Da Parigi Daniele Azzolini
Come si battono gli imbattibili è la domanda giusta per Adriano Panatta e Magnus Norman.
Il primo, perché l’imbattibile Borg lo superò davvero, due volte su questa terra rossa: negli ottavi di quaranta anni fa, era il 1973, e nei quarti del 1976, l’anno della sua vittoria. Magnus, invece, perché più che batterli ha allenato l’ultimo che vi sia riuscito, Robin Soderling, unico vincitore di Rafa Nadal al Roland Garros.
Come si fa, dunque? L’approccio è diverso. Adriano Panatta ne approfitta per dare una lezione di tattica tennistica, Norman si attiene ai fatti, e non avendo più alle sue dipendenze un colpitore (dritto e servizio) della violenza di Soderling, bensì un giocatore più costruito come Wawrinka, avversario odierno di Rafa, finisce per pescare assai poche speranze nel cestino dei suoi ricordi.
«C’è un problema di sudditanza psicologica, nei confronti di Rafa», comincia Panatta, «che sarebbe bene i suoi avversari mettessero a fuoco e cercassero di superare. Tutti partono battuti, e tutti sembrano pronti a dimenticare che anche Nadal è umano, e dunque può commettere errori. Anzi, ne commette, e nemmeno pochi».
«Il paragone con Borg non regge», continua, «si tratta non solo di due giocatori di epoche diverse, ma anche profondamente differenti per l’approccio al match e per l’uso dei colpi. Malgrado ciò, essendo due dominatori, non cambia di molto l’atteggiamento tattico e mentale di chi si è proposto o si propone oggi di batterli. Occorre percorrere la strada più impervia, e andare a sfidarli proprio sul loro terreno preferito. Bisogna cioè incidere nelle loro certezze fino a creare qualche crepa. Con Borg mi riusciva abbastanza naturale frantumargli il gioco e spezzargli il ritmo, che era la qualità suprema del suo tennis. Rallentavo e smorzavo, attaccavo, lo sorprendevo. Il piano tattico era questo… Vuoi uccidermi strangolandomi? E io ti costringo a non trovare mai la presa giusta, fino a farti impazzire. Nadal ovviamente offre altre problematiche, ma non capisco perché nessuno lo vada a sfidare proprio sul dritto, cioè sul suo colpo migliore. È lì che, con intelligenza, occorre incidere, con il cross, con i colpi a uscire, per creare dei varchi dalla parte meno completa del suo tennis, che è quella del rovescio. Non serve la forza, e nemmeno la resistenza. Su quelle, Nadal non si batte. Serve l’accuratezza dei colpi, che devono metterlo in condizione di giocare in affanno il rovescio. Dritto a uscire, angolo stretto, e poi con forza sul rovescio a campo libero, magari avanzando… Per costringerlo a tirarlo in corsa. Qualche volta riuscirà a passare. Però non sempre. E allora potrebbe cominciare ad avere dei dubbi e a sentire il peso della partita».
Sembra facile, ma non lo è. Panattone lo sa, fa spallucce come a dire… Avete di meglio da proporre? «Senza dimenticare il servizio, che deve essere potente e possibilmente da subito angolato. Questo è l’altro requisito indispensabile. Inutile andare a fare a botte con Nadal senza il servizio. Alla prima occasione lui ti stende».
Forse pensa lo stesso Norman, ma si limita a dire che battere Rafa oggi, su questa terra, è quasi impossibile. «Anche Soderling, per riuscire a superarlo, sfruttò il periodo meno brillante di Rafa. E lui, Robin, era al top. Sennò non credo che ce l’avrebbe fatta». Di sicuro non ce l’ha fatta Wawrinka. Era al nono tentativo. Ha colto la nona sconfitta.
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