di FABRIZIO FIDECARO
Giornata particolare agli Internazionali BNL d’Italia, quella del mercoledì, tradizionalmente la più affollata in assoluto, visti i tanti match in programma su ogni campo. L’affluenza del pubblico, in effetti, non delude le aspettative: è nuovo record, con 18.918 paganti nel solo pomeriggio. A complicare le cose per l’organizzazione, però, ci si mettono gli incontri in scena sul centrale: due set tra Janowicz e Tsonga, altri due tra Granollers e Murray (con il ritiro dello scozzese alla vigilia del terzo) e ancora due, assai brevi (62 62), tra Sharapova e Muguruza. Così, già prima delle cinque e mezza il campo principale non ospita più alcun incontro (fino alle 19,30, orario d’inizio della sessione serale) e gli spettatori si riversano sui viali del Foro Italico in cerca di altre emozioni.
E qui, purtroppo, casca l’asino. Sul campo 1 si stanno disputando le fasi conclusive del doppio tra Lorenzi/Starace e Baghdatis/Del Potro, poi brillantemente vinto al Match Tie-Break dalla coppia azzurra, e a seguire giocheranno Errani/Vinci. Accanto, sul 2, sono da poco entrate Francesca Schiavone e Samantha Stosur, opposte a Bethanie Mattek-Sands e Sania Mirza: a seguire il match si intravede anche Corrado Barazzutti. Sul 4 ci sono, in singolare, Sloane Stephens e Kiki Bertens; sul 6 un doppio maschile, mentre sul 3 e sul 5, evidentemente, sta allenandosi qualche big che non è possibile scorgere.
Insomma, una folla oceanica, nei due sensi di marcia, riempie del tutto l’angusto vialetto laterale. In certi momenti non è possibile andare né avanti né indietro, circondati da giovani, anziani, bambini, tutti attaccati, alla stessa maniera che in metropolitana all’ora di punta. Come sempre accade, qualcuno si innervosisce e volano male parole tra sconosciuti, colpevoli, agli occhi gli uni degli altri, di rallentare il deflusso. Certi hanno un inizio di crisi di panico, c’è chi cerca di fare il furbo sgomitando qua e là e chi tiene la mano fissa sul portafogli, onde evitare ulteriori spiacevoli sorprese. La maggior parte delle persone attende con rassegnazione che accada il miracolo di ritrovarsi presto fuori da quell’incubo.
Alla fine, dopo minuti interminabili, ecco lo sbocco. Un’apertura in direzione della Supertennis Arena. Finalmente. Siamo salvi. Un sospiro di sollievo, uno sguardo di ringraziamento al cielo, e via, con in testa il fermo proposito di non avventurarsi mai più in un simile girone infernale. Caro (under)ground, te lo dico a malincuore: quando sul centrale, di mercoledì, non si sta giocando, temo proprio che difficilmente mi rivedrai.
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