per Fognini è sfumata la chance di vincere il 14esimo match di fila, impresa che avrebbe eguagliato quella di Panatta nel suo magico 1976 (anche se va ricordato che Adriano all’epoca fece suoi Internazionali d’Italia e Roland Garros…). Umago resta dunque stregata per i tennisti italiani, che non sono mai riusciti a trionfare nelle ventiquattro edizioni disputate: quella del sanremese era la quarta finale con un azzurro, dopo Filippo Volandri nel 2003-04 e Potito Starace nel 2010, ma, proprio come le precedenti, si è risolta in una sconfitta. Una sconfitta certo dolorosa, ma in fondo comprensibile, che non cancella in nessun modo quanto fatto di buono – anzi, di ottimo – nelle ultime settimane. E ora, prima di ripartire dal cemento nordamericano, un po’ di meritato riposo.

Fabrizio Fidecaro

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